Roma, 8 ottobre 2010 – Potrebbe essere persino pleonastico replicare a chi volesse chiedere le ragioni del mio voto di piena fiducia al Governo Berlusconi. Intendo però farlo.
Come è noto, appena due anni e mezzo or sono, quale candidato del Popolo della Libertà ottenni un largo consenso da parte dei tanti italiani del Nord e Centro America alla ricerca di una voce che li rappresentasse -voce che non avevano avuto per tanto, troppo tempo.
In questi primi 30 mesi abbiamo prioritariamente dovuto fronteggiare l’impatto della crisi che ha colpito le principali economie del pianeta: gli organismi internazionali danno atto al Governo italiano di aver tenuto i conti sotto controllo, senza che peraltro si siano registrate ricadute drammatiche a livello occupazionale, viceversa avvenute altrove, non solo in Europa.
Non parlerò qui della risoluzione al problema dei rifiuti a Napoli –che aveva logorato la nostra immagine all’estero- né dei massicci interventi per l’Abruzzo, grazie a cui tutti i terremotati hanno già un tetto. Qui intendo parlare di cosa è stato fatto per i connazionali che vivono fuori dall’Italia.
Per costoro, pur in una contingenza mondiale così complessa, come eletti all’estero abbiamo vinto alcune battaglie cruciali. Mi limito a elencare tre fatti significativi.
1. Razionalizzazione e informatizzazione della rete consolare: pure in Nord America tale piano procede senza quei sacrifici che pure, all’inizio, furono adombrati sulla scorta del progetto abbozzato ai tempi del Governo Prodi. La nostra ferma posizione in merito ha consentito non solo di mantenere aperti gli sportelli di Philadelphia e Detroit, di cui era già stata annunciata la chiusura, ma anche di salvarne altri dalla scure che, se fosse precipitata, sarebbe andata a totale detrimento delle attività e delle necessità di buona parte degli italiani del Nord America.
2. Contributi all’editoria all’estero: in seno alla mia stessa maggioranza, mi sono battuto sia in Commissione che in Aula al fine di ridurre gli effetti dei drastici tagli fissati a suo tempo, provvedimento su cui peraltro io non espressi voto favorevole. In vista della nuova Legge Finanziaria prometto battaglia per favorire un miglioramento della situazione.
3. Espansione dell’industria italiana in America: abbiamo lavorato in campo politico, economico e associativo affinché Eni, Fiat, Finmeccanica e Impregilo –solo per citare alcune delle più grandi realtà produttive italiane- trovassero anche all’estero e, segnatamente, nel continente americano, quelle condizioni e quegli spazi che, in passato, furono loro incontrovertibilmente sempre preclusi: si tratta non solo dell’apertura di nuovi importanti mercati, ma pure della creazione di migliaia di posti di lavoro.
Il miglior servizio che si può davvero fare a vantaggio di un italiano all’estero consiste nel mettere il Governo in condizione di portare avanti la propria azione riformatrice: è ciò che ho fatto votando anche mercoledì scorso la fiducia a Berlusconi. Ed è quel che intendo continuare a fare.
Solo grazie a uno stabile potere esecutivo i nostri connazionali all’estero manterranno una capacità di interlocuzione volta a risolvere finalmente i problemi, senza più trascurarli o, addirittura, rimuoverli come troppo spesso è accaduto in passato.