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Attacchi di panico, paura continua, auto-isolamento sono solo alcuni dei sintomi dei quali soffrono i bambini siriani da quasi dieci anni costretti a spostarsi a causa delle violenze
In Siria, dopo quasi un decennio, lo sradicamento dalle proprie case a causa del conflitto sta facendo pagare alla salute mentale dei bambini un prezzo enorme. Spesso sono spaventati, subiscono discriminazioni e hanno paura di tornare a nelle proprie abitazioni. È l’allarme lanciato oggi da Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro, che pubblica un report realizzato grazie alle interviste sottoposte a 170 bambini siriani.
In Siria, i traumi subiti si ripercuotono sui bambini anche per quanto riguarda l’idea di tornare nelle proprie case. Anche quelli che volevano fortemente ritornare, soffrono di ansia e hanno paura alla sola prospettiva di un rientro. I genitori hanno raccontato agli operatori di Save the Children, che questo stress legato al ritorno sta causando ai loro figli “attacchi di panico, paure continue, auto-isolamento ed enuresi notturne”.
Kinan*, che attualmente vive in Giordania, ha paura di tornare in Siria: “Sarò infelice lì. Ho così tanta paura della guerra. Temo che un giorno un missile colpirà il tetto della mia casa e mi cadrà in testa mentre dormo”.
Save the Children sottolinea anche come, l’impatto del conflitto sul benessere emotivo dei bambini sfollati vada ben oltre la grave angoscia iniziale dell’essere costretti a fuggire dalle proprie case distrutte da bombe e proiettili e influenza ogni aspetto della loro vita. Essere costretti ad allontanarsi dalle proprie case ha strappato ai bambini, oltre alla stabilità di un tetto, anche la routine di andare a scuola, di incontrare gli amici e altre figure di sostegno nonché i modelli della routine familiare.
Durante le interviste, i bambini hanno mostrato un’allarmante assenza di mezzi per far fronte allo stress che peggioradi anno in anno man mano che continuano a spostarsi. La loro autostima e la loro resilienza stanno diminuendo e molti bambini non hanno trovato il modo di rasserenarsi o semplicemente di vivere la propria infanzia appieno.
“Sto male a vivere qui”, ha detto la sedicenne Safaa*, una rifugiata siriana nella regione, mentre piangeva “Sento così tanto dolore dentro. Siamo poveri in un paese straniero e mi manca il mio paese”.
Save the Children rimarca anche come molti bambini sfollati siano costretti a crescere troppo in fretta e assumano prematuramente ruoli da adulti per sostenere le proprie famiglie. I genitori si lamentano anche della mancanza di giochi disponibili per i loro figli.
Dara* di 10 anni vende giocattoli usati davanti alla sua casa distrutta per sostenere suo padre la cui disabilità gli impedisce di lavorare. “Vorrei poter giocare con uno di questi giocattoli, ma non posso. Li vendo in modo che possiamo vivere con quei soldi” ha raccontato la bambina.
I bambini rifugiati fuori dalla Siria hanno denunciato continue discriminazioni, che non li fanno sentire sicuri fuori dalle proprie case. Il dodicenne Fadi* è fuggito da Aleppo con la sua famiglia e ora vive nel paese vicino. “Soffriamo un gravissimo razzismo nei quartieri e nelle scuole. È umiliante, mi dà l’impressione che rischiare la morte in Siria sarebbe più facile per noi invece che rimanere in questo posto” ha detto durante l’intervista.
Molti bambini ora percepiscono il futuro come fonte di stress e paura. “Penso all’esercito. Potrei andare a combattere in una battaglia? So cosa sto facendo? Ucciderai tuo cugino, un essere umano. Perché devo farlo?” dice Sari*, che attualmente vive in Giordania.
Nonostante l’enorme necessità di sostegno, il conflitto in corso ha paralizzato il sistema sanitario, compresi i servizi per il sostegno alla salute mentale. Save the Children stima che vi sia un solo psichiatra ogni 250mila persone, ben al di sotto della media globale. Anche il supporto psicosociale è a livelli critici e i servizi di protezione delle comunità, compresa la gestione dei casi e i luoghi sicuri in cui i bambini possono crescere e socializzare, sono al limite massimo.
“I bambini sfollati hanno perso così tanto nel corso del conflitto: le loro case, i loro amici, le loro famiglie e la loro infanzia. È inaccettabile che ora guardino al futuro con paura, piuttosto che con speranza”, ha affermato Sonia Khush, Direttrice in Siria per Save the Children.
“I bambini siriani meritano di meglio. La Conferenza di Bruxelles che si terrà nei prossimi giorni è un’opportunità concreta per garantire che le esigenze di protezione a lungo termine della salute mentale dei bambini siano rese prioritarie e adeguatamente finanziate. Insieme possiamo garantire che i bambini abbiano l’aiuto di cui hanno bisogno per sentirsi al sicuro e guardare avanti con fiducia” ha aggiunto Sonia Khush.
Save the Children chiede ai governi, e in particolare a quello Italiano, di utilizzare la IV Conferenza sulla Siria a Bruxelles, per garantire che la salute mentale dei bambini sfollati sia prioritaria e inclusa come parte integrante di ogni tentativo di ottenere soluzioni durature per le popolazioni sfollate della Siria.
* I nomi sono stati modificati per proteggere l’identità degli intervistati