Mons. Kukah, vescovo di Sokoto (Nigeria), ad ACS: per comprendere le radici del conflitto è necessario considerare l’odio e la discriminazione religiosi
Di seguito un comunicato stampa della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre – Italia. La foto a corredo del testo è scaricabile cliccando qui.
Per qualsiasi informazione e comunicazione riguardante Aiuto alla Chiesa che Soffre è possibile contattare il Direttore Alessandro Monteduro ai seguenti recapiti: email am@acs-italia.org – mobile: 3346911193.***
Mons. Matthew Kukah, vescovo di Sokoto (Nigeria), in un colloquio con Aiuto alla Chiesa che Soffre afferma che il debole e corrotto governo nigeriano è responsabile della degenerazione del conflitto in atto e che la comunità internazionale deve contribuire al ripristino dell’ordine pubblico nel Paese. Nelle ultime settimane si è verificato un incremento degli attacchi nel nord-ovest della nazione, anche nel distretto di Sabon Birni appartenente alla provincia di Sokoto, capoluogo dell’omonimo stato della federazione nigeriana: più di 70 persone sono state massacrate.
«Il nostro governo è completamente sopraffatto. La situazione sta peggiorando e il numero dei morti è enorme. Per quanto riguarda la comunità internazionale, c’è molta ipocrisia e poca volontà. Chiaramente, se ci sarà volontà politica tutto questo avrà fine», prosegue mons. Kukah. Secondo il vescovo di Sokoto la comunità internazionale può giocare un ruolo determinante nel bloccare la fornitura di armi ai gruppi militanti, aggiungendo che attualmente i servizi di sicurezza nigeriani sono «troppo sotto pressione» per far fronte alla crisi. «Le forze armate affermano che i responsabili delle violenze sono stati eliminati ma non ci sono prove che ciò si sia verificato. Continuano a ripeterci che vengono eliminati nelle foreste. Il governo necessariamente deve condurre la battaglia nelle foreste, ma non è affatto certo che lo stiano facendo».
Il prelato sottolinea che, se il ripristino della legalità ha un’importanza cruciale, per comprendere le radici del conflitto è necessario considerare l’odio e la discriminazione religiosi. Secondo mons. Kukah molti musulmani nigeriani «insistono nel sostenere che non deve esserci distinzione fra stato e religione e ciò ha consentito a Boko Haram e ad altri gruppi il tentativo di imporre la propria influenza sul piano morale». Per il presidente nigeriano Muhammadu Buhari «è molto difficile disporre dell’autorità morale per condannare Boko Haram avendo deciso che i cristiani devono vivere in uno stato i cui così tanti, fra quelli che ricoprono ruoli di potere, sono musulmani. Sono convinto che ciò con cui abbiamo a che fare è una struttura debole e corrotta. Si tratta dell’incapacità di agire dello stato», conclude il prelato.
Le dichiarazioni del vescovo di Kukah giungono in concomitanza con la presentazione del Rapporto “Nigeria: Unfolding Genocide? An Inquiry by the UK All-Party Parliamentary Group for International Freedom of Religion or Belief”, avvenuta il 15 giugno scorso presso la House of Commons britannica. La ricerca esamina le cause del conflitto e la risposta delle autorità nigeriane, fornendo altresì indicazioni in merito ad aiuti umanitari, condivisione delle informazioni, sicurezza e peace-building, istruzione e ruolo della comunità internazionale (il testo del Rapporto è consultabile in https://appgfreedomofreligionorbelief.org/media/200615-Nigeria-Unfolding-Genocide-Report-of-the-APPG-for-FoRB.pdf).
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