La miopia, non ci riferiamo ovviamente a quella descritta dalla letteratura medica, cui in genere può porsi riparo, ma alla mancanza di perspicacia e lungimiranza che, in ogni campo e più o meno ovunque, ha nella millenaria storia umana prodotto e continua a produrre negativi effetti sociali, talora anche esiziali.
Si richiederebbero perspicacia e lungimiranza a quanti si sono affannati a ottenere l’onore e l’onere di reggere le sorti dei popoli, sì da non tenere in conto il “pro” personale e neppure il “pro” dei cives, qualora esso non regga allo sguardo lungimirante. Non è semplice, anzi di grande complessità, anche perché, non essendo la storia passata tenuta in conto, vengono gli errori ripetuti. Bisognerebbe che le menti fossero fornite di lenti validissime ad un’analisi che vada al di là della visione corta: è lo sguardo dell’oltre che, senza farsi utopico, non resti fermo al “particulare” guicciardiniano (anche se di ben altra natura era la “discrezione” del Guicciardini) ma, nella complessità e irrazionalità vieppiù in crescendo nella realtà presente, guardi il bersaglio giusto, non si lasci prendere dalla volontà di deviare il tiro colpendo proprio chi, svolgendo con correttezza il suo officium, è da salvaguardare. E il deviare dei gubernatores, dannoso sempre, può essere frutto di utopia (lo era soprattutto nelle passate ere quando persistevano determinati ideali), di stoltezza, le cui conseguenze sono poi essi stessi a subire, ma pure della volontà dietro calcolo (anch’essa in definitiva stoltezza) di deviare il bersaglio giusto, centralizzando proprio quello che s’impegna a evitare la rovina dello Stato, dei cives. I quali, poi, sono sempre più portati a seguire il donabbondismo, non potendo fidarsi di altro. Donabbondismo, del resto, presente anche nei reggitori di taluni Stati verso coloro che, nel concerto dei rapporti internazionali, sanno mostrare gli artigli: vale l’adagio Se pecora ti fai… E le difficoltà che vengono da sempre addotte non sono giustificazione, essendo anch’esse frutto di miopia.
Donabbondismo e bersagli volutamente deviati, per i quali gli incorrotti figli della nostra Italia, nel loro campo impegnati con forte senso etico, ci hanno rimesso la vita. Quest’anno, nel ventottesimo anniversario della strage di Capaci, medici infermieri e poliziotti, eroi della strage Covid 19, hanno commemorato gli eroi delle stragi dovute a bersagli miopi, scandendo i loro nomi; e Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica Italiana e fratello di una delle vittime dello scorso secolo, nel commemorare la strage di Capaci, ha, tra l’altro, detto: “Falcone e Borsellino sono luci nelle tenebre”.
Luci dalle quali speriamo che si lascino illuminare nel presente tempo coloro che ancora sono presi da miopia. I francesi affermano “Dire et faire sont deux”, e noi meditiamo che alle tronfie espressioni di giustizia e rigore dette a profusione non corrispondono poi i fatti. Ab initio sono infatti solo le res a dover essere prese in considerazione (Ius Romanum docet): purtroppo i fatti dimostrano che i bersagli sono a tutt’oggi miopi.
Antonietta Benagiano