LO SCONCERTO E LA SPERANZA

Nonostante il pieno dell'estate ho ricevuto molti commenti al mio ultimo “PUNTO” sulla crisi del PDL. Molto lo sconcerto per le posizioni di Fini (e soprattutto le dichiarazioni di alcuni suoi portavoce) ma anche mail a sua difesa legate soprattutto alle polemiche giornalistiche “montate” da IL GIORNALE e LIBERO.

Ribadisco che anchÂ’io credo che certe campagne di stampa siano eccessivamente esasperate – e lo sostengo e scrivo da mesi – così come le crisi politiche non devono nascere per polemiche su qualche immobile di incerta origine famigliare, anche se la questione Montecarlo è altra cosa e andrebbe chiarita senza reticenze. Resta il fatto fondamentale come – secondo me – non si possa condividere il concetto che parlamentari eletti nel PDL solo due anni fa e per di più in lista bloccata propongano ora ambigue alleanze con il centro ed addirittura parte della sinistra.

EÂ’ questione di chiarezza e di lealtà: si sono chiesti (ed ottenuti) voti per un governo PDL-LEGA sulla base di un programma che va rispettato e la gente è stufa di vedere cambiare le carte in tavola.

Tre sono le critiche politiche che faccio al gruppo di Fini nel quale ci sono amici pur conosco ed apprezzo da anni e che sono convinto vivano male la situazione, così come non sono certo sereni quelli che – come me – hanno militato prima nel MSI-DN poi in AN e si ritrovano ora nel PDL.

In primo luogo un discorso strategico: Fini ha voluto lo scioglimento anticipato di un partito come Alleanza Nazionale (contro molti consigli!) per fondarne un altro: appena un anno dopo va in direzione opposta, quasi non avesse conosciuto prima Berlusconi in 15 anni di precedente e comune impegno politico? Seconda questione quella settentrionale: la Lega prende voti non per meriti propri ma demeriti nostri nel senso che (forse spinto da “consiglieri” quasi tutti meridionali) Fini sembra non capire che il Nord del paese non ne può più di una struttura statale pesante, lontana, dove chi fa il proprio dovere appare danneggiato rispetto a chi campa con minori sensi di responsabilità. Il federalismo fiscale è una necessità sentita e voluta dalla gente, non rendersene conto è miopia ed errore politico.

In terzo luogo se si fosse voluto condizionare il PDL questo va e andava fatto dallÂ’interno e non con una scissione, ma piuttosto scegliendo temi chiari e “di destra” non proponendo accordi politici innaturali ma dimostrando fermezza sui principi. Certe posizioni di Fini su immigrazione, nazionalità e principi etici non sono condivisi da quasi tutto il centro-destra né sono stati discussi allÂ’interno del PDL. Anche concetti apprezzabili ed innovativi senza una preventiva discussione sostenerli porta solo a sconcerto tra elettori e militanti (anche qui, a tutto vantaggio della Lega).

La speranza è che i cinque punti proposti come programma di governo siano ora votati in parlamento con un voto di fiducia senza “se” e senza “ma” e se il problema – come sempre – sono le questioni giudiziarie di Berlusconi credo che tutti vogliano solo che il premier possa governare senza ricatti, in una sospensiva di processi per il periodo di nomina e che affronti poi tutti i suoi problemi giudiziari – come dovere di ogni cittadino – scaduto dal suo incarico e congelandoli (non cancellandoli) per questo periodo.

Sulla questione morale – infine – siano Berlusconi e tutto il PDL a imporla senza riserve a tutti i livelli perché troppe volte non sono tanto “Magistrati rossi” a sollevare questioni ma atteggiamenti discutibili (o peggio) che non devono trovare spazio nelle nostre fila: un partito serio deve avere proprie autorevoli strutture di garanzia e di autogoverno interno che lo tutelino sulla correttezza di iscritti e dirigenti, senza guardare in faccia a nessuno. EÂ’ troppo pretenderlo? EÂ’ una necessità!

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