Presentate al Senato le proposte del Pd per migliorare la manovra finanziaria. È arrivato senza proroga il momento che il governo abbandoni la sua politica di annunci e di consenso, il Paese deve rimettersi a crescere e c'è bisogno dello sforzo di tutti.
Bersani si è detto molto preoccupato per la situazione incerta che sta vivendo il Paese. “Manca un richiamo forte ad uno sforzo comune in cui chi ha di più deve dare di più, in cui bisogna anche disturbare qualcuno per riformare e tornare a crescere. C'è un'assenza di messaggio al paese, perché questo governo è impostato solo sul consenso e sugli annunci non riesce a dire una parola chiara. E allora la diciamo noi”.
Per il leader del Pd è arrivato il momento in cui se qualcuno ha il coraggio di affermare che il Pd non ha proposte è fuori dalla realtà. “E' un'affermazione conformista e complice di quello che fa il centrodestra. Due anni fa avevamo proposto un piano per le grandi opere e di aiutare i redditi medio bassi per rilanciare l'economia. Oggi il governo propone una manovra da 24 miliardi. Se avessimo fatto come dicevamo noi, ora di questa manovra non c'era bisogno o ne serviva una più leggera”.
C'è il serio rischio che tra pochi mesi il governo sia costretto a nuove correzioni, con conseguenti “botte” per i redditi medio-bassi. “Faccio un pronostico – ha continuato Bersani -. Con le proposte del governo a ottobre rischiamo una nuova manovra perché i conti pubblici saranno a rischio. Non c'è, infatti, una sola misura di sostegno alla crescita. E poi questi governi di centrodestra non riescono mai a contenere la spesa pubblica e peraltro hanno quantificato con una certa generosità il recupero dell'evasione fiscale. Se tra sei mesi si accorgeranno che avevamo ragione noi cosa diranno quelli che ripetono che va tutto bene e che han sempre il turibolo in mano?”.
La critica che il segretario rivolge è anche per una certa stampa, osservatori e forze sociali che non hanno il coraggio di dire che la manovra è sbagliata. “C'è troppo conformismo in giro, anche qui è in gioco il tema democratico, la democrazia, il confronto, aiutano a correggere gli errori mentre questo governo tra i voti di fiducia e il controllo sull'informazione” non lascia spazio a nessuno, dentro e fuori il Parlamento.
“Da un paio d'anni a questa parte – ha continuato Bersani – c'è un atteggiamento troppo acritico da parte di giornali, commentatori, forze sociali, non lo dico perché diano ragione a noi ma per il paese, se nella manovra non ci sono investimenti per la crescita non si può dire che va bene se sei una classe dirigente responsabile devi dire che le cose non vanno senza paura che lo dica anche il Pd, anzi se preferiscono possiamo anche stare zitti, noi non pensiamo di avere i loro voti ma vorremmo che ci fosse più responsabilità verso il Paese”.
Nascondendosi dietro la svolta federalista, la manovra colpisce gli enti locali attribuendone solo oneri e tagli drastici. “La manovra – ha ribadito Bersani – dà la pistola in mano alle Regioni per spararsi l'una con l'altra. Tra l'altro oggi ripartono le tasse all'Aquila, dopo le promesse questi sono i fatti. Il governo è allo sbandamento totale, così non si può andare avanti”.
Il federalismo così come è stato impostato dalla Lega, fatto di tagli agli enti locali sarà una “botta micidiale al sistema dei servizi”. “Ho letto che oggi qualche giornale titolava con parte il federalismo. E quando arriva? La Lega non se la può cavare facendo presiedere a Bossi il consiglio dei ministri, dentro quelle misure sul federalismo non c'è niente”.
La conferenza stampa è stata introdotta dal presidente dei senatori Pd, Anna Finocchiaro e dal senatore Paolo Giaretta relatore di minoranza della manovra finanziaria. Il presidente ha messo in chiaro subito che la posizione del Pd non contro la necessità della manovra “ma sui suoi contenuti. Questa manovra è per certi versi ingiusta, per altri recessiva. E, soprattutto, non guarda alle prospettive per le giovani generazioni”.
Per la Finocchiaro, siamo davanti ad una manovra iniqua che si poggia tutto sui tagli ai Comuni e alle Regioni. C'è il rischio che la manovra possa incidere pure sui servizi alla Sanità. “Milioni di cittadini vedranno compromessi i loro diritti di cittadinanza, diritti essenziali per le persone compromessi per i troppi tagli”.
Per Giaretta, “la manovra è positiva se equa e alla fine il Paese esce migliore. Ma in questa manovra non c'è questo spirito. Anzi è squilibrata socialmente perché chi più possede non pagherà un euro in più”.
A. Dra