di Gianmario Mariniello
Generazione Italia volutamente non è intervenuta sulla nomina di Aldo Brancher a Ministro per l’Attuazione del Federalismo. Non lo abbiamo fatto per rispetto della Costituzione, che prevede la nomina dei ministri con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio. Non siamo intervenuti anche perché non ci appassiona il quarto ministro per il federalismo e anche perché le questioni che poniamo all’interno del Pdl sono politiche e non di poltrone.
Però oggi non potevamo stare in silenzio. Aldo Brancher non sa ancora quali deleghe avrà, in quali uffici verrà ospitato, quante segretarie potrà assumere e quanti soldi avrà in dotazione il suo Ministero. E c’è addirittura la possibilità di un’immediata promozione all’Agricoltura. In tale contesto, il suo primo atto da Ministro della Repubblica, ovvero eccepire il legittimo impedimento in quanto ministro e quindi chiedere il rinvio della prima udienza, in programma sabato prossimo, del processo che lo vede imputato a Milano, pone un problema quanto meno – diciamo così – di natura estetica.
Da sinceri liberali, crediamo che Brancher sia innocente fino alla sentenza di condanna definitiva. È scritto in Costituzione e si tratta di una norma di civiltà giuridica vigente in tutto l’Occidente.
Detto questo, votammo a favore del legittimo impedimento per mettere al riparo l’Esecutivo dalle incursioni della magistratura politicizzata, non certo per favorire il sospetto che quella norma servisse a mettere al riparo dai processi autorevoli esponenti politici, promuovendoli a Ministri della Repubblica Italiana. Insomma, la vicenda Brancher non è stata un bel vedere.
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