Italia dei Valori sta lavorando ad una manovra alternativa a quella di Tremonti, che metta al centro la lotta all’evasione fiscale anche con strumenti di controllo automatico. E’ ora di finirla con condoni e scudi fiscali che permettono ai soliti noti di farla sempre franca.
Uno dei perni della nostra proposta sarà un nuovo redditometro che avrà tuttavia efficacia immediata per la riscossione delle imposte o maggiori imposte che emergeranno dalla sua applicazione.
L’attuale redditometro aveva esclusivamente effetto di controllo a posteriori ed essendo applicato parzialmente di fatto ha avuto scarso utilizzo e scarsa efficacia anche perché i vari condoni fiscali che si sono succeduti lo hanno reso pressoché inutile. Ciononostante nel 2009 ha permesso di all'Agenzia delle Entrate di scovare circa 20mila falsi poveri e accertato maggiori imposte per circa 300 milioni di euro.
Anche il governo annuncia un nuovo redditometro, ma sempre con lo scopo di controllo a posteriori.
Il redditometro del futuro non guarderà più al solo possesso di beni o investimenti ma dovrà misurare la reale capacità di spesa del contribuente in relazione al reddito dichiarato al fisco. Dirà addio ai coefficienti e soprattutto dovrà essere uno strumento semplice, alla portata di qualunque contribuente.
A differenza del redditometro attuale, che fa riferimento a pochi elementi significativi di capacità contributiva, alcuni dei quali anche obsoleti: «Il nuovo redditometro dovrà poggiare su una base di elementi da considerare molto più vasta rispetto ai 6/7 attuali. Parliamo di due-tre volte di più, e sarà basata su una metodologia statistico-matematica che cercherà le relazioni esistenti tra questa enorme massa di elementi e la capacità reddituale del soggetto».
Ecco, allora, che il redditometro diventa cruciale per fornire indizi importanti sulla “coerenza” dei redditi personali dichiarati a valle da questi e altri contribuenti, visto che non mira a individuare l'origine delle loro entrate (come fanno invece gli studi di settore), ma piuttosto a pesare i guadagni ufficiali con le “manifestazioni di ricchezza”, che in genere non vengono nascoste.
La norma che ammette l'uso di questo strumento è l'articolo 38, comma 4, del Dpr 600/73, che prevede disposizioni sulle rettifiche delle dichiarazioni delle persone fisiche. Il decreto stabilisce che l'ufficio può, in base a elementi e circostanze di fatto certi, determinare il reddito complessivo del contribuente in relazione al contenuto induttivo di tali elementi e circostanze, quando il reddito complessivo netto accertabile si discosta per almeno un quarto da quello dichiarato.
Secondo la nostra proposta il redditometro determinerebbe una presunzione legale, che comporta l'onere della prova contraria in capo al contribuente, ma che consentirebbe fin da subito l’iscrizione a ruolo e la conseguente riscossione delle maggiori imposte così accertate.
Rispetto agli attuali indicatori (possesso di automobili, immobili, barche, e così via) entreranno nella partita “valori” nuovi, come le scuole private per i figli, le vacanze in località di lusso, la frequentazione di centri benessere e così via, elementi di cui si va arricchendo la banca dati dell’Agenzia delle Entrate.
Vi è poi un grande numero di società che dichiarano redditi negativi o molto bassi. Ebbene in molti casi sono in possesso di beni di lusso come automobili di grande cilindrata, ville, immobili. Vogliamo estendere il redditometro anche a queste società imponendo loro di pagare le stesse tasse richieste alle persone fisiche.
Secondo il recente studio di Contribuenti.it, elaborato su dati provvisori del Ministero delle Finanze che fa riferimento alle dichiarazioni fiscali presentate nel 2009, è emerso che la metà degli italiani dichiara non oltre 15.000 euro annui e circa due terzi non più di 20.000 euro; di contro, solo l’1% che dichiara oltre 100 mila euro e lo 0,2% più di 200mila euro. Nello stesso periodo in Italia, venivano immatricolate 206mila automobili di lusso dal prezzo medio di 103mila euro (comprese 620 Ferrari e 151 Lamborghini). E invece, solo 76mila italiani (lo 0,18% dei 41.066.588 contribuenti) hanno dichiarato al fisco un importo simile!
Ssiamo facendo i necessari calcoli ma siamo convinti che in questo modo riusciremmo a far incamerare immediatamente alle casse dello Stato parecchi miliardi di euro!