Una legge che mi è sempre sembrata molto ipocrita è quella sulla “privacy” visto che mentre ogni giorno si rompono mille volte le scatole ai cittadini per le sciocchezze più strane (quante volte avete firmato in bianco moduli su moduli – dove è scritto chissà cosa – solo perché altri potessero usare i vostri dati anagrafici?) riempiendo migliaia di inutili formulari, ecco che improvvisamente la “privacy” scompare quando giornali e TV possono impunemente dire, stampare, riprodurre su di voi tutto quello che vogliono: telefonate, atti, documenti, magari anche per questioni di cui neppure siete a conoscenza e che non c’entrano nulla con i casi oggetto di indagine. Così rischiate di finire nel tritacarne mediatico anche se voi siete solo un terzo assolutamente estraneo rispetto a situazioni con cui non avete nessun rapporto, ma senza saperlo avete contatto qualcuno che a sua volta – e voi lo ignoravate – per qualche motivo ha parlato con un intercettato. Centinaia di migliaia di intercettazioni (spesso di dubbia utilità) che costano ogni anno decine di milioni di euro e maciullano ogni privacy.
In una nazione dove il cicaleggio, il gossip e le chiacchiere da bar o di condominio sono il sale della vita quotidiana e le maldicenze lo sport nazionale è vero che la libertà di stampa deve permettere di far conoscere al pubblico le più grandi nefandezze di ciascuno, soprattutto se persona pubblica, ma nessuno oggi si sogna di verificarne i riscontri prima della pubblicazione e così c’è gente del tutto innocente che dopo aver visto pubblicati nomi, verbali, intercettazioni, colloqui privati di nessun rilievo penale si ritrova messa ingiustamente alla gogna con “processi virtuali”.
Di qui la necessità di una norma che permetta sì le intercettazioni se sono utili ad una indagine giudiziaria, ma solo per un tempo ragionevole e che le consideri secretate almeno finchè un giudice non abbia rinviato a giudizio un imputato avendo effettivamente riscontrato contro di lui elementi di reato.
La nuova legge dalla prossima settimana all’esame del Parlamento – attaccatissima dalla sinistra – vuole insomma mettere un po’ di ordine nel caos di questi anni. Mi auguro che alla fine prevalga un testo che non deve nascondere la verità giudiziaria né tanto meno bloccare il lavoro dei giudici, ma debba imporre un minimo di cautele almeno finchè un imputato non diventi tale e stralciando comunque dalle pubblicazioni tutto ciò che si riferisca a persone che non abbiano diretto rapporto con le indagini.
Un po’ di equilibrio, insomma, per una questione che va affrontata con un po’ di buon senso e – per una volta – di “privacy” vera, dicendo si alla possibilità di indagini serie (e per farlo servono anche le intercettazioni), ma che poi queste restino coperte dal segreto istruttorio e siano distrutte se non servono alla Giustizia. Per ottenere questo purtroppo si deve poter condannare chi fa il furbo nel diffondere notizie riservate, soprattutto se interne agli uffici giudiziari (tra l’altro: è mai possibile che non si trovi mai nessuno responsabile delle “fughe di notizie”?) , così come chi lo fa si deve assumere le proprie responsabilità nel pubblicarle. La libertà di informazione passa anche nella libertà e con il rispetto delle persone..