Politica: Stiamo aspettando

A braccia conserte aspettiamo

In ogni momento potrebbe aversi una scossa di terremoto politico di dirompente distruzione. Viviamo obiettivamente uno stato d’ansia che avvilisce tutti quelli che sono osservatori della politica di ogni giorno. Cosa succederà con ministri birbantelli? Come reagirà l’opinione pubblica? Il governo? E poi è finita qui o salteranno fuori altri nomi blasonati?
Ma questa crisi che non c’era e che non doveva esserci se non per compromissioni psicologiche, da dove è venuta fuori se non c’era? Abbiamo creduto a questa ipotesi. In fondo la gente non rantolava per le strade e qualche busta della spesa era ancora piena. Abbiamo creduto che questo paese non fosse compromesso dalle speculazioni. Improvvisamente fanno capolino gli speculatori che, peraltro, sono sempre esistiti. Ci ostiniamo a ribadire e a credere che la crisi economica non esiste e non ci procura alcun danno. Ora conviene a noi sapere che non c’è. Perché essere disillusi così spudoratamente? Qui non c’entra la politica della destra o della sinistra (vi ricordate messer Prodi con la sua Lacrime e sangue?), qui si gioca con la psicologia della gente e si manipola la tasca che comunque resta vuota. Siamo nelle stesse condizioni della Grecia? Vogliamo saperlo ora o tacciano per sempre perché il gioco sta diventando veramente pesante.
Tutto è in via di ridiscussione a partire dal litigio tra Fini e Berlusconi, l’unità d’Italia, al patrimonio demaniale, al federalismo, alle secessioni ufficiose, al razzismo eclatante, alla costituzione, ai partiti.
Non crediamo che chi possieda più del necessario sia tranquillo. Anche perché se pochi possiedono tutte le tessere del monopoli, non c’è gusto per nessuno dei giocatori a continuare a giocare.
L’ansia è giustificata proprio da questo silenzio assordante di scompiglio politico che ha scompaginato le fila dei protocolli e degli accordi. Aspettiamo ora, non c’è altro da fare che aspettare.

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