CONSULTE, COMITES, CGIE, VOTO ALL’ESTERO UNA FILIERA DA SALVAGUARDARE

Come ampiamente divulgato dalle agenzie di stampa italiane specializzate nelle problematiche degli italiani all’estero e, purtroppo, come al solito, ignorato dai media nazionali disinteressati al mondo dell’emigrazione italiana, lo scorso 30 aprile si è tenuto a Roma, nell’Aula del Senato a Palazzo Madama, promosso dal Cgie, il secondo incontro delle Rappresentanze dei cittadini europei che vivono in uno Stato diverso da quello di origine. Il primo incontro avvenne nel settembre 2008 a Parigi, ospitato nella sede del Ministero degli Affari Esteri francese. Un evento importante per l’emigrazione europea, quello di Parigi, promosso dall’Associazione dei Francesi all’Estero (AFE), e quindi rilanciato giustamente dal Consiglio Generale degli Italiani all’Estero con questo nuovo incontro al quale hanno partecipato, oltre al Cgie, i rappresentanti di 12 Paesi europei, nonché membri del governo e del parlamento italiani ed anche del parlamento europeo. Dal dibattito sono emerse le tante problematiche che questi cittadini migranti incontrano quotidianamente sia rispetto al Paese di residenza che a quello di origine. Da qui la necessità di avere un’unica voce che li rappresenti a livello europeo, ovvero un Consiglio Generale degli Europei residenti all’Estero o che lavorano all’estero. Richiesta esplicitata ufficialmente, insieme ad altre, nel documento finale approvato dall’assemblea al termine dei lavori per cui è auspicabile che essa trovi il dovuto consenso nel Parlamento Europeo affinché possa costituirsi quanto prima questo Consiglio Generale degli Europei all’Estero.
Ma dai lavori di questo incontro tenutosi a Palazzo Madama è emerso anche che organismi come il Cgie esistono pure in altri Paesi e che dove non vi sono si cerca di costituirli. Come pure è emerso che l’esempio più autorevole di rappresentanza viene dai cugini d’Oltralpe. Infatti i francesi all’estero sono rappresentati non solo dall’AFE, composta da ben 155 membri eletti in 52 distretti (un organismo analogo al Cgie che, peraltro, é composto di 94 membri), ma pure nel Parlamento nazionale con 12 senatori eletti all’estero e, in futuro, potranno eleggere anche 11 deputati. Tutto ciò senza che in Francia qualcuno abbia messo in discussione la funzione di rappresentanza dell’AFE.
Abolire il Cgie?
Al contrario, in Italia, abbiamo un Sottosegretario al Ministero degli Affari Esteri, con delega agli italiani nel mondo, che non manca mai di mettere in discussione l’attuale impianto di rappresentanza degli emigrati italiani, nonché alcuni parlamentari, tra cui incredibilmente pure degli eletti nella Circoscrizione Estero. Con uno di quest’ultimi che, bontà sua, non perde occasione per ricordare la sua proposta di legge per abolire il Cgie non essendo, a suo avviso, una necessità. Per questo deputato si potrebbero, così, risparmiare 3 milioni di euro (una vera e propria fandonia poiché il finanziamento del Cgie è ammontato a 1'798’631 euro nel 2009 e sarà di 1'534'886 euro nel corrente anno) che, a suo dire, potrebbero essere invece investiti nella promozione della lingua e cultura italiana nel mondo.
Abolire il voto all’estero?
Sarebbe facile rispondere a questo deputato, ed a quanti altri la pensano come lui, che gli italiani all’estero stavano certamente meglio quando erano rappresentati unicamente dai Comites e dal Cgie e che, pertanto, invece di abolire il Cgie sarebbe meglio, per gli emigrati, abolire la Circoscrizione Estero con i suoi 18 parlamentari.
Come pure sarebbe facile rispondere a questo deputato, ed a quanti altri la pensano come lui, che si potrebbe anche risparmiare di più con l’abolizione della Circoscrizione Estero (circa 21'000 euro mensili a parlamentare e quindi complessivamente oltre 4 milioni e mezzo di euro all’anno, tre volte tanto quello che si risparmierebbe abolendo il Cgie).
Salvaguardare la filiera della rappresentanza!
Certo sarebbe facile facile rispondere così! come, d’altra parte, la pensano in molti emigrati, visto i quasi insignificanti risultati portati a casa fino ad ora dagli eletti all’estero.
Ma non la pensa così il sottoscritto che si è battuto per anni, anche come consigliere del Cgie, per conquistare il diritto del voto all’estero per corrispondenza e che resta convinto che con la Circoscrizione Estero gli italiani emigrati si sono dati una filiera di rappresentanza completa ed in grado di rappresentare al meglio gli interessi dei cittadini italiani della diaspora vecchia e nuova: dalle Consulte regionali ai Comites, dal Cgie alla Circoscrizione Estero.
I 18 tra impotenza ed incapacità!
Tuttavia il sistema di rappresentanza funziona ed è utile a rappresentare e difendere effettivamente gli interessi degli emigrati nella misura in cui chi ha un ruolo, a qualsiasi livello della filiera, ma più di tutti, ovviamente, i 18 parlamentari facendo parte del legislativo, si impegna seriamente a rappresentare degnamente e fattivamente chi ha riposto in lui la sua fiducia. Riuscendo, cioè, a dare soprattutto delle risposte positive perlomeno a qualcuno dei bisogni espressi dagli italiani all’estero e dalle loro rappresentanze (Comites e Cgie). Risposte positive che, fino ad oggi, sono purtroppo mancate da parte del governo e del parlamento italiani e difficilmente arriveranno se chi dovrebbe rappresentare gli emigrati in quel contesto, facendo anche lobby con i colleghi eletti in Italia, non ne ha le capacità o la voglia e quando, magari, chi di loro ne ha entrambe si trova all’opposizione e quindi in uno stato di impotenza. Senza dimenticare quegli eletti all’estero che sono in tutt’altre faccende affaccendati come, per esempio, nel dedicarsi agli affari propri, oppure al turismo parlamentare in giro per il mondo o che danno un segnale della loro esistenza nel sollecitare periodicamente l’abolizione del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero. Così che gli emigrati si sentono sempre più soli ed abbandonati!

Dino Nardi
Coordinatore UIM per l’Europa, membro CGIE

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