UN ASFALTO AVVELENATO

La statale scorre su una montagna di veleni

Sardegna, provincia di cagliari. Dieci chilometri di paura, esattamente dal km 41 al km 51 della strada statale 131, tra sanluri e villanovaforru, che collega il capoluogo isolano a sassari. un tratto di asfalto che fa notizia spesso per gli incidenti automobilistici, ma che giunge ora tristemente all’onore delle cronache, locali e nazionali, per l’azione compiuta dai noe all’inizio di questa settimana. i carabinieri del nucleo operativo ecologico di cagliari hanno depositato alla procura della repubblica un’informativa in cui notificano la presenza di veleni e sostanze tossiche utilizzati per la costruzione di un pezzo della strada in questione. La provenienza appare certa: i materiali sarebbero quelli della ex miniera d’oro che ha reso famosa, nel bene e nel male, Furte i, cittadina situata a brevissima distanza.Ad insospettire le forze dell’ordine e la Guardia Forestale di Sanluri, sono stati i rigagnoli color ruggine e percolato che colano dalle caditoie e he macchiano i piloni e il cavalcavia. Evidenze già denunciate a più riprese da cittadini e organi di stampa, con testimonianze dirette di quali siano le conseguenze dei veleni presenti, soprattuttotra i km 48,9 e 47,4, dove le fuoriuscite di liquidi hanno creato letteralmente terra bruciata al di sotto della struttura: bottiglie di plastica sciolte, lumache e insetti morti stecchiti e assenza totale di vegetazione. Secondo le ipotesi al vaglio dei militari, e ora del sostituto procuratore Marco Cocco, il materiale sospetto sarebbe stato mescolato al cemento per costruire ponti, tratti della strada e in particolare il cavalcavia al chilometro sopra citato, il 48,9, della Strada statale 131 Carlo Felice. Secondo l’accusa, la provenienza dei veleni è da attribuire all’imp ianto minerario di Furtei, da dove si è cessato di estrarre oro in seguito alla chiusura decisa dalla società Sardinia Gold Mining, ora in amministrazione fallimentare. L’appalto per quel tratto di strada era stato vinto dalla multinazionale del cemento Todini, con sede a Roma, ma la procura avrebbe appurato che a realizzare la parte finita sotto inchiesta sarebbe stata una ditta che lavora in subappalto. Il rifornimento da parte di quest’ultima ditta alla miniera di Furtei sarebbe già stato riscontrato dai carabinieri guidati dal capitano Angelo Murgia, ma alla magistratura resta da capire se il materiale sia stato boni- ficato per renderlo inoffensivo, opserviràpure se quel procedimento sia stato saltato. Cosa piuttosto difficile, a giudicare dall’avvelenamento in corso (le analisi hanno segnalato un Ph 2, alta acidità) e dalle ultime vicissitudini legate alla ex miniera. Nell’area dove fino a pochi mesi fa (dicembre 2008) si estraevano petite, si trovano attu almente scorie di arsenico, cianuro, piombo e mercurio, tutte sostanze tossiche utilizzate nella lavorazione dell’oro e che ora fanno parlare di disastro ambientale imminente. Permangono infatti nel sito: una diga sterile le cui infiltrazioni velenose devono essere costantemente ripompate; bacini di acque acide che in contatto con le pareti del bacino incrementano la propria acidità; rischi che l’acqua piovana faccia tracimare gli invasi inquinati; discariche di materiali di scavo ricchi in solfuri; vuoti di escavazione che comportano rischio frane e pericolo per gli abitanti; possibili contaminazioni del rio Santu Miali e delle condotte che portano l’acqua al Campidano e a Cagliari. A vigilare assurdamente su questi lasciti mortali sono stati finora i circa 60 lavoratori impegnati con varie mansioni nella Sardinia Gold Mining. Rimasti senza posto e senza stipendio dopo la dismissione dell’attività estrattiva, chiedono alle amministrazioni locali di essere utilizza ti nelle operazioni di bonifica del sito e nella trasformazione dell’area in una nuova risorsa economica e occupazionale. Ma al momento gli esponenti politici, di destra e sinistra, sono più impegnati a collocare i misfatti nell’era di Soru o in quella di Cappellacci e a spalleggiarsi le responsabilità passate, che ad industriarsi per il futuro.

Diego Carmignani
TERRA

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