In occasione delle commemorazioni per i 60 anni della Carta costituzionale, credo sia proprio il caso di fare una profonda riflessione sull'impostazione della stessa, a partire dall'art.1, cioe' la proposizione di apertura e il suo altissimo significato simbolico, in cui si afferma un modello istituzionale e con questo si esprimono i valori della base del vivere civile.
A sessant'anni da quel 22 marzo 1947, non vi e' dubbio che l'articolo 1 della nostra Costituzione (“L'Italia e' una repubblica democratica fondata sul lavoro”) ha fallito questa sua alta missione: non identifica il popolo, inteso quale totalita' dei cittadini, ne' tutti i cittadini possono in esso identificarsi. Chi non lavora -studenti, disoccupati, pensionati, etc- e' senza una Costituzione di riferimento. Al massimo viene riconosciuta una forma di governo (“Repubblica democratica”) basata su un'attivita' (“lavoro”), come gia' i primi articoli delle “repubbliche democratiche” di Cina, Vietnam, Corea del Nord, Cuba.
Per questo ho gia' depositato una proposta di legge, sottoscritta da altri 10 deputati, per la modifica del primo comma del primo articolo della Costituzione: “La Repubblica democratica italiana e' uno Stato di diritto fondato sulla liberta' e sul rispetto della persona”. (1)
L'elemento fondante che distingue la nostra democrazia e' il grado di liberta', garantito a coloro che nel medesimo sistema democratico risultano “perdenti”: le minoranze, il cui comun denominatore e' la persona, l'individuo. La liberta' di stampa, di espressione, di religione, di voto, di circolazione, la liberta' terapeutica, il pluralismo politico, la liberta' di non essere discriminati in base a sesso, razza o preferenze sessuali, la liberta' di riunirsi pacificamente, l'inviolabilita' del domicilio, il diritto alla riservatezza, la liberta' economica e quella di perseguire la propria felicita' e realizzazione: difficilmente il cittadino privato di questi diritti potra' partecipare ed aspirare a governare la cosa pubblica al pari degli altri. Per difendere e proteggere queste liberta' e' indispensabile la supremazia della legge. Senza certezza del diritto, senza lo Stato di diritto, perdono valore anche i piu' alti e nobili principi enunciati nella Costituzione, in quanto
difficilmente se ne potrebbe esigere ed ottenere il rispetto e l'applicazione. Il cittadino, posto dinnanzi all'incertezza del diritto, alla rassegnata accettazione di una diffusa illegalita', si allontana dalle istituzioni e perde fiducia nella legge, percependola come astratta, relativa e soprattutto non vincolante. Egli cessa, quindi, di riconoscersi quale membro della comunita'. La nostra proposta di modifica costituzionale intende evitare che perduri l'allontanamento del cittadino dalle istituzioni, invertendo questa rotta.