Scritto da Michela Bianchi
Come è noto, dal primo aprile tutte le tariffe agevolate a favore dell’editoria sono state abrogate: due articoli, due ministri, Scajola e Tremonti, un decreto, datato 30 marzo, ed entrato in vigore il 31 marzo (DECRETO 30 marzo 2010 Tariffe postali agevolate per l'editoria 10A04046: GU n. 75 del 31-3-2010).
Nessuna informazione preventiva, nessun confronto, nessun margine per poter capire, se anche fosse possibile nelle attuali condizioni di mercato, come organizzarsi.
Da un giorno all’altro gli editori si sono visti alterare senza preavviso le regole in corso; da un giorno all’altro gli editori piccoli e indipendenti vedono aumentare i costi di spedizione in media del 500%. Tutti devono fra fronte al problema dei rapporti contrattuali in atto, stabiliti sulle regole del giorno prima.
Le tariffe agevolate sono state disposte, a suo tempo, con una legge e un decreto interministeriale non può variarle: per questo alcune organizzazioni di settore stanno predisponendo un ricorso al Tar. Ma intanto?
Le case editrici, quelle piccole e indipendenti, sopravvivono senza incentivi statali di nessun genere, continuano tra mille difficoltà a lavorare durante la crisi (e in Italia non esiste alcuna legge a concreto sostegno della loro attività, come avviene invece nella maggior parte dei Paesi europei).
Le due righe del decreto del 30 marzo vanificano di fatto il lavoro e gli investimenti di anni da parte di quelle realtà editoriali, come MC, che si sono impegnate nel tempo, con i soli propri mezzi, a costruire reti di distribuzione alternative e autonome, che hanno creduto nella possibilità di realizzare, in un settore governato dalle logiche della mercificazione totalizzante, condizioni e relazioni eque per chi lavora e per chi acquista. E intendiamo riferirci a una filiera che va dalla produzione alle librerie indipendenti di cui tutti dobbiamo sostenere la sopravvivenza, alle biblioteche fino ai lettori, singoli o associati. Tali relazioni si possono concordare, concretizzare e mantenere solo attraverso rapporti diretti e autonomi. Si possono realizzare, anche grazie alle nuove tecnologie, attraverso canali diretti che prevedono il mezzo della spedizione postale come centrale. E del resto il canale postale rappresenta lo strumento fondamentale di diffusione dei libri in un Paese come l’Italia in cui moltissime zone non sono servite da librerie.
È ben chiaro come le ricadute di questo provvedimento non siano solo di natura economica e aggiungano altre difficoltà alla diffusione del dialogo culturale e del pluralismo. Con il pericolo di rendere sempre più asfittiche le prospettive di cambiamento.
Non lo accettiamo.
Fedeli a quello spirito dialogico che ci ispira, rimaniamo sempre aperti a tutte le idee, le proposte e i suggerimenti per far fronte comune contro questa incresciosa situazione.