IL PAESE CHE NON C’E’

Confindustria Emma Marcegaglia parla di declino, ma per il premier la crisi non esiste. Promette a breve
la riforma fiscale, poi quella istituzionale e della giustizia. E rivendica il merito dell’accordo fra Russia e Usa

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La crisi dell’Italia è finzione. La sintesi dell’intervento di Silvio Berlusconi al forum sul futuro, organizzato da Confindustria per celebrare i cento anni dell’associazione,in buona sostanza è questa. Il premier ha inoltre parlato di giustizia e riforme, e trovato anche spazio per una battuta sulla nascita della figlia del ministro Gelmini; ma a stupire è stata la diversità di analisi dello stato dell’economia rispetto a quanto espresso poco dopo dal presidente Emma Marcegaglia,secondo la quale questa in atto «è la crisi peggiore degli ultimi cinquant’anni. Dati scientifici dimostrano che il Paese sta declinando». I dati scientifici del primo ministro invece dicono tutt’altro: «Nel2010 saremo il Paese con il più basso deficit primario, cioè al netto del debito pubblico. E nel 2009 abbiamo avuto una diminuzione del Pilcontenuta, del 5 per cento. Come Germania, Gran Bretagna e Giappone,e molto più bassa di altri Paesi della Ue. Siamo afflitti purtroppo da problemi storici – ha proseguito Berlusconi -, dal debito ereditato dal passato alla forte evasione fiscale; ma ci stiamo muovendo in tutte le direzioni per cambiare questo stato di cose». La stessa originalità di lettura Berlusconi la impiega poi nel commentare la firma sulla riduzione delle armi nucleari fra Russia e Stati Uniti. Veniamo infatti a conoscenza che si tratta di «un successo della politica estera italiana» poiché egli stesso, dice,ha convinto Obama e Medvedev a riprendere le trattative poco prima del G8 tenutosi a L’Aquila. Quindi il capitolo riforme. Il premier non ha esitato a parlarne partendo da quelle istituzionali e dal lavoro fatto dai padri costituzionalisti che,sostiene, «cercarono di evitare che potesse nascere un nuovo regime e così tutto il potere è alle Camere,l’esecutivo non ha nel nostro assetto alcun potere». Sarebbe tempo di cambiare, e la riforma istituzionale«è la prima in ordine d’importanza,ma forse la posticiperemo in calendario». Prima infatti c’è quella fiscale, ritenuta più urgente, sebbene ci sia «una selva di leggi che rende difficili le cose. Bisogna disboscare la selva delle leggi fiscali,e arrivare a norma certe». Infine la giustizia, tema caro al premier. Immancabile l’affondo alla Corte costituzionale,«che abroga le leggi che non piacciono alla sinistra»,e ai magistrati politicizzati: «Sulla giustizia penale vi parla il più grande imputato di tutti i tempi -ha detto rivolgendosi alla platea -.Ho avuto più udienze, 2550 udienze,dei giorni che ho governato. Ho giurato sui miei figli che nessuno dei fatti che mi sono stati attribuiti,messi in campo per tenermi sulla griglia penale, sono veri». E che i processi proprio non piacciano al presidente del Consiglio,si evince anche dalla critica alla televisione pubblica, quella «pagata con i soldi di tutti i cittadini», e che non esita a condannare sommariamente in base a sospetti infondati. «Basta con i processi in tv» urla Berlusconi a conclusione dell’arringa. Ed è qui che prende l’applauso più convinto dell’uditorio.

Alessio Nannini

TERRA

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