Riforme, Fini: "No al semipresidenzialismo senza il doppio turno"

Non è “possibile” introdurre il modello francese “con una legge elettorale proporzionale a turno unico: quel modello funziona con una legge elettorale maggioritaria a doppio turno”. Il presidente della Camera Gianfranco Fini, parlando con due agenzie di stampa nel corso di una passeggiata nel centro di Roma, ancora una volta prende le distanze dal premier Berlusoconi.”No alle scorciatoie” – “Tutto si può chiarire, l'importante é avere ben chiaro che se vogliamo fare delle riforme che abbiano una loro coesione interna dobbiamo evitare la scorciatoia di prendere parti di un modello e applicarle su altri modelli; perché il rischio è che il sistema non tenga”. Gianfranco Fini commenta così le differenti opinioni con Silvio Berlusconi sul sistema elettorale da introdurre in caso di passaggio dall'attuale forma di governo al semipresidenzialismo francese. “Con Berlusconi – aggiunge il presidente della Camera – mi vedrò la settimana che viene”.Il sostegno alle indicazioni di Napolitano – Il presidente della Camera Gianfranco Fini aggiunge: “Condivido l'appello di Napolitano, lui fa un discorso molto ragionevole sulla necessità di un dibattito molto ragionevole, sulla necessità di un dibattito che sia quanto più scevro possibile da pregiudizi di carattere contingente”. Per Fini, parlando di riforme “la cosa meno nobile quando se ne parla è dire 'a chi conviene', perché presuppone non la volontà di un intervento duraturo nel tempo, a prescindere da chi vince le elezioni e che coincide con l'interesse generale, ma presuppone la volontà di fare riforme nell'interesse di una parte”.Il dibattito sulle riforme secondo Fini – Per Fini, inoltre, nel dibattito sulle riforme non si deve seguire “un'ottica di questa o quella parte, ma l'interesse generale”. “Con l'approccio, che mi sembra molto 'sloganistico', di scegliere un modello 'x' o 'y' rischiamo di ripetere le vicende che abbiamo già conosciuto” con le riforme varate dal centrodestra e bocciate dal referendum, ovvero di “tante chiacchiere e pochi fatti”. “E' il governo che deve valutare se sia più opportuno presentare un unico disegno di legge” per le riforme che la maggioranza intende portare a termine nel corso della legislatura, “o se siano più opportuni alcuni disegni di legge che marcino parallelamente”; tuttavia “l'esperienza insegna” che alcune riforme, pur se condivise dall'opposizione, rischiano di non superare l'eventuale referendum proprio perché non “spacchettate” dalle altre.

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