La rivolta dei sindaci lombardi

Gli amministratori di tutti i partiti protestano contro Tremonti e Berlusconi che tagliano i fondi ai comuni e riconsegnano la fascia tricolore. Per il PD lo sblocco del posto di stabilità è al primo posto, per il governo no. Misiani: “Hanno detto basta alla Lega di lotta e di governo”

Questa volta non ci saranno scuse. Non saranno i “soliti sindaci di sinistra” a scendere in piazza contro la politica restrittiva del governo. Questa volta, nella Lombardia di Formigoni, della Moratti e delle amministrazioni leghiste, a manifestare in Piazza San Babila a Milano sono andati oltre 500 tra sindaci e assessori, a reclamare il fatto che senza i soldi persi dal gettito dell'Ici, con i tagli dei trasferimenti agli enti locali e con un patto di stabilità più stretto di un nodo scorsoio, non possono andare avanti.

E così, sotto la guida simbolica del presidente dell'Anci lombardo, il leghista Attilio Fontana, sindaco di Varese, i primi cittadini hanno restituito la loro fascia tricolore in prefettura. C'erano i sindaci del Pd di Sesto San Giovanni Giorgio Oldrini, di Lecco Virginio Brivio e di Lodi Lorenzo Guerini, in una manifestazione con tutti i colori dello schieramento politico, tutti insieme dietro uno striscione che titolava: “I sindaci lombardi vogliono garantire opere pubbliche e servizi”.

Insomma i Comuni “non hanno più strumenti per erogare servizi e soprattutto per gli investimenti, è necessario,
come sosteniamo fin dal 2008, sbloccare il patto di stabilità” commentano Paola De Micheli, responsabile delle Pmi per i democratici e il senatore Marco Stradiotto
, per i quali “il governo e il ministro Tremonti non possano più sfuggire alle loro responsabilità. Per uscire da questa inerzia, rinnoviamo le nostre proposte: il patto di stabilità deve essere sbloccato e ripensato nella sua funzione, infatti deve servire per gestire il livello
di debito. Inoltre si devono rendere operativi i 15 miliardi di residui passivi bloccati nelle casse dei Comuni da Tremonti, i pagamenti per i lavori svolti dalle Pmi, e prevedere l’esclusione degli investimenti per ambiente, scuola e infrastrutture dal patto di stabilità concedendo a comuni e province la possibilità di investimenti per piccole opere”. I sindaci lombardi non chiedono assistenzialismo né la prosecuzione di finanziamenti a pioggia ma la revisione, su base meritocratica, del patto di stabilità e la restituzione del gettito Ici sulla prima casa non ancora trasferito ai Comuni.

Non presente perché contraria al metodo con cui si è svolta la manifestazione è stata la padrona di casa, il sindaco di Milano Letizia Moratti. Un atteggiamento che non è piaciuto a molti, tra cui il presidente nazionale dell'Anci e sindaco di Torino, Sergio Chiamparino. “Sostengo pienamente questa manifestazione. La Moratti ha sbagliato, io avrei partecipato» ha ribadito il primo cittadino torinese ai cronisti di Affaritaliani.it. “Credo che a questo punto il governo debba convocare i Comuni senza ulteriori dilazioni per discutere del cambiamento del patto di stabilità interno e dell'avvio, che sta andando molto a rilento, del federalismo fiscale. Se questo non dovesse avvenire in tempi ragionevoli e ravvicinati la mobilitazione si trasferirà in tutta Italia e anche davanti a Palazzo Chigi. Nessuno chiede di abolire il Patto di stabilità ma di allentarlo”.

“La presenza di tanti sindaci di diverso orientamento politico dimostra che sono in primo luogo espressione e rappresentanti di un territorio – ha detto Oldrini – chi non c'è ha voluto dimostrare solo la propria appartenenza politica. Ben vengano tutti i tavoli con il governo, purché non si continui a prenderci in giro”.

Per Antonio Misiani, tesoriere del Pd e deputato di Bergamo “la manifestazione di centinaia di sindaci lombardi di tutti i colori politici contro il Patto interno di stabilità è un fatto eclatante. La Lega di lotta e di governo, federalista sul territorio e centralista a Roma, ha di che riflettere: la rivolta dei primi cittadini del Nord è infatti la dimostrazione che sul federalismo il governo di cui fa parte finora ha prodotto solo chiacchiere, mentre gli enti locali stanno soffrendo la stretta finanziaria più dura di sempre”.

“Di fronte alla peggiore crisi dal dopoguerra – ha continuato Misiani – i comuni e le province si sono trovati con le mani legate poiché il Patto ha impedito loro di investire i soldi che pure avevano in cassa. Questa situazione, che definire paradossale è poco, nel 2009 ha provocato un vero e proprio crollo degli investimenti a livello locale, che rappresentano più di metà del totale degli investimenti pubblici. L'esatto contrario di quanto serviva per arginare la recessione”.
“Ora – ha concluso Misiani- è tempo di raccogliere il grido di allarme dei sindaci: le regole del Patto vanno riviste e rese più flessibili, così come da tempo chiedono il PD e le associazioni delle autonomie locali”.

Per Claudio Martini, presidente del Forum Politiche locali del Pd, “è positivo che i sindaci si muovano, assieme. E che ci sia un’attenzione nuova dell’opinione pubblica sui comuni, troppo spesso ingenerosamente e indiscriminatamente bistrattati dentro la nebulosa dei conti pubblici”

“La politica del governo li sta strozzando, sia in termini finanziari che in quelli di ruolo e competenze. Da questo governo sono arrivare finora tante parole sul federalismo ma molti tagli e tanta centralizzazione, fino al paradosso che tra voti di fiducia, divieti e commissari il governo che ha più strepitato sul federalismo si è rivelato nei fatti il più centralista di sempre”.

“Di fronte alla crisi economica – ha aggiunto Martini –, che ancora non è alle nostre spalle, serve un’azione anche degli Enti locali. Non potrà esserci nessuna ripresa senza un loro contributo in termini di investimenti, piccoli lavori, sostegno alle Pmi e alle politiche sociali”.

“La speranza è che davvero la protesta di oggi produca uno scossone che cambi la linea del governo che finora ha sistematicamente logorato, fino alla rottura, i rapporti con gli Enti locali e le Regioni. Quanto alla Lega, va detto con chiarezza che quello del carroccio è un doppio gioco: votano a Roma tutte le politiche centraliste per poi scendere in piazza contro quelle stesse scelte. E’ ora che questa contraddizione esploda”.

Dello stesso parere anche Lucia Codurelli deputata del Pd che oggi in Aula di Montecitorio, ha dichiarato: “Sono le richieste avanzate dai sindaci al prefetto di Milano le vere emergenze e le priorità che questo Paese dovrebbe affrontare. Ed è da qui che bisogna partire, rispettando proprio i principi di sussidiarietà dei vari livelli di governo del nostro Paese”.

“La difficile situazione economica in cui versano i comuni – ha proseguito Codurelli – per effetto di un Patto di stabilità iniquo e ingiusto, che si aggiunge ad una crisi economica senza precedenti, costringe i sindaci a ridurre i servizi per i più deboli e a non poter autorizzare quegli investimenti che sono e potrebbero rappresentare il vero volano della nostra economia”.

“Il Governo – ha concluso Codurelli – deve farsi promotore di queste civili, democratiche e sacrosante priorità richieste dai nostri comuni a fronte di una crescente domanda di persone e di famiglie sempre più in difficoltà”.

Se a quanto non fatto dal governo, aggiungiamo i tagli ai trasferimenti statali, nel frattempo aumentati, la situazione che gli amministratori comunali si trovano ad affrontare è insostenibile. E’ora di muoversi, per il Pd rivedere il patto di stabilità è prioritario. E per il governo?

A.Dra

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