Toccabili e intoccabili

Leggo su L'Unità (28 marzo) che il 29 marzo sarà in libreria un volume su Stefano Cucchi intitolato “Non mi uccise la morte”, scritto da Luca Moretti e disegnato da Toni Bruno, edito da Castevecchi. Tullia Fabiani, autrice dell'articolo, riferisce che il titolo è preso a prestito dal verso di una canzone di De André, che nei giorni successivi alla morte di Stefano è stato impresso su centinaia di manifestini: “Non mi uccise la morte, ma due guardie bigotte mi cercarono l'anima a forza di botte”. L'articolo di Tullia Fabiani, è intitolato: “«Potevo essere io». Ecco una storia che riguarda tutti”. Io non so, in realtà, se riguarda tutti, e se tutti possono dire “potevo essere io”. La “mele marce” delle forze dell'ordine, infatti, vale a dire i picchiatori, sanno bene su chi possono mettere le mani e i piedi, e su chi no. Hanno antenne atte a distinguere le persone che possono essere maltrattate, da quelle che non devono neppure essere sfiorate. Quindi “potevo essere io” è pensiero che riguarda solo i poveri cristi, che di norma (molto di norma) possono essere crocifissi impunemente. Le “mele marce” si trasformano magicamente in mele sanissime qualora abbiano a che fare con gli intoccabili.

Attlio Doni
Genova

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