L’eterna corsa

L’eterna corsa

Nella Grande Mela tutto circola incessantemente in un vuoto fatto di auto e luci che proliferano indifferenti, nella purezza di una beata primitiva liquidazione di ogni genere di cultura.
New York e’ il simbolo dell’eccesso, tutto e’ consumato ad una velocità impressionante, la verticalità’ dei palazzi che si ergono maestosi avvolge lo spazio di una surreale eccentricità. Una moltitudine di stili, di idee, di mode, irrompe attraverso l’invasione delle insegne luminose dei cartelloni pubblicitari che brillano nella loro spettralità senza profondità. Un oceano di colori artificiali e immagini che implodono nel vuoto di senso su cui proliferano.
Gli Stati Uniti, agli occhi di noi europei,sembrano passati improvvisamente dal diciottesimo al ventunesimo secolo, ad una velocità impressionante. A differenza della nostra cultura, che tende ad anticipare la realtà con l’immaginazione, rifiutando l’adattamento repentino a nuovi parametri,quella americana vive in un’incessante e fiera stravaganza.
Il crollo delle Twin Towers, effigie e centro nevralgico del sistema occidentale, ha ferito profondamente gli americani. Nel loro modello informatico, finanziario e numerico sostituivano, difatti, il simbolo del sistema architettonico e culturale occidentale, ridotto in macerie dal gesto eroicamente crudele di virus esterni al sistema. Il crollo, presagio fisico del disfacimento della società, è l’incarnazione della morte mediatica di massa, vissuta in diretta in mondovisione.
Lo stile imprenditoriale statunitense, sostenuto dai baby-boomers, ha da sempre rappresentato il sogno da realizzare e il mito da emulare. L’iperproduzione, il benessere ostentativo, l’invasività pubblicitaria, l’eterna corsa consumistica, l’obesità di una civiltà che divora tutto, senza trovare ostacoli, è pervasa oggi da un senso di insoddisfazione chiamato crisi economica.
E’ questo il futuro che immaginavamo?
Managers, brokers di Wall Street, pubblicitari di successo, in meno di due anni hanno perso tutto e lottano per diventare commessi, dog-sitter, venditori ambulanti ed evitare cosi’ il collasso.
L’occhio della macchina fotografica si lancia alla scoperta della vera essenza di New York, come un cercatore solitario che vive intensamente il territorio, immergendosi in esso, senza mantenere quella distanza che separa solitamente il turista dalla realtà. Il quadro che emerge delinea perfettamente le contraddizioni della società americana sospesa tra la bellezza apparentemente effimera di una perfezione continuamente inseguita e la desolazione iperreale della realtà.

Nicola Clemente

Istituto Italiano per gli Studi Filosofici
Via Monte di Dio14 Napoli
13 marzo 2010 Ora: 10,30

Immagini dalla Grande Mela
La crisi del mondo occidentale: storie di strada in fotografia
9-20 marzo 2010

GIUSEPPE CLEMENTE

Presentazione:
sabato 13 marzo 2010 ore 10,30

Interverranno:
Gerardo Marotta
Giuseppe Antonello Leone
Giuseppe Bilotta
Nicola Clemente

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