La battaglia del Santa Lucia e il baratro della sanita’

Autore Mario De Luca

La Costituzione italiana all’art. 32 sancisce il diritto alla salute come diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Poche righe che sintetizzano l’importanza della sanità nel nostro Paese, messa a dura prova da tagli indiscriminati e dalle speculazioni politiche, così, come per altri temi, appare un Paese diviso in due, un nord che con fatica ancora funziona e un sud dove la sanità pubblica è continuamente saccheggiata da imprenditori senza scrupoli che attraverso appalti dati agli amici degli amici hanno ormai messo in ginocchio strutture intere.

Non sarà una fatalità se si legge dalle cronache di casi di malasanità che portano alla morte; questioni banali: una cataratta, un’appendicite o un calcolo, degenerano e mai si trova il responsabile. Le strutture ospedaliere appaiono fatiscenti e le liste d’attesa per esami specifici continuano ad aumentare, tutto in un assordante silenzio complice. Come chi in questi anni ha permesso che si arrivasse alla deriva della sanità, privilegiando interessi privati e permettendo che nel Lazio si aprisse un buco di 10 miliardi, trattando la salute come un privilegio di pochi.

Questo è il panorama che appare oggi nel Lazio dove sono stati dismessi ospedali e sono numerose le strutture in gravi difficoltà che rischiano la chiusura, a discapito di migliaia di persone a cui viene negato il diritto alla salute, all’assistenza e alla riabilitazione. Il primo è stato il Forlanini, poi la scure si è abbattuta sul nuovo Regina Elena, e infine è toccato al San Giacomo, struttura d’eccellenza specializzata in oncologia ed emodialisi, nonché collocata in una zona sensibile dove è indispensabile un presidio dedicato all´emergenza; sono infatti aumentati i tempi di attesa nei pronti soccorso di altri ospedali come il Santo Spirito, il Sant´Andrea e il policlinico Umberto I; Inoltre l’Ares 118, già sottodimensionato di mille unità, è a rischio di privatizzazione. In Provincia la situazione non è migliore, nel piano di riorganizzazione della sanità nella Regione Lazio è prevista la chiusura e il ridimensionamento di numerosi ospedali della provincia di Viterbo, tra i quali l’ospedale di Tarquinia.

Colpo basso anche nei confronti della riabilitazione e della ricerca, come nel caso della Fondazione Santa Lucia, altra struttura d’eccellenza riconosciuta a livello nazionale che aspetta ancora i rimborsi dovuti per le prestazioni erogate dal 2005 al 2008, oltre 50 milioni di euro che stanno mettendo a rischio la riabilitazione neuromotoria intensiva e lo sviluppo della ricerca traslazionale. Da mesi i dipendenti, gli utenti, gli atleti e i genitori stanno portando avanti la battaglia per salvare l’ospedale e soltanto grazie all’intervento del Tar è stato annullato il decreto commissariale della Regione che cancellava di fatto il Santa Lucia come ospedale di rilievo nazionale e alta specializzazione, togliendo così la possibilità di continuare ad assistere pazienti con gravi cerebrolesioni.

E le conseguenze? Minacce di licenziamento collettivo nei confronti di tanti lavoratori e riduzione di centinaia di prestazioni al giorno. E ancora, le situazioni in cui versano i Centri associati all’ARIS, alla FOAI e alla Fondazione Don Gnocchi, che rischiano di lasciare a casa 1550 disabili e 1400 lavoratori. Adesso con un decreto commissariale si sta introducendo una nuova tassa sulla riabilitazione chiamata “compartecipazione”, un nuovo ticket che graverà sulle famiglie con anziani e disabili e su cui è già iniziata una raccolta di firme per chiederne l’abrogazione.

Come sempre si colpiscono i più deboli, i malati, i disabili, gli anziani, persone che hanno il diritto di essere assistite, e di non essere abbandonate a causa di inefficienza, negligenza o peggio ancora per far quadrare i bilanci.

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