Come si è detto, se l’area di destra si fosse unificata già per queste elezioni regionali, la Fortuna – che sempre aiuta gli audaci, non gli eterni “attendisti a gettone” – avrebbe regalato a essa, almeno in Lombardia e nel Lazio, una clamorosa e imprevedibile opportunità di successo. Se, poi, a questa unificazione avesse fatto seguito una selezione rigorosa di una classe dirigente all’altezza della situazione, ci sarebbe stata anche la possibilità, forse, di costringere il PdL a una trattativa di Brenno, laddove rischia di non essere nemmeno in corsa per i seggi regionali. Si sarebbe potuti arrivare al punto di potersi proporre, come Destra, quale unico interlocutore dell’intero elettorato alternativo alle Sinistre. Invece, solita corsa dei soliti partitini divisi – e anche litigiosi -, nella speranza massima di ottenere “un po’ di visibilità”. Voglia di “visibilità” che, per altro, tradisce una profondissima contraddizione intima dell’attuale area della destra, laddove si vedono tutte queste sigle percorrere la strada dell’apparenza e non già quella della sostanza, in contrasto con la critica profonda della società di cui pretenderebbe di essere maestra. Sia chiaro: nulla di nuovo, ma anche nulla di definitivamente compromesso. Il tempo per raggiungere questo fondamentale risultato c’è ancora – purtroppo, è “un po’ meno” ma ancora sufficiente alla bisogna –, purché si faccia finalmente e definitivamente strada la convinzione della assoluta secondarietà di qualsiasi altro obbiettivo. In altre parole, è necessario che tutti facciano un passo indietro, prendendo atto della debolezza intrinseca alla divisione delle forze militanti delle Destre, e s’impegnino, a partire dai singoli militanti stessi, a costruire la speranza di una nuova, grande Destra. Partecipando, però. Il fattore deciso, infatti, è questo: la partecipazione della base. In particolare, nel ruolo di soggetto di “pressante incentivazione” al raggiungimento del risultato, prima; a “garante della costanza nel perseguimento degli obbiettivi di programma”, una volta realizzata questa benedetta unità. Lo di capisca e lo si dica una volta per tutte: è finito il tempo dei “ducetti”. Firmare “deleghe in bianco” a questo o a quel leader o leaderino è solo la strada più diretta per l’ennesima delusione. Solo attivandosi – nella propria realtà sociale e territoriale – in modo diretto e solo contribuendo fattivamente alla costruzione del nuovo soggetto politico, i militanti delle Destre potranno essere nuovamente utili al Paese e, nello stesso tempo, certi di partecipare a un’avventura comune e non già ala solita operazione finalizzata al reperimento di una o poche poltrone per i soliti noti. E se si hanno sentimenti di destra, non si dica:
Area Destra