Per una riforma profonda e radicale della giustizia in Italia

di Manuel Santoro

Per chi avesse la speranza, del tutto legittima, di una riforma profonda e radicale della giustizia in Italia dovrebbe chiedersi, seriamente e per prima cosa, chi tale riforma debba o possa farla. O meglio, chi tale riforma voglia farla. I Radicali di Sinistra si candidano con serietà a tale compito.

Ci sono casi leggendari passati alla storia di leggi bipartisan mosse da una insofferenza latente e profonda nei confronti della legalità. Probabilmente la maggior parte degli elettori penserà che il centrodestra sia diverso dal centrosinistra in fatto di giustizia, ma c’è da registrare che quando i magistrati portano in superficie situazioni di collusione e corruzione diffusa, i due poli si attivano con norme ad hoc, sempre e rigorosamente bipartisan, per riportare la magistratura sulla retta via.

Ecco i casi più memorabili:

1) l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio non patrimoniale regolato, prima del Luglio del 1997, dall’articolo 323 del Codice Penale. Scritto da Cesare Previti in persona, fu sposato senza batter ciglio dal centrosinistra guidato da Romano Prodi. In poche parole, questa abrogazione prevede che nel caso in cui un pubblico ufficiale commetta un abuso d’ufficio, tale atto non sia più perseguibile a meno che non si accerti l’acquisizione di un vantaggio quantificabile. In caso di abuso d'ufficio patrimoniale, i tempi di prescrizione furono dimezzati. Tale capolavoro legislativo portò alla fine prematura di Affittopoli, all’assoluzione di Mario Pescante e Bruno Gattai, ex presidenti del CONI, per 959 assunzioni senza concorso ed al proscioglimento di Romano Prodi, all’epoca dei fatti contestati presidente dell’IRI, dall’accusa di abuso d’ufficio in merito alla privatizzazione di parte della SME;

2) la controriforma dell’articolo 513 del Codice cassata nel 1998 dalla Corte Costituzionale. Controriforma voluta sia dal Polo sia dall’Ulivo per salvare alcune decine di tangentari da condanna sicura;

3) la modifica dell’articolo 111 della Costituzione con l’inserimento dei principi del “giusto processo”. Modifica messa in atto da entrambi i Poli per riportare la Corte Costituzionale, più volte intervenuta contro la riforma dell’articolo 513, sulla retta via;

4) e per concludere in bellezza una lista altrimenti lunghissima, la depenalizzazione dell’utilizzo di false fatture avvenuta via decreto legislativo il 5 gennaio del 2001.

E’ superfluo ricordare che non molto è cambiato da allora e, soprattutto, molti degli esecutori di quelle politiche nefaste per il Paese sono tutt’ora esponenti di spicco dell’attuale legislatura e dell’attuale Governo. Se si comprende quello che è stato fatto negli anni 1996-2001 dall’Ulivo, per non parlare del Polo, si capirà anche il perché sia stato scelto l’onorevole Mastella come Ministro di Grazia e Giustizia. Non c’è mai stata alcuna volontà da parte dell’azionista di maggioranza dell’attuale centrosinistra di una riforma vera e concreta della giustizia.

Comitato Politico dei Radicali di Sinistra

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