In versione Alice nel paese delle meraviglie, il sindaco di Reggio che si candida a presidente della Regione

“In versione Alice nel paese delle meraviglie, il sindaco di Reggio che si candida a presidente della Regione per difendere soltanto – lo ha detto lui steso – gli interessi della sua città, ignorando i bisogni del resto della Calabria, non è per nulla credibile. Perché è sua e soltanto sua la responsabilità se liste che lo sostengono includono candidati che hanno problemi con la giustizia per questioni di mafia o, comunque, non sono in sintonia con il codice etico da lui tanto strombazzato”. E’ quanto afferma il parlamentare del Pd Franco Laratta. “La finta meraviglia su alcune candidature da parte di Scopelliti sembra tanto una recita da teatro parrocchiale – aggiunge Laratta – perché, fermo restando la rispettabilità di tutti i candidati del centrodestra di cui non conosco i curricula, tranne di alcuni che non abbiamo inteso candidare con noi, non può venirsene fuori con una sconfessione postuma che sa tanto di opportunismo politico”.

“Non dimentichiamo – dice ancora Laratta – che Scopelliti (se dice il contrario, d’altra parte, certifica la propria incapacità a gestire questioni complesse e, soprattutto, metterebbe a rischio il futuro della Calabria) è doppiamente responsabile se nelle sue liste sono candidate persone inquisite per mafia o imparentate con persone in odore di mafia che da noi non hanno trovato posto in lista. Lo è una volta come candidato che non è in grado di controllare chi potenzialmente un domani potrebbe essere, sebbene è improbabile, suo compagno di viaggio, e lo è ancora in quanto coordinatore regionale del Pdl”.

“Insomma – sostiene Laratta – Scopelliti non ha alcuna attenuante. Era lui e solo lui a dovere vigilare sulla composizione delle liste. Affermare soltanto oggi di non volere i voti di quei candidati è solo un espediente tattico tardivo e scoperto perché egli sa che i voti li avrà comunque. Scopelliti, intanto, sapeva con nome e cognome chi si candidava con lui e aveva l’obbligo a cui lo avevano anche richiamato esponenti del suo stesso partito, di vigilare per evitare indesiderate presenze segnalategli. Il centrosinistra lo ha fatto fatto oggi come cinque anni fa. Scopelliti finge di accorgersene, invece, dopo averli candidati. Mi domando chi potrebbe fidarsi di un aspirante presidente che sa già di ottenere voti provenienti da ambienti indicati, dal suo stesso partito, come di provenienza mafiosa”.

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