L’ITALIA A CAPORETTO

di Antonietta M. Gatti

Il New York Times ed il Times hanno sentito il bisogno di fare il punto della situazione su che cosa è l’Italia e dove sta andando, perché i segnali e le notizie che arrivano da casa nostra sono sempre più contrastanti, preoccupanti e, dal punto di vista giornalistico, sempre più difficili da comprendere. Come si può spiegare che in un paese moderno il cambio d’indirizzo politico possa dipendere dal fatto che una signorina abbia o non abia un ruolo in una fiction? Attenti, non stiamo dicendo che l’andamento di un paese sia influenzato da una donna (nel passato, da Elena di Troia in poi, alcune donne hanno avuto un ruolo determinante nella storia) ma che il governo con una maggioranza inconsistente possa cadere per il fatto che un senatore non sia stato accontentato nelle sue giuste brame private.
Gli Americani, che pure di scandali se ne intendono, certe sottigliezze levantine non le capiscono e fustigano il nostro paese come superficiale, ma lo etichettano anche come paese di serie C, e così pure gli Inglesi. Siamo in un declino spaventoso, i nostri capi non se ne rendono conto e tentano così di replicare sulla stampa italiana (non su quelle internazionale) piagnucolando che la visione degli americani è errata. I casi sono due: o sono talmente miopi che manco si rendono conto di aver bisogno di occhiali o sono ormai così abituati a questo “andazzo” da crederlo ineccepibile.
Siamo arrivati al punto che la corruzione e il fare il proprio “particulare” è del tutto normale. Gli scandali legati a questa attività non si contano più e chi li denuncia, chi osa alzare la testa, viene punito.
Persone comuni di buon senso, ma anche magistrati, vengono emarginati facendoli passare per visionari, per bugiardi. I nostri “capitani” stanno dirigendo la nostra nave verso un abisso e non vogliono interferenze. Non si accorgono che nell’abisso ci andranno anche loro e i loro figli (eppure sono tutti, in genere, molto paterni). Ma un conto è andarci come noi poveri mortali con la pancia vuota, un conto è andarci ben pasciuti e con una poltrona attaccata al deretano.
Questa loro miopia, questa loro indiferenza verso la “res pubblica”, ci stanno impoverendo. “L’intellighenzia” se ne è già andata, ma c’è un costante flusso delle nuove generazioni verso paesi più democratici dove il lavoro di ognuno viene compreso, incentivato, lodato quando è il caso.
Da noi siamo arrivati ad un punto in cui l’intelletto che è rimasto viene sfruttato e lo è da un governo che si proclama di sinistra: una volta era il partito dei lavoratori; ora cosa è rimasto?: una “cosa” che non ha neanche un nome. Miopi e di poca cultura, si sono lasciati sfuggire tutta la linfa nuova.
Ma dove sono i fustigatori dei nostri costumi, i novelli Catone? Sono pochi, tutti gli altri sono asserviti ad una logica di potere che è quella che dà il pane quotidiano. Anche solo briciole, a volte. Possiamo solo contare su qualche comico (ad esempio Beppe Grillo) e qualche giornalista (ad esempio Travaglio) che sferzano il sistema, il quale, però, erige il suo antico muro di gomma e se ne frega.
Ma stiamo assistendo ad una nuova svolta del potere il quale, se preso in castagna, si difende contrattaccando. Vedi l’esempio di magistrati che per avere solo intrapreso delle indagini che toccano il Palazzo vengono a loro volta inquisiti e condannati preventivamente. Perché?: perché non hanno presentato il Modello X in tempo o perché non hanno messo la firma nel Modulo Y nel giusto angolino di destra. Così, li si fa passare, loro, per delinquenti, per magistrati in odore di non buona condotta sul lavoro. Come fisico, ricordo che 30 anni fa si fece una cosa simile con il prof. Clementel, (presidente del CNEN). Dato che le sue idee non piacevano, il Palazzo verificò che la sua firma su registri di esame era stata apposta in una data in cui lo stesso era in missione. Un errore, una svista che è costato il carcere e poi la carriera.
Scendendo a livelli più bassi, andando a sbirciare nel microcosmo delle politiche locali, ci si accorge che le cose vanno nello stesso modo. I potentati della zona, per piccoli che siano, hanno capito bene la lezione dei grandi e li emulano in tutto e per tutto pur di continuare a mantenere i loro privilegi ed i loro interessi. Se questi vanno a danno di qualcuno o anche di un’intera popolazione loro non se ne curano, purché questo non venga detto. Il crimine ha bisogno di silenzio, non di clamore. Si possono citare alcuni casi come quello di un paese vicino a Udine dove c’è una fonderia che avvelena l’aria e gli abitanti. Questi, allora, si fanno fare le analisi in proprio non fidandosi dei dati ufficiali d’inquinamento e scoprono che quelli che sentivano i loro polmoni lo rilevano anche gli strumenti. Allora il padrone dello stabilimento li cita per danni. Hanno creato allarme. La stessa cosa sta capitando con i portuali di Venezia. Gli addetti ai servizi di trasporto pattume, riuniti in un sindacato chiamato Fiadel, si sono lamentati delle condizioni insalubri in cui sono costretti a lavorare e, dopo vari tentativi per farsi ascoltare, hanno deciso di tassarsi per far eseguire delle analisi indipendenti. Il risultato, un risultato che va d’accordo con le loro patologie, non è piaciuto all’Azienda che ha citato il capo del Sindacato e gli chiede di risarcirli con 800.000 Euro per procurato allarme. Spiegazione: le tue condizioni di lavoro le valuta il capo della tua organizzazione e lui decide se esistono le condizioni di sicurezza o meno. E’ ovvio che se capita ciò che è successo alla Thyssen-Krupp, se capita che ci sono i morti, solo allora si constata che le condizioni effettivamente non erano quelle ideali. Però loro non lo sapevano. E finisce sempre tutto a tarallucci e vino oltre, ma la cosa è accessoria, a qualche bara.
C’è però un comma nella legge 626 che dice che ognuno è responsabile della propria sicurezza; quindi è diritto di ognuno di verificare se le condizioni di lavoro comportano un rischio anche non manifesto. Anni fa la Signora Milly Moratti mi confidò che, a suo avviso, l’aria di Milano stava diventando ogni giorno di più irrespirabile, ma che le centraline dell’aria non segnalavano incrementi d’inquinanti. Una stazione di rilievo che lei stessa coprò, tuttavia, gli aumenti li segnalava. Dopo scambi di opinione più o meno accesi con il Direttore dell’Arpa, si verificò che gli strumenti di regime non erano certificati e calibrati in modo corretto e che, essendo vecchi, non vedevano parte dell’inquinamento. C’è un altro esempio eccellente che si può citare. Alcuni mesi fa, appena fuori Treviso, è bruciata la ditta De Longhi. Il rogo ha interessato una parte dove erano stoccati imballaggi, la maggior parte dei quali di plastica. Dal punto di vista teorico, una certa quantità di diossina (un composto quanto mai tossico per la salute umana e animale alivello di miliardesimi di milligrammo) doveva per forza liberarsi, ma l’ARPA, già poche ore dopo il rogo, “tranquillizzò” tutti proclamando che non c’era alcun rischio. Non è dato sapere come abbiano potuto dire una cosa del genere, viste che questo tipo di analisi necessita di alcuni giorni..
Poco dopo, i Carabinieri dissero che sì, diossina ce ne doveva essere, ma il comandante è stato immediatamente bacchettato e costretto ad una goffa e imbarazzata retromarcia.
A distanza di qualche mese, la signora Benetton, che ha casa da quelle parti e forse il fumo nero ed acre se l’è anche respirato, ha fatto fare in proprio le analisi ed è risultato che la diossina c’era. L’erba, cibo degli animali, e le verdure cibo degli uomini sono state inquinate, ma tutti, comprese le donne incinte e i bambini quella roba de la sono respirata e, peggio, mangiata. Ma, naturalmente, da quel falò non è spuntata solo diossina, eppure, è bastato seppellire tutto nel dimenticatoio per ripulire magicamente il territorio. Nessuno dei responsabili pagherà. Si pretende, invece, che paghi chi queste porcherie le denuncia.
I nostri politici bagnano di lacrime di stato le bare dei lavoratori morti sul posto di lavoro, parlano a pappagallo di prevenzione, di norme, strepitano e tuonano, ma chi cerca di segnalare situazioni di potenziale rischio viene di fatto emarginato, fatto passare per uno squilibrato e, come se non bastasse, citato in giudizio per “procurato allarme”. Ma, allora, diteci: come si fa la sicurezza sul lavoro?
Dire la verità in questo paese, dove la parola democrazia perde ogni giorno di più il suo significato, non si può più.
Ma ricordatevi, voi che avete l’occhio puntato solo sul portafoglio (vostro), che le vostre scelte politiche, miopi e sconsiderate come sono, stanno avvelenando tutto, fino all’aria e quell’aria la respirate anche e la respirano i vostri figli. Al contrario di voi, l’inquinamento è molto democratico e va imparzialmente anche dove sono i ricchi, i potenti, le persone importanti e le ammazza né più né meno come ammazza chiunque altro. Una livella, per dirla con Totò.
Ricrdate il film di Fellini in cui un’orchestra e un direttore non si capiscono e da questa non esce alcun suono armonico, comprensibile? Nessuno serve a nessuno. L’immagine finale è quella di un fuggi-fuggi generale quando un gran batacchio attaccato ad una gru si abbatte sui locali in muratura dove risiede l’orchestra distruggendo ogni cosa. E’ un’immagine che mi sovviene spesso, perché in questo clima da basso impero, ritengo che solo una grande paura possa far rinsavire le menti dei nostri governanti e riportare il paese ad una corretta conduzione.(By blog Franca Rame)

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