FRONTE POLITICO

Quante voci fuori e dentro il coro! In quest’Italia, dei piccoli passi e dei tanti compromessi, c’è ancora molto da fare ed ancor più da decidere. Eppure c’è, pur sempre, una schiera di partiti che portano, spesso e volentieri, scompiglio là dove sarebbe indispensabile la chiarezza più assoluta. Se ci ostinavamo ad affermare che esiste ancora una Maggioranza ed un’Opposizione, lo facciamo unicamente per tentare di superare, nei limiti del razionale, l’antitesi delle due “squadre”. Dato che in Parlamento, nonostante la discussione della Legge Finanziaria 2010, non sempre i “pro” ed i “contro” identificano la volontà di uno o dell’altro dei due schieramenti. Ci sono ancora troppi partitini che vogliono contare. Di fatto, le idee originali sono assai poche. Nessuna, a parer nostro, geniale. A pagare, come sempre, è il Popolo italiano. Un Popolo che non si ritrova più in un credo politico ed è diventato qualunquista per necessità e non per convinzione. Con le incertezze di un secolo che è iniziato da poco, l’Italia non ha trovato ancora un suo equilibrio stabile. La solidità politica è sempre troppo legata agli umori degli alleati e dei possibili cobelligeranti. Del resto, i fatti sono sotto gli occhi di tutti. La situazione a fine 2009 non è a favore di chi ci governa, né a favore di chi tanto vorrebbe poterlo fare. I momenti d’approfondimento non sono mancati. Neppure i sentimenti di circostanza. Eppure non ci siamo neppure ben resi conto che la “destra” non esiste ufficialmente più. Alleanza Nazionale (AN) e Forza Italia (FI) sono confluite nel Popolo delle Libertà (PdL); che è tutta un’altra storia. Indipendente, anche se fragile alleata, resta la Lega Nord (LN). La “sinistra”, dopo le sofferte Primarie del Partito Democratico (PD), si conta e si preoccupa. Mentre al “centro” ci sono tutti quei partiti che potrebbero fornire “rinforzi” da una parte o dall’altra. I miti del passato (Comunismo e Capitalismo) sono definitivamente tramontati. E’ difficile, di conseguenza, ritrovare un “mito” nel quale riversare i progetti di un passato tanto prossimo. Bandito il qualunquismo, che da noi non ha mai attecchito, restano gli “ideali” da rifondare, le alleanze da ricompattare su linee comuni d’intervento. Il fatto è che gli uomini politici d’oggi sono ancora tutti figli, o quasi, della Prima Repubblica. La seconda è ancora integralmente da varare. Scrivere di grandi alleanze non ha più lo stesso senso che aveva negli anni’90. Del resto, le assicurazioni di ieri non sono più le certezze d’oggi. Con un conseguente disagio che avremmo tanto preferito evitare. Nello spirito riformista, di cui tanto si scrive, manca il varo di una seria modifica del nostro sistema elettorale che è, appunto, la causa principale dei tanti malesseri che ci portiamo dietro. Insomma, per cambiare effettivamente la politica italiana riteniamo indispensabile, prima di tutto, cambiare il meccanismo che prevede l’elezione di chi dovrebbe portarla avanti.

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