Antonello da Messina L’Annunciata

di Angelo Antonio Messina

Ultima settimana per poter ammirare l’opera capolavoro di Antonello da Messina: L’Annunciata. Per la prima volta esposta a Milano, potrà essere ammirata presso il Museo Diocesano che ha promosso l’iniziativa “Un Capolavoro per Milano”, giunto alla quinta edizione, con il prezioso sostegno di Bipiemme Gestioni e Fondiaria SAI inaugurata il 4 ottobre 2007.
Questa iniziativa culturale, completa il percorso espositivo del Museo Diocesano adiacente il Parco delle Basiliche, e comprende, oltre seicento opere suddivise in undici sezioni fondamentali che custodiscono i tesori della Diocesi, i tesori raccolti da collezioni private, e da collezionisti di opere d’arte.
Il capolavoro del quattrocento italiano, fresco di accurate analisi diagnostiche e non invasive, a cura del Centro Regionale per la Progettazione e il Restauro di Palermo, proviene dalla Galleria Regionale della Sicilia di Palazzo Abatellis a Palermo donato da monsignor Vincenzo Di Giovanni nel 1906.
L’Annunciata, capolavoro assoluto del Rinascimento, è una tempera e olio su tavola di piccole dimensioni ma di grande spessore emozionale; si contraddistingue per lo straordinario concetto di assolutezza spaziale, sviluppato da Antonello durante il periodo in cui ha soggiornato a Venezia, e secondo studi recenti, è datata 1475. Inoltre questo periodo, identificabile tra il 1475-76, ha rappresentato per il pittore, un momento di svolta importante per la ricerca e per la sua evoluzione stilistica. La datazione incerta, e la provenienza ancora sconosciuta, fa sì che, nonostante la citazione seicentesca del Boschini, che vede una “Madonna con un libro avanti” di Antonello da Messina in casa de’ Tassis a Venezia, non è ancora possibile stabilire con certezza che si tratti del dipinto palermitano, piuttosto che la versione di Monaco, essendo entrambe versioni originali autonome. Infatti, sia l’Annunciata di Monaco che quella di Palermo, simili e concepite come autonome, sono private dell’Angelo annunciante.
Forse, il senso che il pittore palermitano ha voluto dare è semplicemente: coinvolgere maggiormente lo spettatore, affinché si senta testimone e partecipe dell’episodio sacro. Ipotesi confermata anche dall’assessore e noto critico d’arte Vittorio Sgarbi, al quale bisogna rendere il merito assoluto, per aver insistito e convinto le autorità siciliane al prestito dell’opera.
Dopo tanta emozione si può solo affermare: i “Grandi” hanno un’anima e gli “Immortali” sono rari!
Angelo Antonio Messina
Red. Como

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