Afghanistan, Malalai Joya: “L’Italia non sostenga il “talebanesimo” di Karzai”

In un incontro tenutosi ad Arezzo e promosso dall’amministrazione comunale, Malalai Joya, componente del parlamento afgano, espulsa nel maggio 2007 dopo aver denunciato la presenza nella Loya jirga di signori della guerra, narcotrafficanti e violatori di diritti umani ha espresso “le condoglianze alle famiglie degli italiani caduti” accompagnate da un’analisi critica dell’attuale situazione in Afghanistan.
“La sofferenza del popolo afgano – ha affermato Malalai Joya – aumenta per due ragioni principali: i bombardamenti a pioggia della Nato, comprese le cluster bomb, e l’oppressione del “talebanesimo” che non è rappresentato solo dalle bande talebane riconosciute come tali ma anche dai signori della guerra e dell’Alleanza del Nord che hanno ricevuto da Karzai riconoscimento, legittimazione, piena agibilità e posti importanti nel governo. La sofferenza del popolo afgano è determinata dal “talebanesimo” di un potere parlamentare, giudiziario e legislativo che costituisce solo una “variante legalizzata” del “talebanesimo” dei diversi Mullah Omar. A questo punto – ha proseguito Malalai Joya – le istituzioni e il popolo italiano hanno l’obbligo di chiedere e di rispondere su quali risultati siano stati ottenuti a seguito di una presenza militare consistente e di milioni di dollari investiti per costruire il nuovo sistema giudiziario afgano. Se il risultato di questi investimenti è quello della legge Karzai- Hekmatyar che vieta tutto e punisce comportamenti sani e normali, come ascoltare la musica o darsi la mano in pubblico, allora una riconversione profonda diventa indispensabile. Una legge che colpisce drammaticamente e principalmente le donne, comprese quelle straniere e quelle delle Ong e dell’Onu, che non potranno neppure viaggiare se non accompagnate da un uomo. Occorre riflettere su un intervento che sostiene gli oscurantisti e colpisce innanzitutto le componenti democratiche presenti in Afghanistan. Un intervento che sostiene un governo maschilista, politicamente, culturalmente e amministrativamente “talebano”, corrotto, gestito dai signori della guerra e dai trafficanti di oppio. Sostenere Karzai, che di questo sistema corrotto e “talebano” è l’architrave, non è solo ingiusto nei confronti della popolazione civile afgana ma anche il peggiore degli investimenti che potete fare nel vostro interesse”.
Da parte sua Debora Picchi, coordinatrice dell’evento e rappresentante del Cisda (Coord. Italiano Sostegno Donne Afgane) ha sostenuto che “la chiave è quella di dare forza, visibilità, sostegno, alle forze democratiche che sono attive dentro il Paese e che sono impegnate per l’emancipazione del popolo afgano e delle donne con le armi dell’istruzione e della cultura, promuovendo valori di pace, di rispetto dei diritti umani e di uguaglianza di genere. Ed è esattamente ciò che non vogliono e non fanno Karzai e il governo dei signori della guerra”.

CENTRO RELAZIONI INTERNAZIONALI

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