Cari amici, care amiche,
sono già calate le polveri sulla vicenda Boffo.
Volevano la testa di Dino: l'hanno avuta. Volevano che la Chiesa chinassa il capo: non è avvenuto.
Il Vaticano ribadisce i buoni rapporti istituzionali con lo Stato Italiano: è giusto che sia cosi. Ma non cambia il giudizio su certi comportamenti morali dei politici, Berlusconi di testa, e non cambia il giudizio sulle politiche dell'immigrazione volute dalla Lega e approvate da tutto il Governo.
Ora che sono calate le polveri vale la pena leggere o rilegere le dieci tesi contro Boffo alle quali lui risponde in modo puntuale e la sua bellissima lettera di dimissioni.
Non mi unisco alle schiere di commentatori che hanno dissertato sul da farsi; bisogna essere nei panni dei protagonisti per farlo.
Personalmente rispetto e condivido ogni decisione della CEI e di Dino su questa vicenda.
Mi permetto solo di rimanere scandalizzato quando sento che si cercano il torto e la ragione su di un caso vergognoso nel quale si è aperto contro una persona, Dino Boffo, in modo indegno.
Rimango scandalizzato di fronte a certi moralismii di cattolici puristi e ipocriti.
Non va espresso alcun giudizio soprattutto quando è evidente l'immane strumentalità della cosa.
Coraggio caro Dino, Dio ti riconpenserà col centuplo per il tuo prezioso e infaticabile lavoro e per l'onestà e l'obbedienza con le quali hai sempre servito la Chiesa Italiana, cioè tutti noi, me compreso che ho l'onore di esprimerti tutta la gratitudine e il sostegno nella preghiera e nella testimonianza pubblica.
on. Luca Marconi
Dieci falsità: le deformazioni del «Giornale» e la realtà dei fatti
Il direttore risponde
1.Boffo 'noto omosessuale' e protagonista di una 'relazione' con un uomo sposato segnalata in atti del Tribunale di Terni.
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2.Boffo 'attenzionato' dalla Polizia di Stato per le sue 'frequentazioni'. |
3.Boffo 'querelato' da una signora di Terni. |
4.Ci sono 'intercettazioni' che accusano Boffo
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6.Boffo si è difeso indicando un’altra persona come coinvolta in una storia a sfondo 'omosessuale'. |
7.Nelle telefonate attribuite a Boffo ci sarebbero state 'intimidazioni' e 'molestie' a sfondo 'sessuale', anzi 'omossessuale'. E sarebbero state accompagnate da 'pedinamenti'.
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8.Boffo in qualche modo ammise di essere colpevole e diede incarico al suo legale di 'patteggiare' la pena.
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9.Boffo ha reso pubbliche 'ricostruzioni' della vicenda. |
10. La 'nota informativa' non è una lettera anonima diffamatoria e una 'patacca' ma il contenuto del decreto penale relativo alla vicenda di Terni. |
AVVENIRE: IL TESTO DELLA LETTERA DI DIMISSIONI DI BOFFO
(ASCA) – Roma, 3 set – E’ indirizzata a ’Sua Eminenza
Reverendissima, cardinale Angelo Bagnasco, Presidente della
Conferenza Episcopale Italiana’, e porta la data di ieri, 3
settembre, la lettera di dimissioni di Dino Boffo dalla
direzione di Avvenire. Di seguito il testo: ’Eminenza
Reverendissima, da sette giorni la mia persona e’ al centro
di una bufera di proporzioni gigantesche che ha invaso
giornali, televisioni, radio, web, e che non accenna a
smorzarsi, anzi. La mia vita e quella della mia famiglia, le
mie redazioni, sono state violentate con una volonta’
dissacratoria che non immaginavo potesse esistere. L’attacco
smisurato, capzioso, irritualmente feroce che e’ stato
sferrato contro di me dal quotidiano ’Il Giornale’ guidato da
Feltri e Sallusti, e subito spalleggiato da ’Libero’ e dal
’Tempo’, non ha alcuna plausibile, ragionevole, civile
motivazione: un opaco blocco di potere laicista si e’ mosso
contro chi il potere, come loro lo intendono, non ce l’ha
oggi e non l’avra’ domani. Qualcuno, un giorno, dovra’ pur
spiegare perche’ ad un quotidiano – ’Avvenire’ – che ha fatto
dell’autonomia culturale e politica la propria divisa, che ha
sempre riservato alle istituzioni civili l’atteggiamento di
dialogo e di attenta verifica che e’ loro dovuto, che ha
doverosamente cercato di onorare i diritti di tutti e sempre
rispettato il responso elettorale espresso dai cittadini, non
mettendo in campo mai pregiudizi negativi, neppure nei
confronti dei governi presieduti dall’onorevole Berlusconi,
dovra’ spiegare – dicevo – perche’ a un libero cronista, e’
stato riservato questo inaudito trattamento. E domando: se si
fa cosi’ con i giornalisti indipendenti, onesti, e per quanto
possibile – nella dialettica del giudizio; collaborativi,
quale futuro di liberta’ e di responsabilita’ ci potra’ mai
essere per la nostra informazione? Quando si andranno a
rileggere i due editoriali firmati da due miei colleghi, il
’pro’ e ’contro’ di altri due di essi, e le mie tre risposte
ad altrettante lettere che ’Avvenire’ ha dedicato durante
l’estate alle vicende personali di Silvio Berlusconi,
apparira’ ancora piu’ chiaramente l’irragionevolezza e
l’autolesionismo di questo attacco sconsiderato e
barbarico’.
AVVENIRE: IL TESTO DELLA LETTERA DI DIMISSIONI DI BOFFO (parte 2)
(ASCA) – Roma, 3 set – ’Grazie a Dio, nonostante le
polemiche, e per l’onesta’ intellettuale prima del ministro
Maroni e poi dei magistrati di Terni, si e’ chiarito che lo
scandalo sessuale inizialmente sventagliato contro di me, e
propagandato come fosse verita’ affermata, era una colossale
montatura romanzata e diabolicamente congegnata. Fin
dall’inizio si era trattato d’altro. Questa risultanza e’
cio’ che mi da’ piu’ pace, il resto verra’, io non ho alcun
dubbio. E tuttavia le scelte redazionali che da giorni taluno
continua accanitamente a perseguire nei vari notiziari dicono
a me, uomo di media, che la bufera e’ lungi dall’attenuarsi e
che la pervicace volonta’ del sopraffattore e’ di darsi
ragione anche contro la ragione. Un dirigente politico
lunedi’ sera osava dichiarare che qualcuno vuole intimorire
Feltri; era lo stesso che nei giorni precedenti aveva
incredibilmente affermato che l’aggredito era proprio il
direttore del ’Giornale’, e tutto questo per chiamare a
raccolta uomini e mezzi in una battaglia che evidentemente si
vuole ad oltranza. E mentre sento sparare i colpi sopra la
mia testa mi chiedo: io che c’entro con tutto questo? In una
guerra tra gruppi editoriali, tra posizioni di potere
cristallizzate e prepotenti ambizioni in incubazione, io –
ancora – che c’entro? Perche’ devo vedere disegnate geografie
ecclesiastiche che si fronteggerebbero addirittura all’ombra
di questa mia piccola vicenda? E perche’, per ricostruire
fatti che si immaginano fatalmente miei, devo veder scomodata
una girandola di nomi, di persone e di famiglie, forse anche
ignare, che avrebbero invece il sacrosanto diritto di vedersi
riconosciuto da tutti il rispetto fondamentale? Solo perche’
sono incorso, io giornalista e direttore, in un episodio di
sostanziale mancata vigilanza, ricondotto poi a semplice
contravvenzione? Mi si vuole a tutti i costi far confessare
qualcosa, e allora diro’ che se uno sbaglio ho fatto, e’
stato non quello che si pretende con ogni mezzo di farmi
ammettere, ma il non aver dato il giusto peso ad un reato
’bagatellare’, travestito oggi con prodigioso trasformismo a
emblema della piu’ disinvolta immoralita’’.
AVVENIRE: IL TESTO DELLA LETTERA DI DIMISSIONI DI BOFFO (parte 3)
(ASCA) – Roma, 3 set – ’Feltri non si illuda, c’e’ gia’
dietro di lui chi, fregandosi le mani, si sta preparando ad
incamerare il risultato di questa insperata operazione:
bisognava leggerli attentamente i giornali, in questi giorni,
non si menavano solo fendenti micidiali, l’operazione e’
presto diventata qualcosa di piu’ articolato. Ma a me questo,
francamente, interessa oggi abbastanza poco. Devo dire invece
che non potro’ mai dimenticare, nella mia vita, la coralita’
con cui la Chiesa e’ scesa in campo per difendermi: mai –
devo dire – ho sentito venir meno la fiducia dei miei
Superiori, della Cei come della Santa Sede. Se qualche
vanesio irresponsabile ha parlato a vanvera, questo non puo’
gettare alcun dubbio sulle intenzioni dei Superiori, che mi
si sono rivelate sempre esplicite e, dunque, indubitabili. Ma
anche qui non posso mancare di interrogarmi: io sono, da una
vita, abituato a servire, non certo a essere coccolato o
ancor meno garantito. La Chiesa ha altro da fare che
difendere a oltranza una persona per quanto gratuitamente
bersagliata.
Per questi motivi, Eminenza carissima, sono arrivato alla
serena e lucida determinazione di dimettermi irrevocabilmente
dalla direzione di ’Avvenire’, ’Tv2000’ e ’Radio Inblu’, con
effetto immediato. Non posso accettare che sul mio nome si
sviluppi ancora, per giorni e giorni, una guerra di parole
che sconvolge la mia famiglia e soprattutto trova sempre piu’
attoniti gli italiani, quasi non ci fossero problemi piu’
seri e piu’ incombenti e piu’ invasivi che le scaramucce di
un giornale contro un altro. E poi ci lamentiamo che la gente
si disaffeziona ai giornali: cos’altro dovrebbe fare,
premiarci? So bene che qualcuno, piu’ impudico di sempre,
dira’ che scappo, ma io in realta’ resto dove idealmente e
moralmente sono sempre stato. Nessuna ironia, nessuna
calunnia, nessuno sfregamento di mani che da qui in poi si
registrera’ potra’ turbarmi o sviare il senso di questa
decisione presa con distacco da me e considerando anzitutto
gli interessi della mia Chiesa e del mio amato Paese. In
questo gesto – in se’ mitissimo – delle dimissioni e’
compreso un grido alto, non importa quanto squassante, di
ribellione: ora basta. In questi giorni ho sentito come mai
la fraternita’di tante persone, diventate ad una ad una a me
care, e le ringrazio della solidarieta’ che mi hanno
gratuitamente donato, e che mi e’ stata preziosa come
l’ossigeno. Non so quanti possano vantare lettori che si
preoccupano anche del benessere spirituale del ’loro’
direttore, che inviano preghiere, suggeriscono invocazioni,
mandano spunti di lettura: io li ho avuti questi lettori, e
Le assicuro che sono l’eredita’ piu’ preziosa che porto con
me’.
AVVENIRE: IL TESTO DELLA LETTERA DI DIMISSIONI DI BOFFO (parte 4)
(ASCA) – Roma, 3 set – ’Ringrazio sine fine le mie
redazioni, in particolare quella di ’Avvenire’ per il bene
che mi ha voluto, per la sopportazione che ha esercitato
verso il mio non sempre comodo carattere, per quanto di
spontanea corale intensa magnifica solidarieta’ mi ha
espresso costantemente e senza cedimenti in questi difficili
giorni. Non li dimentichero’. La stessa gratitudine la devo
al Presidente del CdA, al carissimo Direttore generale, ai
singoli Consiglieri che si sono avvicendati, al personale
tecnico amministrativo e poligrafico, alla mia segreteria, ai
collaboratori, editorialisti, corrispondenti. Gli obiettivi
che ’Avvenire’ ha raggiunto li si deve ad una straordinaria
sinergia che puntualmente, ogni mattina, e’ scattata tra
tutti quelli impegnati a vario titolo nel giornale. So bene
che molti di questi colleghi e collaboratori non condividono
oggi la mia scelta estrema, ma sono certo che quando
scopriranno che essa e’ la condizione perche’ le ostilita’ si
plachino, capiranno che era un sacrificio per cui valeva la
pena.
Eminenza, a me, umile uomo di provincia, e’ capitato di
fare il direttore del quotidiano cattolico nazionale per ben
15 degli straordinari anni di pontificato di Giovanni Paolo
II e di Benedetto XVI: e’ stata l’avventura intellettuale e
spirituale piu’ esaltante che mi potesse capitare. Un dono
strepitoso, ineguagliabile. A Lei, Eminenza carissima, e al
cardinale Camillo Ruini, ai segretari generali monsignor
Betori e monsignor Crociata, a ciascun Vescovo e Cardinale,
proprio a ciascuno la mia affezione sconfinata: mi e’ stato
consentito di essere, anzi sono stato provocato a pormi quale
laico secondo l’insegnamento del Concilio, esattamente come
avevo studiato e sognato negli anni della mia formazione.
La Chiesa mia madre potra’ sempre in futuro contare sul
mio umile, nascosto servizio. Il 3 agosto scorso, in
occasione del cambio di direzione al quotidiano ’Il
Giornale’, scriveva Giampaolo Pansa: ’Dalla carta stampata
colera’ il sangue e anche qualcosa di piu’ immondo. E mi
chiedo se tutto questo servira’ a migliorare la credibilita’
del giornalismo italiano.
La mia risposta e’ netta: no. Servira’ soltanto a rendere
piu’ infernale la bolgia che stiamo vivendo’. Alla lettura di
queste righe, Eminenza, ricordo che provai un certo qual
brivido, ora semplicemente sorrido: bisognerebbe che noi
giornalisti ci dessimo un po’ meno arie e imparassimo ad
essere un po’ piu’ veri secondo una misura meno meschina
dell’umano.
L’abbraccio, con l’ossequio piu’ affettuoso.