Torna in libreria – Pasquale Hamel, "Il sogno di un illuminista, Domenico Caracciolo viceré di Sicilia"

Gran Signore, uomo di salotto, il marchese Domenico Caracciolo di Villamaina, da Parigi, dove svolgeva le funzioni di ambasciatore del Regno, viene precipitato in Sicilia per assumere, nel 1782, la funzione viceregia. Sensibile alle novità introdotte dalla cultura dei lumi, s’impone testardemente un progetto di modernizzazione, cioè un forzato cambiamento delle regole e dei ritmi di governo fino ad allora praticati nell’Isola. Le sue iniziative provocano subito uno scontro con le classi dirigenti locali gelose del proprio ruolo e, ottusamente, comprese nella conservazione dell’esistente.

Il bilancio di quattro anni del suo viceregno, segnati da vicende talora paradossali, è tuttavia assai magro, assolutamente insignificante rispetto a propositi e aspettative del marchese. La sconfitta del suo “sogno illuminista“ può essere assunta come metafora della storia di Sicilia.

Pasquale Hamel è nato a Siculiana nel 1949 ma ha vissuto infanzia ed adolescenza a Porto Empedocle, paese di antiche tradizioni marinare, allora, abitato e frequentato da una borghesia colta e, soprattutto, non provinciale.
I suoi primi anni sono stati segnati dalla passione per la storia e da letture, soprattutto dei classici, della letteratura mondiale.
Dopo la maturità classica, conseguita nel glorioso liceo “Empedocle” di Agrigento, sente il bisogno di dilatare i propri orizzonti culturali oltre i confini dell’Isola. Supera rillantemente il concorso di ammissione al collegio Augustinianum dell’Università Cattolica di Milano e si iscrive, nel 1968, alla facoltà di storia e filosofia. Le contingenze legate alla contestazione giovanile del ’68 – delle quali assorbe i significati innovativi senza lasciarsene coinvolgere – lo spingono a lasciare la facoltà scelta per optare per Giurisprudenza. Sempre a Milano pratica esperienze teatrali ed artistiche frequentando “Il piccolo teatro” di Giorgio Strelher e gallerie d’arte contemporanea.
Il 6 giugno del ’73, si laurea a pieni voti con una tesi sulle esenzioni fiscali nel mezzogiorno d’Italia. Nonostante l’invito rivoltogli dal professore Enrico Allorio, ordinario di Scienza delle finanze, preferisce tornare in Sicilia.
Dopo un’iniziale frequentazione di uno studio legale ad Agrigento, preferisce, in attesa di altre opportunità, accettare l’offerta del Banco di Sicilia. Quasi subito comprende che il lavoro di banca non era tagliato a sua misura ma, per quattro anni, in attesa del completamento della preparazione per i concorsi pubblici, svolge le sue funzioni di frustrato bancario.
Proprio in quei giorni, nella sonnacchiosa stagione estiva del ’74, scrive il romanzo “La scala dei Turchi” che, per interessamento del regista Accursio Di Leo, viene pubblicato nel ’65 da Flaccovio editore. Il successo, sperato, non arriva ed il romanzo, peraltro non affinato da una buona correzione di bozze, resta nel dimenticatoio.
Nel 1976, mentre aspetta di partecipare al concorso di magistratura, vince, risulta il primo in graduatoria, il concorso di referendario parlamentare dell’Assemblea regionale siciliana e si trasferisce a Palermo.
In Assemblea, accanto all’intenso lavoro coronato da una brillante carriera, riprende i suoi studi umanistici e l’attività pubblicistica, fra l’altro, conduce su Rai tre il programma radiofonico “A proposito di storia” e collabora con il Centro Arrupe diretto da padre Bartolomeo Sorge.

Negli anni dell’impegno all’Arrupe segue le vicende della Primavera di Palermo e del suo leader Leoluca Orlando ma si rende conto, quasi subito, che ben poca è la sostanza e molta, forse troppa, è la forma.
Nel ’78 pubblica “Dalla crisi del centrismo all’esperienza milazzista”, il suo primo saggio, seguono “Nascita di un partito” e “Da Nazione a Regione”. Questa prima attività scientifica, a cui associa la partecipazione, con proprie relazioni, a convegni e incontri scientifici – molte raccolte di atti di convegno riportano suoi scritti – gli guadagna la stima del professor Francesco Renda, ordinario di Storia Moderna, che lo propone come Cultore di storia contemporanea e lo incarica di tenere seminari e condurre ricerche nell’ambito del corso di laurea di Scienze politiche.
Nel 1986 scrive “La Sicilia al Parlamento delle due Sicilie 1820/21”, nel 1989 “Partecipazione e democrazia in Sturzo e De Gasperi” ed ancora “Breve storia della società siciliana” nel 1994.
Collabora, come consulente, con l’Assessore regionale per gli Enti locali e, per un anno, è consigliere d’amministrazione del Ce.ri.s.di, fa anche l’esperienza di consigliere d’amministrazione di un’azienda di Stato del gruppo Ge.pi.
Negli anni novanta è professore a contratto della facoltà di Economia e Commercio e, successivamente, di Scienze della Comunicazione dell’Università di Palermo.
Nel 1995 è nominato vicesegretario generale dell’Assemblea regionale siciliana e nel 1996 fino al 2002, è Capo di gabinetto del Presidente dell’Assemblea regionale siciliana. Nel 2001 è, per un anno, commissario della Fondazione Federico II che ha contribuito a far nascere.
Nel 2002 mette su una galleria d’arte a Milano, la Aretè che produce eventi culturali e pubblica il magazine Luxury.
Nel 2003 “La sirena”, una sua opera, viene ridotta in balletto e rappresentata al teatro romano di Taormina ed allo Spasimo di Palermo.
Nel 2003 si sposta a Bruxelles a dirigere l’Ufficio speciale per i rapporti con l’Unione Europea.
Alla fine del 2003, stanco di combattere contro i mulini al vento della politica, decide di dimettersi per dedicarsi, a tempo pieno, ai suoi studi.
Nel 2003, per circa tre mesi, è consulente culturale del comune di Palermo.
Nel 2004 viene chiamato a fare il consulente dell’Assessorato regionale al lavoro e, nel medesimo tempo, a fare il coordinatore culturale della Fondazione Federico II. Sono però esperienze brevi che si esauriscono nel giro di qualche mese.
Collabora per quasi un anno con la Fondazione Curella.
Nel 2005, come reazione a certo andazzo politico e illusoriamente convinto che un impegno di centrosinistra potesse dargli modo di aiutare la gente a crescere, accetta l’incarico di responsabile culturale regionale della Margherita, della quale ha scritto parte dei documenti programmatici dal 2004 al 2007, e fonda e dirige “Progetto Sicilia” il giornale di partito. L’impegno, sostanziato da diecine di convegni e di incontri si risolve in un nulla di fatto. Si accorge di avere sbagliato e abbandona il partito.
Nel ’97 ha intanto pubblicato “Adelaide del Vasto” nel 1998 “La crociata del santo” e nel 2000 “L’ingorgo”. Successivamente pubblica “La congiura della libertà” nel 2002 e “Il romanzo di Guttuso” nel 2004.
Per circa un anno si dedica solo allo studio, approfondisce in particolare il mondo arabo e l’Islam e nel 2006 pubblica “Il Mediterraneo da barriera a cerniera”.
Nel 2007, cura la pubblicazione del volume “Palermo l’identità cercata” e nello stesso anno accetta di divenire direttore scientifico della Istituzione Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
Nel 2007 collabora alla realizzazione di alcune puntate del programma radiofonico della Rai nazionale “Storia in giallo”.

Nel 2008 è nominato direttore di Secoloventuno, associazione di aziende del mondo produttivo con finalità di promozione del territorio.

Ha scritto sui quotidiani : La Repubblica; Giornale di Sicilia; La Sicilia; Il Foglio.
Ha scritto per le riviste : FMR, Studi cattolici, Arte In, Mediterranea, Nuovi quaderni del Meridione, Segno, Anteprima,Tabulae, Luxory, Cronache parlamentari siciliane, Immigrazione italiana, Il siciliano, Kalos, Stilos, Plumelia, Orizzonte Sicilia, Le nuove Frontiere della scuola e molte altre delle quali non ricorda il nome.

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