Il prezzo dei carburanti alla pompa e' alle stelle: mai visti prima cosi' alti. Protestano le associazioni di consumatori, protestano alcuni politici, i petrolieri dicono le solite fesserie sull'aumento del prezzo del greggio (che' quando scende non corrisponde mai ad un calo alla pompa). Direttamente o meno chi protesta chiede l'intervento dello Stato come gia' e' accaduto in passato quando l'Erario si accollo' una parte del costo (non certo riducendo l'imposizione fiscale), intervento che farebbe piacere anche ai petrolieri perche' loro guadagnerebbero forse anche piu' ma a pagare sarebbe il contribuente. Noi auspichiamo un solo intervento dello Stato: la riduzione dell'imposizione fiscale che oggi e' al 70%…. ma e' una decisione che lo Stato dovrebbe prendere mettendosi contro il trend comunitario e negando la sua intrinseca natura di sanguisuga: per esempio, tra le tante tasse che si alimentano dai carburanti dovrebbe eliminare quelle relative alla guerra d'Abissinia del 1935 o alla crisi di Suez del 1956 (1).
Crediamo che non accadra' nulla di determinante e, quand'anche dovesse accadere, sara' cosi' marginale che sara' la solita morfina per placare le acute urla di dolore degli specialisti delle vesti strappate… magari facendo una commissione di studio in cui siederanno anche le associazioni irregimentate dei consumatori che, cosi', sentendosi importanti perche' anche loro “a tavola”, si zittiranno.
Chi ha voglia di riflettere, ascoltare ed agire ha piu' che un motivo per farlo, ma deve attaccare sul fallimento di un modello energetico evidenziando la miopia di chi ci governa. Cioe' rimettere in discussione un modello di trasporto basato quasi essenzialmente sulla gomma e sulla benzina, con da una parte gli incentivi all'acquisto camuffati da rottamazione del vecchio parco inquinante e dall'altra una ricerca e un'applicazione della scienza che fa fede solo agli investimenti dell'Eni e ai rapporti con i padroni del petrolio: un imbuto il cui sbocco e' manifesto a chiunque ma che si fa finta di non vedere a solo vantaggio dei meri interessi delle corporazioni consolidate e della pigrizia economica e politica.
Chi ha coraggio e puo' usarlo essendo ascoltato, si faccia avanti con proposte e realizzazioni a breve. Il resto sara', per l'appunto, morfina e fumo negli occhi.
(1)
* 1,90 lire per la guerra di Abissinia del 1935;
* 14 lire per la crisi di Suez del 1956;
* 10 lire per il disastro del Vajont del 1963;
* 10 lire per l'alluvione di Firenze del 1966;
* 10 lire per il terremoto del Belice del 1968;
* 99 lire per il terremoto del Friuli del 1976;
* 75 lire per il terremoto dell'Irpinia del 1980;
* 205 lire per la missione in Libano del 1983;
* 22 lire per la missione in Bosnia del 1996;
* 39 lire (0,020 euro) per il rinnovo del contratto degli autoferrotranviari del 2004.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc