L’Aquila L a gente mi chiede co me sto. Come volete che stia? DI MERDA

C’è poco da azzurrare le immagini, so bene che questa non è una notizia ma così è anche se non vi pare, da Laura Tarantino Università dell’Aquila.Vacanze…
Doriana Goracci

La gente mi chiede come sto. Come volete che stia? DI MERDA. Stiamo
tutti di merda, 70.000 persone stanno di merda. Senza casa, senza la
città, senza tessuto sociale, senza gli uffici. Molti di noi non
rientreranno nella loro casa se non tra molti anni (me compresa),
molti di noi non ci rientreranno più, perché la casa la hanno già
perduta, o perché gliela stanno per abbattere. Tutti non rivedremo
la città ricostruita prima di 7/8 anni, almeno. Le persone anziane
rischiano di non rivederla mai più.

(Tra parentesi: non viene neanche data comunicazione ai proprietari
che le case vengono abbattute, ci si aspetta che siano loro ad
informarsi. Che so, una cosa tipo: “scusi, che per caso state per
abbattermi la casa? ah no? allora che faccio, ripasso tra qualche
giorno e magari me lo dite?”)

E intanto che facciamo? Chi può lavora, lavora 100 volte più di
prima,lavora in condizioni disastrate e disperate. Anche perché tutti gli
spazi agibili in città sono stati occupati dalla Protezione Civile,
obbligando altri operatori cruciali per la ripresa della città, come
l’Università ad esempio, ad andare altrove. Una Protezione Civile
che, con le parole del rettore Di Orio «ha una visione dell’occupazione
degli spazi inquietante», parole su cui non posso essere più
d’accordo.
Non tutti però riescono a lavorare, neanche in condizioni
disastrate.
E’ il caso dei dipendenti della Transcom, 360 persone poste in
mobilità. La direzione generale spiega di non essere più in grado di
pagare gli stipendi perché non più competitiva anche a causa del
terremoto del 6 aprile, che ha reso inagibile la sua sede.

E’ il caso dei dipendenti della Technolabs – uno dei più importanti
Centri di Ricerca e Sviluppo del centro-sud Italia a capitale
esclusivamente italiano – 100 (su 160) dei quali hanno solo la
prospettiva di 13 settimane di cassa integrazione a partire
dall’inizio di agosto.

A fronte di questa drammatica situazione, qual è la risposta del
governo per rilanciare l’economia? Ad esempio quella di richiedere
ai residenti del 49 comuni del “cratere”, a partire da gennaio 2010, la
restituzione dell’IRPEF non versata a seguito del terremoto, da
effettuarsi al 100% in 24 rate. Per darvi un parametro di confronto,
nei paesi colpiti dal terremoto dell’Umbria, l’Irpef non venne
versata per 24 mesi, e viene restituita ADESSO, dopo dieci anni e più, al
40% e in 120 rate (situazione analoga si verificò per gli alluvionati in
Piemonte).

Cosa passa invece dai mezzi di comunicazione “istituzionali”? Passa
la voce di un Presidente del Consiglio che grida al miracolo per la
costruzione di alloggi per circa 13.000 persone, quando allo stato
attuale solo il 54% delle abitazioni fuori del centro storico è
agibile. Se la stessa percentuale fosse valida anche per il centro
storico i conti sono presto fatti: circa 35.000 sfollati
(tralasciamo, poi l’incresciosa situazione del centro storico di cui posso dare
testimonianza diretta: del nostro futuro a tutt’oggi non sappiamo
nulla, nulla di nulla al di là di poche parole del premier: «nel
centro storico il tempo sarà contato non in mesi ma in anni»).

E basta. Questo è il suo miracolo. E ad agosto il premier vuole
prendere casa all’Aquila per seguire i lavori di queste casette
perché, parole sue, «l’occhio del padrone, come si dice, sappiamo
cosa produce..» (padrone? Padrone? siamo noi i padroni della nostra
città, caro premier).

Racconto queste cose, fuori dal “cratere” e la gente sembra non
credermi. Abbiamo tutti la sensazione di essere stati abbandonati.

Ma anche qui, tranne in rare eccezioni, le informazioni sulla
situazione dei terremotati continuano ad essere condivise solo dai
terremotati stessi. E così continuiamo a parlarci addosso.E il resto
d’Italia continua a non sapere niente.

E voi, che pensate di fare? Continuare a guardarci come poveri
animali allo zoo, che forse stanno anche diventando un po’ noiosi a fare e
dire sempre le stesse cose da tre mesi? Bè, temo proprio che la noia
continuerà per qualche anno …

Laura Tarantino
Università dell’Aquila
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