COVID-19 in Siria: aumento percentuale degli anziani e sistema sanitario disarticolato i principali fattori di preoccupazione

La COVID-19, anche se attualmente in forma meno aggressiva, non ha risparmiato la martoriata Siria e, in particolare, Aleppo. Molti siriani «hanno sofferto per nove anni sopravvivendo alla guerra e alla fame. Se alcuni usano sterilizzatori, mascherine chirurgiche, antisettici e guanti protettivi per tutelarsi, la maggior parte della gente non è preoccupata dalla diffusione del coronavirus. Hanno già sofferto così tanto…», racconta ad Aiuto alla Chiesa che Soffre Don Antoine Tahhan, sacerdote Armeno Cattolico di Aleppo.
La città siriana «ha perso molti ospedali e centri sanitari, distrutti dai terroristi, per esempio l’Al-Kindi Hospital e l’ospedale oftalmico. Gran parte delle attrezzature e delle forniture mediche sono state trafugate, e molti medici sono emigrati perché i terroristi hanno sequestrato alcuni di loro o minacciato di ucciderne altri. Di conseguenza il sistema sanitario è in uno stato precario e ciò è alla radice del timore che il virus possa diffondersi nella popolazione, specialmente fra i soldati arabo-siriani», prosegue Don Antoine.
L’esodo causato dalla guerra ha avuto effetti devastanti. «Il numero delle famiglie cristiane ad Aleppo prima della guerra era di circa 30.000. Ora questa cifra si è ridotta a circa 10.000. In aggiunta, stiamo soffrendo un massiccio invecchiamento: il numero degli anziati è salito a due terzi della popolazione, non solo ad Aleppo ma in tutta la Siria. E la mancanza di forza lavoro giovane è ulteriormente aggravata dal servizio militare», spiega il sacerdote aleppino.
Dopo il primo ottimismo seguito alla liberazione della città «ora la situazione economica in genere va di male in peggio. Molte persone sono disoccupate, e gli stipendi pagati non sono sufficienti per sostenere una famiglia di quattro unità. Le sanzioni economiche stanno causando una grande sofferenza alla popolazione e anche la difficile situazione economica in Libano sta influenzando l’economia siriana. Nello stesso tempo hanno sospeso gli aiuti che arrivavano in Siria via Libano», aggiunge Don Antoine. Per questo, «al fine di incoraggiare le famiglie a tornare in Siria abbiamo bisogno della revoca delle sanzioni economiche. Abbiamo bisogno anche di sicurezza, di assistenza medica e dell’abolizione del servizio militare affinché i giovani possano trovare lavoro». Il coronavirus rappresenta un’ulteriore preoccupazione fra molte altre, ma questa pandemia globale in Siria sta causando timori soprattutto per le conseguenze economiche.
«Dai contatti in corso con le diocesi mediorientali emerge soprattutto una preoccupazione, riconducibile a quanto descritto da Don Antoine Tahhan in merito all’aumento dell’età media della comunità cristiana in Siria e in Iraq», commenta Alessandro Monteduro, Direttore di ACS Italia. «Una popolazione prevalentemente anziana, assistita da sistemi sanitari precari, è particolarmente vulnerabile al coronavirus. Qualora si diffonda ulteriormente si teme possa provocare una strage. Aiuto alla Chiesa che Soffre in queste ore sta intensificando il proprio sostegno alle Chiese mediorientali affinché tale rischio sia, per quanto possibile, arginato», conclude Monteduro.

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