IL PD VA AL PRIMO CONGRESSO

Marilena Adamo

E io vorrei discutere delle cose vere. Per esempio, il nucleare, siamo contro, siamo a favore, siamo d'accordo solo sulle centrali di quarta generazione?

La legge elettorale, siamo per i due turni alla francese o per il proporzionale tedesco?

Il partito, lo vogliamo più democratico e plurale all'americana o più socialdemocratico all'europea? Vogliamo favorire o ostacolare una nuova formazione centrista?

Testamento biologico e unioni di fatto restano battaglie per l'allargamento dei diritti civili? Quale scuola e quale welfare per i giovani?

Ho fatto esempi disparati e rozzamente impostati, ma ci intendiamo. Qualcuno pensava di affrontare questi nodi programmatici senza porre la questione del segretario fino all'anno prossimo. E non mancavano le buone ragioni. I momenti difficili che vive il Paese, gli effetti della crisi economica, l'aumento del deficit pubblico, i segnali costanti di perdita di credibilità di Berlusconi, i suoi scandali, tutte cose per dire che occorre subito un Partito Democratico forte in campo. Ma forse proprio per questo, oltre che per il nostro statuto che lega in un tutt’uno proposta e segretario, affidandone la scelta oltre che agli iscritti anche agli elettori (il popolo delle primarie), è prevalsa la decisione di andare rapidamente al congresso, per avere in campo una leadership indiscussa insieme ad una proposta netta per il Paese.

Ieri ho partecipato all'iniziativa con cui Fassino annunciava il suo sostegno a Franceschini segretario; campeggiava sullo sfondo la scritta “Quale PD per il Paese”. Ecco credo che questa dovrebbe essere la cifra del nostro congresso: non la conta interna o peggio la rivalsa, e nemmeno il confronto identitario, ma il congresso come strumento per offrire una proposta credibile di alternativa, per fare più forte il PD, non per rimetterne in discussione il progetto. Perché questo è il risultato vero che ci consegnano le elezioni: un centrodestra che non sfonda come aveva previsto, un PD non travolto, come qualcuno sperava, ma sicuramente non ancora alternativa credibile.
Man mano che il congresso si avvicina, e il legame tra persone e proposte diventerà più stringente, e più limpido, tutti dovremo schierarci. Io lo sto facendo un po' a fatica: per età e formazione nuoto bene nel fiume unito, male nelle correnti. Ma capisco. Solo, sono terrorizzata dalla coazione a dividersi, a distruggersi alla jugoslava, come stanno facendo, con il consueto successo, i compagni alla nostra sinistra. Discutiamo di tutto ma, per carità, in tanti. Discutiamo di tutto, ma pensando a dove andiamo e non da dove veniamo, sapendo che abbiamo fatto il PD guardando ad una generazione che per dato anagrafico o per orientamento politico non ha storie da rivendicare, ma un futuro da costruire.

PS. Intanto iscrivetevi ai circoli, se non l'avete ancora fatto, entro il 21 Luglio, iscrivetevi in tanti, per partecipare a pieno titolo a tutte le fasi congressuali.

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LA RESPONSABILITÀ E LA LIBERTÀ DELLE DONNE

Occorre che le donne riprendano e rapidamente parola sulla vicenda Berlusconi, Noemi, veline ed escort, soprattutto quelle di noi impegnate politicamente. E occorre un voce collettiva, non solo prese di posizione importanti, ma isolate come quelle di Vittoria Franco o di Livia Turco. Perchè in gioco non c'è solo una questione di non credibilità del nostro presidente del Consiglio, della sua immoralità nascosta da continue bugie, della sua possibile ricattabilità, del suo furore liberticida nei confronti della stampa. Questioni intendiamoci gravissime che solo lo “scudo” di dignità nazionale eretto dal presidente della Repubblica, ha impedito si confondessero nell'opinione pubblica internazionale in un giudizio generalizzato su tutto il Paese e tutti gli italiani in questi giorni di G8. C'è qualcosa di più profondo che emerge e che ha a che fare con un nuovo trionfante maschilismo, un messaggio culturale che arriva a tutto il Paese e che riguarda il rapporto potere-politica-donne. Quando il responsabile delle liste del PDL di Bari dice che ha messo in lista una “escort” (orrendo neologismo) perchè ci volevano le quote rosa, rende più chiaro di qualsiasi discorso lo scacco che rischiamo di subire. E sappiamo che è così perchè molte donne, e non parlo di quelle di centrodestra, hanno teorizzato in qualche misura il silenzio perchè la scelta privata delle ragazze in questione era appunto una libera scelta. Come se la libertà sessuale rivendicata dal femminismo trent'anni fa potesse confondersi con l'uso del corpo a pagamento, oggettivato e reso strumento di consumo usa e getta, o peggio con l'uso del corpo o della sessualità per avere privilegi o fare carriera, in questo caso in politica. Ma questo c'è sempre stato, appunto all'interno di una cultura che vede la donna subalterna e servile che deve piacere o compiacere e non ha valore proprio, ma solo derivato. In politica naturalmente è ancora peggio, perchè lo scambio mette in discussione il valore della rappresentanza, inquina la democrazia.

E' ora che lo sdegno, lo scandalo si faccia politica e che le donne facciano subire a Berlusconi la legge del “contrappasso”, siano insomma proprio loro a cacciarlo.

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