Le attività  culturali degli svizzeri… e degli italiani

Non è una novità che nelle statistiche internazionali la Svizzera si affermi come una delle nazioni a più alto consumo culturale. Lo confermano anche i dati più recenti di un’indagine condotta dall’Ufficio federale di statistica (UST) in collaborazione con l’Ufficio federale della cultura (UFC). Ecco qualche cifra significativa:
– Nel 2008, a cui si riferiscono i dati, quasi 9 persone su 10 ascoltavano musica e di esse quasi la metà lo faceva quotidianamente;
– i due terzi della popolazione residente in Svizzera hanno frequentato concerti (67%), visitato monumenti storici e siti archeologici (66%) o sono andati al cinema (63%);
– tra il 40 e il 50% delle persone si è recato in musei storici, tecnico-scientifici, regionali, ecc. (49%), ha frequentato spettacoli di altro genere (cabaret, circo, spettacoli di luci e suoni, ecc. 44%), visitato musei o gallerie d'arte (43%) o è andato a teatro (42%);
– circa un terzo della popolazione ha frequentato biblioteche nel tempo libero (36%) o partecipato a festival (35%), e un individuo su cinque si è recato in biblioteca per motivi di lavoro o di formazione (21%), o ha assistito a spettacoli di ballo o danza;
– quasi il 30% delle persone dai 15 ai 29 anni ha praticato la fotografia a livello amatoriale; un quarto delle donne si è dedicata alla pittura o alla scultura e il 15% ad attività artistiche artigianali quali terracotta, ceramica, ecc.;
– il 15% della popolazione residente in Svizzera si è dedicato alla scrittura componendo poesie, scrivendo racconti o tenendo un diario.
Se si analizzano i dati secondo il grado di formazione, salta facilmente agli occhi che i maggiori consumatori di cultura sono le persone che già in partenza hanno un elevato livello culturale. La differenza maggiore è sulla frequenza. Per esempio, per la visita regolare (7 o più volte l’anno) a monumenti e siti storici o archeologici, la differenza varia dal 4% del gruppo con la sola scolarità obbligatoria al 24% del gruppo con una formazione universitaria.
Ad incidere sul consumo culturale è ovviamente anche il reddito, e lo si nota per tutti i generi di offerta, anche se tale influenza è meno marcata ad esempio per i concerti e gli spettacoli musicali in genere, come pure per il ballo e soprattutto la visita alle biblioteche.
Non va inoltre dimenticata la differenza nel consumo culturale rappresentata dall’età. Se ad andare a teatro e a visitare monumenti e siti sono soprattutto le persone dai 45 ai 59 anni, i giovani dai 15 ai 29 anni sono i maggiori frequentatori delle sale cinematografiche, ma anche dei festival, dei concerti e degli spettacoli musicali in genere. I giovani battono tutti gli altri gruppi d’età anche nella frequenza delle biblioteche e sono tra i maggiori visitatori di monumenti e siti storici e archeologici.
Questi dati si riferiscono all’intera popolazione residente in Svizzera. Il campione su cui si è basata l’indagine statistica, pur consistente, non consentiva di ottenere risultati differenziati per singole nazionalità, ma si può supporre che gli italiani possono riconoscersi, per la maggior parte delle caratteristiche rilevate, nelle medie ottenute. Del resto, secondo i responsabili dell’indagine, nel complesso «non si osservano grandi differenze tra svizzeri e stranieri, salvo per gli spettacoli teatrali e in misura minore per i concerti e altri spettacoli musicali». Si tratta di un ulteriore indicatore dell’alto grado d’integrazione della collettività italiana nella società svizzera.
Confronto con l’Italia
Non è possibile fare un confronto diretto tra la Svizzera e altri Paesi, perché non è stata effettuata un’indagine identica, con le stesse domande, e contemporanea a livello internazionale. E’ tuttavia possibile un confronto approssimativo ma significativo con i Paesi europei, perché nel 2007 nell’Unione europea (UE27) è stata realizzata un’indagine analoga. In entrambe le inchieste, infatti, si è fatto riferimento a un concetto ristretto di «cultura», ossia una serie di luoghi, istituzioni ed eventi frequentati fuori casa (assistere a un concerto, andare a teatro, partecipare a festival, visitare musei e gallerie d’arte, recarsi in biblioteca, andare al cinema, ecc.) e attività cui il singolo individuo si dedica a livello amatoriale (come suonare uno strumento, dipingere, ecc.).
Pur non trattandosi della stessa indagine, mettendo a confronto i dati svizzeri con quelli medi europei (vedi grafico) emergono alcune somiglianze e differenze significative, soprattutto se il confronto avviene con i maggiori Paesi confinanti con la Svizzera.
Dalla tabella si nota chiaramente che i dati riguardanti gli svizzeri sono molto simili a quelli dei tedeschi, mentre le maggiori differenze si osservano nei confronti con l’Italia. Per la frequenza del teatro, ad esempio, al 42% degli svizzeri corrisponde solo il 26% degli italiani, ma il 37% dei tedeschi (e il 32% della media europea). Se il 67% degli svizzeri assiste a concerti, la proporzione degli italiani è meno della metà (31%) e quella dei tedeschi del 42% (media europea: 37%). Anche nella visita a monumenti e siti storici o archeologici gli svizzeri (66%) superano di molto gli italiani (49%), ma di pochissimo i tedeschi (65%; media europea: 54%). Solo nella frequenza di spettacoli di ballo o danza, italiani (20%) e svizzeri (20%) presentano gli stessi valori.
Sulla base di questi dati non è possibile ricavare un quadro completo delle attività culturali praticate dagli svizzeri o dagli italiani, tedeschi o francesi, e tantomeno stabilire il «livello culturale» di questi popoli. Eppure si tratta di indicazioni significative sugli «orientamenti» culturali delle popolazioni analizzate e soprattutto sulla «pratica» di alcune importanti attività culturali.
Pur con tutte le riserve che è necessario fare sulla generalizzazione dei dati e sul loro significato, risulta nondimeno inevitabile osservare che gli italiani, che pure sono immersi da sud a nord in un ambiente fortemente caratterizzato dall’arte e dalla cultura, non si segnalino affatto per le loro attività culturali nel tempo libero. Su nove caratteristiche rilevate a livello europeo, solo in due superano di poco la media europea, nella frequentazione di sale cinematografiche e nell’assistere a spettacoli di danza o ballo.
Di recente si assiste tuttavia ad una maggiore frequentazione di festival, eventi culturali, musei e mostre, da parte soprattutto di un pubblico giovanile. Questa tendenza fa ben sperare, ma è ancora tutta da verificare.
E’ possibile che gli italiani, poco amanti delle attività culturali fuori casa, siano invece appassionati d’arte e di cultura dentro casa?
E’ possibile, ma con qualche riserva. Gli italiani sono sicuramente grandi consumatori di cultura (evidentemente non nel senso definito pocanzi) in televisione e alla radio (74%), di poco al di sotto della media europea (78%) e dei tedeschi (78%), ma al di sopra dei francesi (64%). Un evento culturale come la presentazione in televisione della Divina Commedia da parte di Roberto Benigni ha avuto milioni di spettatori per diverse serate. Gli italiani inoltre amano molto la musica, soprattutto il «pop italian style», ma anche il pop internazionale.
Gli italiani, invece, non sono grandi lettori di libri (63%) e si collocano ben al di sotto dei tedeschi (81%), dei francesi (71%), degli austriaci (79%) e della media europea (71%). «In Italia – ha detto qualche giorno fa il ministro dei beni culturali Bondi – abbiamo pochi che leggono moltissimo e molti che leggono poco. Questo divario va superato perché è anche un problema che incide direttamente sullo stato della democrazia nel Paese». Per rimediare al distacco che separa l’Italia dalla media europea, la Presidenza del Consiglio ha avviato recentemente una campagna da 2,4 mio di euro per promuovere la lettura in Italia. Grazie all’adesione dei ministeri dell’Istruzione e dei Beni culturali è auspicabile che fin dall’età scolare gli italiani imparino a coltivare l’interesse e il gusto per la lettura. Ma l’esempio dovrebbero cominciare a darlo gli adulti.
Giovanni Longu
Berna 8.7.2009

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