CEFALONIA: IL RICORDO DI MARCELLO VENTURI NON PUO’ PRESCINDERE DALLE INESATTEZZE STORICHE DEL SUO ‘BANDIERA BIANCA A CEFALONIA’

In relazione al Convegno in ricordo di Marcello Venturi che si tiene ad Ovada ho scritto al Settimanale ‘L’ANCORA’ di Acqui Terme quanto segue:

Leggo su l'Ancora del 26 c. m. ( http://www.lancora.com/09/2009-06-28/art_ov_01.html) la notizia del Convegno a Ovada in ricordo di Marcello Venturi cui vorrei aggiungere alcune brevissime considerazioni.
Io conobbi Venturi nel 2003 a Cefalonia in quanto ero Relatore -come lui- in un Convegno indetto ad Argostoli sulla vicenda ed ebbi modo di rilevarne l'assoluta imparzialità e distacco di storico dagli eventi toccati alla div. Acqui culminati nella sua frase “ma che resistenza e resistenza, i soldati volevano tornare a casa” riferita all'atteggiamento mentale della truppa in quelle difficili giornate.
Non ho logicamente testimoni di detta 'chiacchierata' cefalonita ma penso che la vedova dello scrittore non possa non essere al corrente di quanto pensasse in proposito il compianto Marcello con il quale feci il viaggio di ritorno in aereo seduto accanto a lui discutendo a lungo dell'argomento.
Detto questo penso sia onesto rilevare -ciò che spero sia fatto nel convegno- che il suo libro “Bandiera bianca a Cefalonia” è un ottimo romanzo 'storico' ma NON è un libro di storia -come mi sembra che tale Ballerini intenda dire- perchè 'datato' e risalente ad un periodo in cui la documentazione sugli avvenimenti era fortemente incompleta. Basti dire che esso prescinde -forzatamente- da documenti come la 'Relazione” scritta nel 1948 dal t. col. Picozzi che si recò nell'isola con una Missione Militare italiana ed accertò una serie di dati di cui egli stesso consigliò alle Autorità Militare 'l'insabbiamento' per non compromettere il buon nome delle FFAA:

La sua Relazione fu infatti 'secretata' e io ne parlai proprio nel corso di quel convegno.
Il libro di Venturi prescinde inoltre dalla documentazione importantissima contenuta negli atti del processo tenutosi nel 1956/57 contro i cd 'responsabili 'italiani' che costituisce un'immensa fonte di informazioni a prescindere dall'esito scontato (addirittura proscioglimento 'istruttorio' degli stessi) del procedimento così come non potè fare riferimento agli Elenchi dei Caduti della Div. Acqui da me scoperti nel 2005 all'Uff. Storico dai quali risulta incontestabilmente che i Caduti a Cefalonia furono meno di un quinto dei presunti 9/10000 di cui ci si ostina ancora oggi a parlare malgrado io ne abbia dato conto nel mio ultimo libro I CADUTI DI CEFALONIA: FINE DI UN MITO ed. Ibn Roma 2006.
Continuare a parlare -come mi sembra abbia fatto Ballerini in un suo saggio- di 10.000 morti mentre i Caduti in battaglia furono circa 1300 e i fucilati DOPO la resa meno di 400 (quattrocento) e quasi tutti Ufficiali, mi sembra sia un'operazione antistorica e se i dati sono conosciuti da chi la compie addirittura contro la storia.
Non entro ovviamente nel merito degli altri aspetti della multiforme attività letteraria di Venturi e mi limito unicamente ai rilievi su esposti augurandomi che siano recepiti da chi di dovere.
Con i migliori ossequi

avv. Massimo Filippini
orfano del magg. Comandante il Genio della div. Acqui Federico Filippini trucidato il 25 settembre 1943 dai tedeschi*

*Alla Sua memoria il Comune di Roma ha intitolato una via cittadina

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