“Dagli atti del processo in corso a Verona a carico di Umberto Bossi e altri emergerebbe in particolare che nel 1996 un cittadino di nome Roberto Maroni, c'è da augurarsi solo omonimo dell'attuale ministro dell'Interno, era portavoce del sedicente Comitato per la liberazione della Padania, nonché responsabile del reclutamento della Guardia nazionale padana”. Lo afferma il senatore del PD Gianrico Carofiglio.
“La costituzione, infatti – aggiunge – così come emergerebbe dalle pagine dell'inchiesta, di un servizio d'ordine in camicia verde di un governo autoproclamato è qualcosa che suscita non pochi dubbi di compatibilità con l'ordine costituzionale ed è tale la ragione dell'approfondito lavoro della magistratura veronese.
“Da una lettera a firma del medesimo Roberto Maroni – sottolinea il senatore del Pd – inviata a tutte le sezioni della Lega Nord, emergerebbe inoltre che la Guardia padana aveva un carattere segreto e riservato, al punto che veniva prescritto che nessuna documentazione dell'avvenuto reclutamento fosse conservata all'interno delle sezioni della Lega Nord”.
“E' altresì interessante – prosegue – che l'ex presidente della Camera Irene Pivetti, interrogata come teste dal procuratore di Verona, avrebbe dichiarato di aver appreso dall'imputato Bossi che l'esistenza della Guardia padana era così motivata: “quando un popolo si sveglia ha bisogno del suo esercito”.
“E' evidente – conclude Carofiglio – che la creazione di gruppi con caratteristiche paramilitari è un pericolo per la sicurezza del Paese ed è vietata dalla nostra Carta costituzionale. Su questo credo che non possa esimersi dal concordare qualsiasi ministro dell'Interno della Repubblica, ad iniziare dall'attuale titolare del Viminale che, ne siamo certi, farà sentire la sua voce istituzionale di dura condanna”.