di Fabio Pinelli
La mostra che si è appena conclusa nella Temporäre Kunsthalle di Berlino ci dà la possibilità di riassumere il lavoro che l’artista inglese (Epson GB.1967) porta avanti ormai da un decennio. Il lavoro di Simon Starling conosciuto in Italia attraverso realtà istituzionali come la Biennale di Venezia (sezione “Sistemi individuali” curata da Igor Zabel 2003), riguarda l’intervento dell’uomo e della tecnologia umana sui materiali della natura: antropocentrismo, teknè e metamorfosi sono quindi le coordinate su cui il suo pensiero ermeneutico si sviluppa rovesciando il senso del ready made duchampiano ed aprendo finestre a ritroso sui processi di fabbricazione dell’opera.
La mostra si compone di tre installazioni, due già presentate al pubblico (Kakteenhaus,2002 e Plant Room 2008) e Under Lime (2009) appositamente commissionata per l’edificio che nel 2010 lascerà il posto al Forum Humboldt per l’arte contemporanea. Opera site-specific, Under Lime è essenzialmente un ramo tagliato ed innestato dall’artista su di una trave del soffitto. i Tigli (Lime in inglese, Linden in tedesco) sono quelli che danno il nome al famoso viale [Unter den Linden] che corre accanto allo spazio espositivo. La stessa sega elettrica servita per il taglio del ramo è esposta in mostra defunzionalizzata poiché divenuta paranco di sostegno. Attraverso questo modesto atto di trapianto, Starling ci invita al semplice rimando che la tradizione ha assegnato al tiglio: simbolo di unità familiare, saggezza e giustizia, la totalità degli alberi del viale fu abbattuta dai nazionalsocialisti per offrire una maggiore visibilità alle parate di propaganda e vennero ripiantati solo nel dopoguerra. Ecco che l’installazione offre non solo uno sguardo ulteriore sul passato con cui la Germania cerca ancora oggi di venire a patti, ma instaura un equilibrio (precario?) tra esterno ed esterno, tra cultura e natura.
Così avvenne al MACRO di Roma per la mostra curata da Danilo Eccher nell’estate del 2003 dove i modelli botanici in metallo realizzati nei primi del Novecento dal fotografo e naturalista tedesco Karl Blossfeldt, vennero riprodotti da Starling in alluminio ed inseriti all’interno di teche in vetro allusive di contesti didattico-museali. Attraverso l’analogia con i pezzi di una bicicletta e le piante riprodotte con lo stesso materiale, si induceva lo spettatore a un simile processo logico-comparativo tra natura e tecnica.
Infestation Piece (Musseled Moore). Nel 2006/2008 Starling lavora strutturando ulteriormente il suo intervento artistico. Parte da un fatto storico: una statua in bronzo di Henry Moore, Il guerriero con scudo, del 1953-4 e il suo acquisto da parte della Galleria d’arte di Toronto nello stesso anno. Per Moore l’idea del guerriero ebbe origine grazie a: “una semplice pietra raccolta nell’estate del ‘52 mentre camminavo su una spiaggia. Mi ricordò ciò che Leonardo Da Vinci aveva scritto in uno dei suoi taccuini: un pittore poteva trovare la sua scena di battaglia anche nella forma di un lichene che cresce sui muri. […] Dopo avere avuto diverse metamorfosi -continua Moore- la figura del guerriero ha assunto una postura che ricorda il suo esser ferito ma certamente non sconfitto. La sua forma può essere inoltre connessa ai sentimenti che noi tutti abbiamo avuto verso il nostro paese [Il Regno Unito n.d.r] durante i momenti più cruciali dell’ultimo conflitto mondiale”.
Ironicamente il guerriero seduto di Moore, rappresentativo dello spirito patriottico britannico, arrivò in Canada grazie all’intervento dello storico dell’arte, e poi direttore del prestigioso Courtauld Institute, Sir Anthony Blunt, la cui opera di spionaggio a favore dei servizi segreti sovietici durante la seconda guerra mondiale fu pubblicamente denunciata nel 1979 da Margaret Thatcher con un discorso nella House of Common che costò all’insigne studioso il pubblico disprezzo e l’infamia di tradimento.
Simon Starling con metodo warburghiano ci conduce parallelamente in un vertiginoso flusso di notizie d’archivio. Ma lentamente il fulcro della sua indagine diventa chiaro: così come apprendiamo che la migrazione dei mitili zebrati (Dreissena polymorpha), i quali apparvero per la prima volta nel lago St.Claire in Canada nel 1988, infestarono in tempi brevissimi praticamente ogni corso d’acqua soppiantando le specie autoctone, la fama di Henry Moore in Canada precluse a molti artisti locali la possibilità di farsi conoscere. Non indenne da polemiche sorte all’epoca, Moore rispose che il nazionalismo così come la politica uccide l’arte (ma non era stato lui a fare del suo guerriero un’epitome del patriottismo?) e in piena guerra fredda la sua opera, grazie all’intervento di una spia inglese marxista e filosovietica, divenne imprescindibile per decine di artisti nord americani i quali dovettero assoggettarsi all’estetica “mooriana” per non soccombere. La capacità fisiologica dei mitili clandestini di filtrare acqua rendendola trasparente e penetrabile in profondità dai raggi solari, è stata però anche la causa dello sviluppo di nuove specie ittiche originariamente non presenti nella della zona dei grandi laghi. Starling immerge nel Lago Ontario una copia del famoso Guerriero di Moore e dopo 18 mesi , nel dicembre del 2007, lo fa riemergere presentandolo al Power Plant di Toronto completamente ricoperto dai mitili originariamente autoctoni del fiume Dniepr in Ucraina.
Per Starling non c’è causa senza effetto, i giochi di potere, gli eventi economici, sono le cause riscontrabili in forme che si assuefanno, soccombono, predominano o semplicemente migrano sempre determinando altre mutazioni e processi di trasformazione culturale. In questo Starling può essere chiamato un artista Darwiniano.
Infestation Piece (Musseled Moore) è un’allegoria ironica del divenire storico che attraverso la continua e incessante ibridazione culturale svela i rigidi contorni di ideologie, credi e manovre geo-politiche i cui promotori, fregiandosi di una metafisica dell’origine, non si accorgono delle loro stesse metamorfosi attraverso il tempo e lo spazio.
Art a part of culture