di Alessio di Florio
Oggi, per instaurare un regime, non c’è più bisogno di una marcia su Roma né di un incendio del Reichstag, né di un golpe sul palazzo d’Inverno. Bastano i cosiddetti mezzi di comunicazione di massa: e fra di essi, sovrana e irresistibile, la televisione. (…) Il risultato è scontato: il sudario di conformismo e di menzogne che, senza bisogno di ricorso a leggi speciali, calerà su questo Paese riducendolo sempre più a una telenovela di borgatari e avviandolo a un risveglio in cui siamo ben contenti di sapere che non faremo in tempo a trovarci coinvolti.
(Indro Montanelli)
Mercoledì 25 marzo Roberto Saviano è stato ospite della prima serata di RaiTre. Il noto scrittore e giornalista, in due ore circa, ha analizzato e denunciato i meccanismi omertosi e mediatici che permettono alla camorra campana di essere 'O Sistema. Un fitto intreccio di omissioni, notizie svelate o nascoste, codici e linguaggi simbolici ed ambigui.
Come giustamente sottolinea Beppe Grillo siamo nel pieno della terza guerra mondiale, quella dell'informazione. Sono tanti, tantissimi i casi e le vicende manipolate da televisioni e giornali, creando così una realtà artificiale.
Spesso non serve dire il falso, basta solo presentare (o non presentare) le notizie in maniera diversa. Gli ultimi mesi ne sono l'ennesima, lampante dimostrazione.
Lo stupro di 'San Valentino' e il processo mediatico agli innocenti
Poco più di un mese fa tutti i giornali strillavano a nove colonne “Arrestati gli stupratori di San Valentino”. Per settimane, a tutte le ore, ci hanno mostrato i volti dei due romeni, scavando nel loro passato, indagando sulla loro vita privata. Ci hanno raccontato che il caso era stato risolto brillantemente, hanno elogiato le nostre forze dell'ordine celeri e ligi (peccato che uno è stato consegnato dagli abitanti di un campo di Livorno e l'altro l'ha arrestato la polizia rumena con un blitz di poche ore …), che le prove erano schiaccianti. Poi, improvvisamente, una mattina ci siamo svegliati e abbiamo scoperto che non c'erano prove, che il test del DNA aveva scagionato senza ombra di dubbio i due arrestati. E di che si è cianciato prima allora? Cosa ci hanno raccontato?
La distruzione del CIE di Lampedusa e il silenzio sulle carenze strutturali
Ricordate l'incendio scoppiato nel CIE di Lampedusa? Le fiamme e la distruzione? Ci hanno raccontato, con dovizia di particolari (pescati non si sa da dove) che la rivolta e la devastazione sarebbero stati portati da 100 marocchini, aggiungendo due giorni dopo che erano stati arrestati 20 senegalesi. Ora, al di là del fatto che è impossibile sapere la nazionalità di persone di cui non è accertata l'identità personale, i due dati stridono a colpo d'occhio. Questo in prima pagina. Molte pagine interne, in alcuni casi due righe sul sito web, hanno aggiunto molti giorni dopo che il centro non rispettava i requisiti minimi edilizi e che, addirittura, i materiali utilizzati erano altamente infiammabili. La legge prescrive che siano ignifughi.
E, in pagine ancora più interne (ma su ancor meno quotidiani), è uscita la notizia della tragedia sanitaria esplosa drammaticamente e denunciata da alcuni europarlamentari due giorni prima dell'incendio.
Pino Masciari[1]. Abbandonato dallo Stato perché testimonia la ribellione al racket
Gomorra ha permesso a Saviano di avere notorietà e visibilità. Ne siamo ben felici per lui e per le sue denunce. Lo merita. In un panorama desolante di lacché e cicisbei il suo libro è stato un bellissimo raggio di sole. Ma molti, moltissimi sono e rimangono nell'ombra, rischiando ogni giorno la vita senza avere la minima visibilità. Ricordate alcuni mesi il clamore suscitato dalla decisione della Confindustria siciliana di espellere chi non rifiutava di pagare il pizzo? Una decisione che trovò l'approvazione da ogni parte della Penisola. A tutti apparve una decisione coraggiosa e meritoria di applausi. Sarei curioso di sapere quante persone hanno pensato a Pino Masciari, imprenditore calabrese che il racket l'ha sfidato anni fa, in totale solitudine. Pino non soltanto si è rifiutato di pagare il pizzo ma è andato oltre. Ha denunciato nomi e cognomi di chi lo ricattava. Ha perso la propria azienda e non si è arreso. Si è offerto di testimoniare e di far conoscere la sua storia. Viene invitato da scuole, associazioni, parrocchie, comuni. E lo Stato gli revoca la scorta. Rileggiamo la storia di Pino e poi torniamo sulla scelta di Confindustria Sicilia …
Il Giornale di Sicilia, la scoperta della parola mafia oggi. E gli omicidi di ieri.
Il Giornale di Sicilia è il più importante quotidiano dell'isola. Il proprietario è Mario Ciancio Sanfilippo. Il noto quotidiano ha scoperto, in un trafiletto interno, soltanto negli ultimi anni la parola mafia. Per decenni è stato pubblicato, tutti i giorni, senza che queste 5 lettere siano mai uscite in questa sequenza, m-a-f-i-a. 23 anni fa accusò i membri della Consulta Antimafia di Palermo di essere “quattro fanatici che non rappresentavano nessuno”[2], senza farsi scrupolo di pubblicarne nomi, cognomi e indirizzo di casa … Erano gli anni in cui Francesco Cossiga, lo stesso che oggi da 'Presidente Emerito della Repubblica Italiana' si augura che in piazza muoiano donne e bambini e che vengano assaltate le curie, definiva in maniera sprezzante Rosario Livatino 'il giudice ragazzino', e sappiamo tutti come è finita …
L'assassinio di Dax[3]. Un uomo libero e generoso, non un balordo.
La sera del 16 marzo 2004 Davide Cesare, soprannominato Dax, si trovava nel pub Tripotà di Rho, una cittadina alle porte di Milano. Passata la serata decide di uscire. Fatti pochi passi viene accoltellato da due uomini, padre e figlio. La sera stessa morirà. I suoi amici, giunti disperati al pronto soccorso dell'ospedale San Paolo, vengono accolti da mazze ferrate e pestati da agenti di polizia. Davide era attivista del centro sociale Orsa. I suoi assassini simpatizzanti dell'estrema destra. Dax era un ragazzo di 24 anni, generoso e solidale con gli altri nonostante la vita con lui non fosse stata altrettanto magnanima. Ogni giorno 12 ore di lavoro duro, ma sempre pronto ad aiutare chi rimaneva senza casa e subiva un'ingiustizia. E' morto perché il suo impegno, il suo cuore pulsante di umanità e amore, davano fastidio a qualcuno. Il giorno dopo, su alcuni quotidiani (molti non hanno minimamente pubblicato la notizia) il titolo fu 'Rissa tra balordi con morto. Disordini all'ospedale'.
Carlo Ruta[4], Agostino Fera, i Lions in Parlamento.
Due legislature parlamentari fa fece scalpore un'interrogazione parlamentare. Rivolgendosi al Ministro di Grazia e Giustizia si chiedeva come fosse possibile che ad un magistrato di Ragusa era consentito di essere iscritto alla locale sezione dei Lions. Un noto quotidiano (subito seguito da altri) ha accusato il parlamentare e il suo partito di essere razzisti, arroganti, supponenti, intolleranti. Messa così avrebbe perfettamente ragione. Anche perché il quotidiano ha tiratura e diffusione nazionale e tutti possono leggerlo e conoscere le sue pubblicazioni. Cosa che non accade a Carlo Ruta, storico e giornalista ragusano. E leggendo le inchieste di Carlo scopriamo che la realtà è molto diversa. Scopriamo così che il magistrato è Agostino Fera, da trent'anni in servizio presso la stessa procura (anche se la legge prescriverebbe diversamente …) e varie volte accusato di aver affossato indagini contro noti esponenti di cosche mafiose. Fera è stato oggetto di censura persino dalla Commissione parlamentare antimafia per come ha condotto le indagini sull'assassinio del giornalista de L'Ora di Palermo Spampinato (per il quale fu condannato il figlio del procuratore capo dell'epoca, e diretto superiore di Fera stesso). I Lions, l'associazione da lui frequentata nota come di fortissime simpatie massoniche, è il luogo dove Fera quotidianamente incontra imprenditori, liberi professionisti, politici in odor di mafia, sul cui conto le indagini da lui portate avanti sono oggetto di critica, censure e forti sospetti di insabbiamento.
Le domeniche affollate di Tosi. Grazie Mao!
Basta poco per cambiare le notizie. Basta lasciarle attendere qualche mese, magari presentare insieme notizie avvenute a distanza di tempo ma che conviene accostare. E magari dare meno risalto ad alcuni aspetti. Alcuni mesi fa Mao Valpiana[5], direttore di Azione Nonviolenta, realizzò una bella inchiesta sulle domeniche del sindaco di Verona. E scoprendo come notizie di mesi furono date, regolarmente, per alcune domeniche. Sempre in tempo per i titoli dei Tg …
Marco Amenta e Rita Atria. Solita storia all'italiana
E' di queste settimane la notizia che, undici anni dopo il primo film, è uscito il nuovo film del regista Marco Amenta sulla vicenda di Rita Atria. Bellissima e lodevole iniziativa presentata così. Aggiungendo però l'altro risvolto della vicenda è probabile che il giudizio cambi. La famiglia di Rita[6] ha fortemente protestato con il regista per la sua conduzione della vicenda. A partire dalla compromissione della loro sicurezza personale, mostrando volti e facendo conoscere dettagli della loro vita privata, e dalla manipolazione della vicenda. Al contrario di quanto il regista sul Corriere della Sera ha affermato, don Luigi Ciotti non soltanto non approva il suo operato ma si è schierato decisamente, sin dall'inizio, con la famiglia Atria.
Le intelligenze non si lobomotomizzino mai ai media.
Si potrebbe andare avanti per ore, narrare le storie di Pino Maniaci[7] che rischia il carcere per aver realizzato e documentato centinaia, se non migliaia, di denunce contro potentati mafiosi. Marco Benanti[8] cacciato dall'ANSA per le proprie inchieste. Gioacchino Genchi, fermato dalla Commissione parlamentare sui servizi segreti appena si è accertato che stava investigando su Francesco Rutelli. Presidente della commissione. Potremo tornare sul caso del covo di Totò Riina[9] e sulle manipolazioni di Marco Travaglio e Attilio Bolzoni. Tanto ci sarebbe da aggiungere sulla speculazione edilizia e finanziaria in Abruzzo, dove la cementificazione delle foci dei fiumi e delle coste[10] e la devastazione di alcuni tra gli angoli più belli, suggestivi e anche commoventi, viene definita “valorizzazione e riqualificazione del territorio”. Ma il concetto fondamentale resta sempre quello. L'insegnamento di Aldo Capitini, Gandhi, Martin Luther King, Pippo Fava, Peppino Impastato e molti altri. La verità, per quanto antica come le montagne, ha bisogno di gambe, braccia e bocche. Non c'è nulla di più facile della manipolazione mediatica per accusare e distruggere. L'intelligenza e la coscienza critica sono le armi nonviolente a disposizione per smontarle. Quando leggiamo i giornali e ascoltiamo la televisione ricordiamoci che siamo sotto una centrale nucleare esplosa. Attenti alle radiazioni! (ildialogo.org)
[1] http://www.pinomasciari.org
[2] http://www.girodivite.it/La-Catena-di-San-Libero-13,5076.html
[3] http://www.inventati.org/sanpaolo
[4] http://www.leinchieste.com
[5] lists.peacelink.it/nonviolenza/2008/07/msg00006.html
[6] http://www.censurati.it/?q=node/3863
[7] http://www.telejato.it
[8] http://cyberfreedom.olografix.org/doc/benanti.pdf
[9] http://www.peacelink.it/editoriale/a/15185.html
[10] http://icolibri.blogspot.com/2009/01/rocca-san-giovanni-turismo-vista.html