Le opere che Marco Goldin ha scelto per questa grande mostra scandiscono gli sviluppi di una vicenda tra le più ricche del Novecento italiano, dilatata in uno spazio vastissimo. Una pittura che, dopo una prima adesione al Neorealismo, si trasforma sia nell’uso dei colori, che si fanno sempre più stridenti, sia nelle forme che si aggrovigliano sempre più in filamenti grafici. Dall’attenzione per la grafica rinascimentale tedesca deriva quello che diverrà un tratto caratteristico della pittura di Zigaina: l’importanza del segno e dell’orditura grafica e la conseguente capacità di inserire l’oggetto nello spazio dell’immaginazione pura. Un segno grafico non gratuito ma significante, nel senso che avvia e promuove un’operazione conoscitiva nella ricerca della necessità dell’immagine. Ecco perché l’immaginazione, nei quadri di Zigaina, non è mai vaga o indefinita. Esiste sempre un fitto dialogo tra necessità di conoscenza e soluzioni pittoriche, esemplificate dal procedimento usato dall’artista: il ritornare con il colore sui grandi fogli stampati, creando così un complesso gioco di rimandi. Questa mostra è, per qualità oltre che per qualità delle opere scelte, la più ampia che sia mai stata dedicata a Zigaina. Per essa Goldin ha voluto i grandi capolavori, tutti i capisaldi dei diversi momenti del percorso artistico del maestro, ottenendo prestiti da molti musei italiani, da alcune istituzioni straniere e da collezioni private. In mostra figureranno anche importanti inediti degli anni ’40, periodo iniziale dell’attività di Zigaina, che faranno da apripista ad un percorso espositivo ricchissimo ed altrettanto selezionato. A suggello di questa sua mostra, Zigaina ha voluto porre una grande opera realizzata in questi mesi proprio pensando a Villa Manin.
Di rilievo anche il catalogo (edito da Linea d’ombra libri) che accompagnerà la mostra. Vi saranno pubblicato una intervista di Goldin con il maestro seguita da saggi di Fabrizio D’Amico sugli esordi di Zigaina, di Antonio Del Guercio sulla stagione del realismo, di Guido Giuffrè sul momento informale ed impressionista, di Mauro Corradini sugli anni ’60 e di Marco Vallora sulla più recente produzione.
Giuseppe Zigaina è uno dei più importanti e significativi pittori italiani del Novecento. Nato a Cervignano del Friuli nel 1924, a undici anni entra nel collegio di Tolmin (Slovenia) e vi rimane fino all'8 settembre 1943. Instancabile disegnatore da bambino, Zigaina comincia giovanissimo a dipingere e, appena diciannovenne, espone alla Fondazione Bevilacqua La Masa. Fondamentale per lui l'incontro nel 1946 con Pasolini con cui stabilisce profondi legami umani artistici destinati a sopravvivere alla morte del poeta. Nel 1948 espone alla Galleria del Cavallino a Venezia e alla Biennale. Nel 1949 espone a Roma alla Galleria d'Arte Moderna e vince il premio ISA. Nello stesso anno realizza tredici disegni per Dov’è la mia patria, una raccolta di poesie di Pasolini. Nel 1950 ottiene il premio Fontanesi alla XXV Biennale di Venezia. Nel 1953 dirige 1953. Primo maggio a Cervignano, un lungometraggio diffuso dalla RAI ventisette anni dopo. Nel 1955, in occasione di una sua mostra alla Galleria del Pincio, a Roma, Pasolini scrive per lui il poemetto Quadri friulani, contenuto, due anni dopo, nel volume Le ceneri di Gramsci. Si stacca intanto progressivamente dal neorealismo, volgeno i suoi interessi alla Nuova Oggettività tedesca. Nel 1958 per la casa editrice tedesca Volk und Welt esegue cinquantadue disegni per Pisana oder Bekennntnisse eines Achtzigjahringen, traduzione tedesca delle Confessioni di un ottuagenario di Ippolito Nievo. Nel 1960 ottiene il premio Ginori per la personale alla XX Biennale internazionale d'arte di Venezia. Nel 1962 viene invitato a far parte della Società Europea di Cultura e dell'Accademia San Luca di Roma. Tra la fine degli anni Cinquanta e i primi Sessanta tutta una serie di prestigiose partecipazioni in Italia e all’estero. Nel 1965 comincia a sperimentare l’incisione, una tecnica, nella declinazione dell’acquaforte in particolare, che diventerà sempre più importante nella sua produzione. Nel 1968 collabora al film Teorema di Pier Paolo Pasolini e nel 1971, nel Decameron, Pasolini gli affida la parte del “frate santo” che confessa Ciappelletto. Nel 1974 vince il premio speciale della Biennale internazionale della grafica di Firenze e, sei anni dopo, il premio speciale della giuria della IV Biennale internazionale della grafica di Mulhouse. Nel 1984 inizia un periodo di insegnamento all'Art Institute di San Francisco e presenta ufficialmente alla Berkeley University la sua teoria rivoluzionaria sulla morte/linguaggio di Pasolini. Nel 1987 esce il primo libro su Pier Paolo Pasolini, Pasolini e la morte. Mito, alchimia e semantica del “nulla lucente. Nel 1989 gli viene dedicata un’importante mostra al Palazzo dei Diamanti di Ferrara. Nel 1992 il Grand prix Alpe Adria di Lubiana. Nel 1995 per i tipi di Electa esce una grande monografia in due volumi dedicata alla pittura e all'opera incisoria curata da Marco Goldin. Marsilio editore gli pubblica Hostia. Trilogia della morte di Pier Paolo Pasolini e quattordici racconti autobiografici intitolati Verso la laguna. Nel 1998 vince il Premio Terni per la cultura. Nel 1999 Marsilio pubblica il pamphlet Pasolini. Un'idea di stile: uno stilo! opera riassuntiva degli studi su Pasolini. Nel 2000 esce Temi e treni di Pier Paolo Pasolini. Un giallo puramente intellettuale, mentre nel 2001 le edizioni del Tavolo Rosso pubblicano un libro d'arte in cinquanta esemplari Giuseppe Zigaina per Friederike Mayrocker con tre acqueforti per ciascuno degli autori.