CITTA’ DI ACQUI: DOPO LE BALLE (SCOPERTE) SU CEFALONIA I COMUNISTI CI PROVANO CON LE FOIBE

Avevo deciso di riposarmi per un po’ dalle consuete battaglie contro il canagliesco impossessamento compiuto dalla Sinistra -previo adeguato travisamento- della triste vicenda della div. ‘Acqui’ a Cefalonia cui, nel 1968 si intitolò un Premio letterario ad Acqui che andò avanti fino allo scorso anno fondato su due falsi storici da me smascherati e finalmente recepiti dall’Organizzazione del Premio come quello dei ‘novemila’ uccisi dai tedeschi nell’isola e dello ‘spontaneo’ rifiuto di cedere loro le armi da parte della ‘Acqui’ tacendo spudoratamente che ciò avvenne per l’ORDINE DI RESISTERE inviato dal Comando Supremo -che fu quindi la causa prima delle morti avvenute- al suo comandante gen. Gandin.
Volevo riposarmi, ripeto, ma di fronte all’ennesima falsità –stavolta sulle FOIBE- di cui si è reso autore il giornalista ultracomunista Franco Giustolisi invitato (proprio lui !) a ricordare il triste evento dall’ Istituto scolastico ‘Parodi’ di Acqui sono tornato sulla mia decisione ed eccomi di nuovo a scrivere di quest’ennesimo tentativo di corrompere la nostra storia patria in termini analoghi a quelli usati per l’altra vicenda.
Stavolta però il mio compito è di molto agevolato per il grado notevole di conoscenza sulle Foibe che, con grande soddisfazione, ho riscontrato esservi tra i giovani studenti di Acqui cui è toccata in sorte la ‘purga’ inferta loro per bocca del predetto esponente della sinistra che ben a ragione può definirsi uno ‘stalinista’ per di più specializzato nella scoperta di ‘armadi’ più o meno vergognosi ma tutti indistintamente privi di qualsiasi rilevanza storica come ho più volte rilevato e scritto
(v.
Stante ciò mi limito a riportare quanto scrissi, dopo aver letto la notizia, al Comune di Acqui facendolo seguire da un commento sulla ‘conferenza’ scritto in modo ineccepibile da alcuni studenti dell’ Istituto ‘PARODI’ di Acqui dove lo scempio è avvenuto.

“Il settimanale L’ANCORA di Acqui ad opera di G. Sardi, ha dato notizia -con gran risalto- dell’evento che il 10 prossimo vedrà il giornalista comunista Giustolisi tenere banco ad Acqui parlando del suo libro ‘L’armadio della vergogna’: in merito invio due allegati che mi auguro siano sufficienti a chiarire l’ingarbugliata questione su cui l’esponente della Sinistra -ben supportato dai suoi compagni- ha avuto buon gioco a spargere veleni contro Magistrati Militari e Ministri del dopoguerra malgrado il fatto che un’apposita Commissione Parlamentare abbia smentito le sue asserzioni come risulta dall’allegato articolo del Pres. Raisi che ha definito l’armadio della vergogna “un’invenzione della Sinistra”. .
A Giustolisi, ovviamente, così come ai gendarmi della memoria annidati nella decrepita e ormai cadente Sinistra storico-culturale ciò non interessa e vanno avanti per la loro strada facilitati purtroppo dall’insipienza della controparte che anzichè reagire a dovere alla reiterazione di calunnie e menzogne, se ne disinteressa -per pigrizia mentale, per ignoranza o per altri disdicevoli motivi- con lo spiacevole risultato di far acquisire proseliti a gente che pur se duramente punita sotto il profilo politico, continua tuttavia ad agire in ambito storico – culturale mostrando la stessa spocchia di un tempo.
Il che francamente è inammissibile e richiede -ex adverso- una presa di posizione netta e precisa invece di generosi inviti da parte di scuole della città di Acqui”.
Massimo Filippini.
6 febbraio 2009

Per finire ecco il commento –quanto mai pertinente ed incisivo- di un gruppo di studenti dell’istituto in questione che fa ben sperare –per il futuro- anche per le menzogne che lo stesso Giustolisi –sempre nel suo libro- ha sparso ai quattro venti su Cefalonia: “Supponiamo ora che venga richiesto, dagli studenti di un liceo, il diritto di riunirsi in assemblea d’istituto, la mattina del 10 febbraio, per commemorare le vittime delle foibe. Supponiamo che questo diritto venga concesso e si offra loro la possibilità di discutere l’argomento con un accreditato studioso della Seconda Guerra Mondiale. Supponiamo pure che, guarda caso, l’accreditato storico in questione sia Franco Giustolisi, un noto esponente della Sinistra, legato ancora a vecchi schemi di partito, abbia all’attivo un libro intitolato “L’Armadio della Vergogna” (evidentemente l’altro armadio dell’altra vergogna l’ha perso nel trasloco) e sia fra gli autori di sessant’anni di verità mutilate e coautore di una putrescente versione politicizzata della storia italiana. Non a caso, infatti, sono così diretto ed esplicito nel raccontare l’abuso commesso martedì mattina, 10 febbraio 2009, tra le ore 12.00 e le ore 13.00, presso il Teatro Ariston, durante l’Assemblea d’Istituto del Liceo G. Parodi, perché di abuso si tratta, quando si sottopone a quattrocento persone (per la maggior parte minorenni) la propria discutibile versione personale della Storia. Perché sostenere ancora, come faceva Palmiro Togliatti nel ’46, che quindicimila infoibati e trecentocinquantamila esuli italiani di Istria e Dalmazia fossero rei fascisti dovrebbe essere un reato, in un paese democratico che ha fatto pace con la propria storia, invece non lo è. Evidentemente, se ancora in Italia un vecchio giornalista consumato, dopo sessant’anni, può sostenere che ci siano state vittime di serie A e vittime di serie B, se ancora non si classificano come crimini di guerra i soprusi e le angherie commesse in quell’oscuro periodo da tutte le parti in gioco e, infine, se ancora si cerca di lavare i propri panni sporchi dimostrando che quelli degli altri sono ancora più sporchi, allora possiamo dirci ancora molto indietro nella lunga strada verso la rappacificazione con la Storia e verso il superamento delle barriere imposte dal particolarismo di fazione, e poco più avanti del Ruanda dopo la guerra fra Hutu e Tutsi. Insomma, predicare il “giustizialismo” e la libertà d’informazione a centinaia di liceali per poi tentare di giustificare i crimini titini raccontando la triste storia dell’italianizzazione forzata della popolazione slava nel ventennio fascista, meriterebbe allora perlomeno un’ulteriore parentesi storica sui soprusi degli slavi, appoggiati dagli Asburgo, sulla popolazione italiana nella seconda metà dell’Ottocento in quei territori; altrimenti sarebbe come sostenere che le giustificazioni storiche della Shoah risiedono nel fatto che molti ebrei (peraltro non avendo potuto possedere nulla per secoli, da sempre perseguitati dai cristiani d’ogni confessione) praticavano l’usura, e ciò sarebbe un’evidente aberrazione. Dunque delle foibe non si è parlato, ma ciò che è davvero incredibile e sconcertante è che si è parlato di tutt’altro, non solo di italianizzazione forzata delle terre slave e di eccidi nazisti, ma addirittura si è arrivati a parlare dei colpi di stato progettati negli anni ’50, ’60 e ’70 da fazioni dell’estrema destra italiana (tra l’altro dimenticando quarant’anni di Brigate Rosse), si è parlato persino della povera vilipesa da tutte le parti Eluana Englaro, di fantomatici golpe berlusconiani, insomma una splendida lectio magistralis di odio politico, di oscurantismo e “negazionismo” veri e propri: un groviglio di sofismi e perifrasi pur di non restituire agli italiani di domani il diritto alla verità, e di non riconoscere a quegli italiani “fuggiti impauriti dalla ventata di libertà di Tito”, com’ebbe il coraggio di affermare Togliatti, il loro sacrosanto diritto alla memoria e al riconoscimento come martiri della patria, proprio come i martiri delle Fosse Ardeatine, della vicina Benedicta, e di innumerevoli altri eccidi e persecuzioni che hanno coinvolto i nostri connazionali. Stupri, sevizie ed efferatezze di ogni genere, dittatura titina e pulizia etnica, nonché implicazioni di Togliatti e del PCI nella politica di Tito, sono state ripetutamente negate pure quando l’assemblea ha finalmente potuto mettere le mani su quel monopolizzato microfono e fare domande inerenti questi argomenti, domande irrisolte, domande senza vere risposte, che però hanno dato una chiara dimostrazione: che non sempre gli studenti italiani sono così ignoranti e impreparati se in alcuni casi sanno tener testa anche ad uno storico che vende la sua versione come oro colato, e che non sempre sono così ingenui e belanti da credere di avere il diritto di strappare arbitrariamente alcune pagine dai loro libri di storia, che sanno guardare oltre l’apparenza regalata su un vassoio d’argento per trovare la verità
“Un gruppo di studenti dell’Istituto Parodi”.
MASSIMO FILIPPINI

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