Qualche centinaio nessuna paura…

Parto da dove c’ero, il 14 febbraio 2009, a Roma per il NO VAT: con un video che attesta che eravamo un migliaio e un altro video che parla di qualche centinaio. Contro chi e cosa?

Poco prima della riunione settimanale del gabinetto, Olmert conferma la visita del Papa a maggio in Israele ma a Viterbo verrà il 6 Settembre e da TusciaWeb ho un’occasione imperdibile: “Dì la tua sulla nuova macchina di Santa Rosa di Vittori”. Dico la mia allora in altro spazio…
Nel primo articolo si dice che “E’ partita alle 16 la la quarta edizione della manifestazione “no Vat” per dire “no” all’ingerenza del Vaticano nella politica e nella società italiana. La protesta, nata per volontà di varie associazioni e collettivi che si sono unite nel coordinamento “FacciamoBreccia”, è partita da piazza della Repubblica ed è proseguita per via Cavour, Fori Imperiali, via delle Botteghe Oscure per poi concludersi con l’arrivo in piazza Campo de’ Fiori. Il coordinamento di associazioni ha deciso di scendere in piazza per ribadire la richiesta di cancellazione dei Patti Lateranensi -il cui anniversario ricorre l’11 febbraio- e per esprimere la volontà di autodeterminarsi nella propria quotidianità e nelle proprie scelte di vita. Gli organizzatori della manifestazione accusano infatti «l’alleanza fra politica istituzionale e Vaticano» di aver consentito il rafforzamento di «politiche familiste, securitarie e proibizioniste» e chiedono più spazio alla laicità…. Nonostante il freddo intenso circa un migliaio di persone hanno aderito alla manifestazione, esibendo scritte e striscioni anticlericali”.
Nel secondo, fornito da “Repubblica“: “Corteo No Vat Centinaia di appartenenti alla rete ‘Facciamo Breccia’, sigla che racchiude organizzazioni gay, omosessuali e partiti politici come quello Radicale, hanno aderito al quarto corteo nazionale No-Vat. Alcuni manifestanti, scandendo slogan contro il Vaticano, hanno issato un cartello con riprodotta una svastica con accanto il volto di papa Ratzinger con i baffi di Hitler… Secondo le forze dell’ordine i partecipanti al corteo sono stati poco più di un migliaio “.
A Vicenza, settemila in corteo: «Non siamo un’associazione a delinquere» Paola Zanca scrive: ” Già, perché a Vicenza, nel cuore del produttivo nordest, c’è un’emergenza democratica. Senza esagerare. C’è una città che da due anni lotta per il diritto a decidere che fare del suo territorio. C’è da perdersi nella catena infinita di sentenze, ricorsi, referendum. Ai vicentini resta un’unica certezza: gli americani possono decidere per loro. O almeno, c’è chi glielo lascia fare. Nomi e cognomi: Paolo Costa, il commissario governativo che segue l’iter per la realizzazione della nuova base americana, ma anche presidente della commissione Ue ai Trasporti, e presidente dell’Autorità portuale di Venezia. A Vicenza, nominarlo, è soffiare fumo negli occhi: in consiglio comunale lo aspettano da mesi, anni oramai. Ma lui non si è mai presentato. Viene, va in prefettura, rilascia qualche dichiarazione alla stampa e se ne va. Per l’ennesima volta, una settimana fa, tre capogruppo della maggioranza e due della minoranza, gli hanno formalmente chiesto di poter visitare il cantiere. Lui ha risposto che dal luglio 2008 sono le autorità americane a dare l’autorizzazione. Non un nome a cui rivolgersi, sull’area del Dal Molin la democrazia è sospesa. La chiamano ormai un’«illegalità legalizzata». Perché lì non c’è una Valutazione di Impatto Ambientale: quasi quasi te la chiedono per aprire una finestra, esageriamo, figuriamoci per un’opera mastodontica, le cui fondamenta affonderanno nel terreno per venticinque metri. L’ultimo episodio di tensione si è verificato martedì, quando gli attivisti del No Dal Molin hanno deciso di provare a bloccare lo stesso la strada verso l’area della base, nonostante la questura non avesse autorizzato la manifestazione. La polizia li ha accolti in assetto antisommossa. E sedici di loro hanno dovuto lasciare i documenti in questura. Tra le ipotesi di reato, c’è quella di associazione a delinquere. Chi si oppone alla base, insomma, farebbe parte di una vera e propria attività di criminalità organizzata. Facinorosi, direbbe qualcuno”.
Poi un breve resoconto della Rete Antifascista Perugina: NO PASARAN Perugia 14 febbraio 2009 Circa un centinaio di compagne e compagni hanno resistito un minuto in più dei fascisti di forza nuova, che si erano dati appuntamento per un comizio super blindato in uno dei quartieri di Perugia più popolato da immigrati. I manifesti con cui forza nuova pubblicizzava il comizio, comunque strappati nottetempo, usavano lo stupro e la crisi per criminalizzare i migranti. Il titolo era: ” E se accadesse a tua figlia?”, sotto la foto di una donna bianca stuprata e alla fine: “comizio-presidio contro l’immigrazione selvaggia che sta portando ad una crisi che minaccia di distruggere ciò che resta del tessuto comunitario di questa nazione”. Un centinaio di compagne e compagni, le donne in prima fila con gli striscioni, si sono diretti verso il presidio di quelle carogne. Lo spiegamento di forze ovviamente era sproporzionato e non per la presenza dei fascisti in borghese (per lo più una decina), quanto per quelli in divisa che li hanno coperti e protetti (il loro presidio era autorizzato, la nostra manifestazione no, ma è stata una nostra scelta politica quella di non farsi imbrigliare nelle maglie della burocrazia di uno Stato di polizia). C’erano la guardia di finanza e i carabinieri in assetto antisommossa più i famigerati G.O.M di Bolzaneto, oltre, naturalmente, alla digos. Nonostante lo sproporzionato schieramento delle forze dell’ordine (che ci hanno praticamente circondato in una piazzetta bloccando il traffico ed impedendoci di essere visibili se non a costo delle botte) abbiamo urlato a squarciagola: “siamo tutti antifascisti”, “lo stupratore non è l’immigrato, ma è il figlio sano del patriarcato” ecc. Dopodiché abbiamo deciso di aggirare l’ostacolo, facendo finta di sciogliere l’adunata e di burlarci di quei mastini con casco e scudo. Dopo un divertente giro per i vicoli senza scagnozzo digossino al seguito, ci siamo avvicinati al presidio-comizio di forza nuova, sorprendendolo da sotto, dall’altra parte della strada e abbiamo scandito ininterrottamente slogan contro quelle merde. Naturalmente i fascisti in divisa (carabinieri e polizia in assetto antisommossa) ci hanno impedito di fare di più, ma la nostra manifestazione era pressoché spontanea e non eravamo preparati qui a Perugia ad affrontare le cariche di quelle bestie. Comunque abbiamo resistito con dignità e combattività, bloccando il traffico con i nostri corpi e i nostri striscioni. Le donne in prima fila hanno sfidato l’ordine di uno Stato che ha assunto il fascismo, il razzismo e lo stupro come perni della sua “sicurezza”, della sua ragione d’essere, della sua “costituzione”. Abbiamo urlato: “preti, militari, fascisti e polizia dalle nostre mutande vi scacceremo via”, “macchè democrazia, ma quale sicurezza, l’antifascismo è l’unica certezza”, “ma quale sicurezza, macchè democrazia, questo è uno Stato di polizia”, “Piazzale Loreto ce lo ha insegnato uccidere un fascista….” ecc. ecc. Finalmente ci siamo riappropriati del nostro territorio, le/i migranti hanno potuto ascoltarci e vederci. Ora sanno che non sono più soli (su uno striscione c’era scritto: ” immigrati, non lasciateci soli con gli italiani!”). Al termine del comizio (in lontananza, ma coperto dalle nostre voci che li hanno salutati al grido di “forza nuova merda vecchia” , “buffoni, buffoni” ecc.) abbiamo cercato di raggiungere la fermata dell’autobus più vicina per andare via insieme, ma le forze dell’ordine ce lo hanno impedito. Quindi abbiamo bloccato un autobus, lo abbiamo occupato e con esso siamo andati via al grido di “tutto il pullman è antifascista”. Questa è soltanto una prima, piccola vittoria, che ci può solo dare il coraggio per proseguire insieme un percorso di liberazione e di rivoluzione antifascista, recuperando gli spazi dell’agire politico dentro questa città, governata dal centro-sinistra, che persegue le stesse politiche securitarie e classiste del centro-destra. Questa è soltanto una piccola vittoria, ma per noi è importante e vogliamo renderne tutte e tutti partecipi. Rete Antifascista Perugina ”
Segue: “Il Movimento Semprecontrolaguerra esprime la sua piena solidarietà all’attivista antirazzista Antonio Pedace, ingiustamente arrestato e accusato di resistenza a pubblico ufficiale nel corso di un operazione di polizia alla stazione dei treni di Siracusa il 24 agosto scorso, volta ad identificare gli immigrati presenti. La “colpa” di Antonio è stata quella di aver chiesto agli agenti di polizia, che stavano facendo un uso sproporzionato della forza (Antonio ha addirittura parlato di spari in aria per intimare gli immigrati presenti ad obbedire ai loro ordini), di trattare gli immigrati in maniera umana. Pertanto, esprimiamo ad Antonio la nostra piena solidarietà di persone che, come lui, odiano il razzismo, in tutte le sue forme, e cercano di combatterlo.”
Nel mentre:
Fiamme in una baracca a Roma, un morto (AGI) – Roma, 14 feb. – Un incendio in una baracca in Via Tommaso Marinetti, nel quartiere Laurentino a Roma, ha causato la morte di un immigrato. Le fiamme sono divampate in serata ed hanno completamente distrutto la baracca dove viveva l’uomo, probabilmente di origine ucraina. I Vigili del Fuoco sono intervenuti con due squadre e dopo aver spento l’incendio hanno rinvenuto il cadavere dell’uomo completamente carbonizzato. Sono ora in corso accertamenti per chiarire le cause del rogo.
Aggrediti due fidanzati nel parco violentata la ragazza di 14 anni Una coppia di ragazzi, lei 14 anni e lui 16, sono stati aggrediti nel tardo pomeriggio da due uomini, probabilmente dell’Est europeo. La ragazza è stata violentata da almeno uno dei due uomini che hanno trascinato la coppia nel parco della Caffarella, sulla via Appia. Il sindaco Gianni Alemanno: “Il questore mi ha confermato lo stupro. Gli aggressori potrebbero essere rom”
S.VALENTINO, 14MILA NONNI INNAMORATI AL PALAEUR CON LA PROVINCIA Balletti, coreografie e soprattutto le canzoni di uno dei simboli della musica italiana, Massimo Ranieri, per festeggiare il San Valentino, la festa degli innamorati che anche quest’anno la Provincia di Roma ha dedicato agli anziani del territorio. E in tanti oggi hanno accolto l’invito del presidente Nicola Zingaretti: oltre 14 mila nonni e nonne che tra oggi pomeriggio e stasera animeranno il Palalottomatica dell’Eur. 240 i centri anziani di Roma e Provincia che hanno aderito all’iniziativa.(omniroma.it)
Morto l’uomo trovato bruciato a Roma. Antonio Landolfi aveva ustioni sul 96% del corpo: ha passato tre giorni di agonia al Caldarelli di Napoli.
Si spera che ce la faccia l’indiano messo al rogo a Nettuno:«Gli abbiamo dato fuoco, marescia’, è vero. Ma era una cosa tanto per fare, uno scherzo… A quello volevamo spegnerlo noi stessi. Sul serio. Solo che il barbone si è spento da solo con le mani. E allora siamo scappati».
“Contaminate 135 persone che abitano vicino fiume Sacco. L’articolo conclude: “sulla vicenda dell’inquinamento della Valle del Sacco, la Regione Lazio è stata presente e proprio grazie al monitoraggio e alle ricerche finanziate dall’Assessorato all’Ambiente è stato possibile verificare l’entità e la gravità delle conseguenze dell’inquinamento. Sbaglia dunque gravemente chi attacca la Regione accusandola di non avere messo in campo strategie efficaci, oppure di avere ritardato le azioni”.
E’ vero abbiamo sotto gli occhi l’entita e la gravità delle conseguenze dell’inquinamento totale, e allora…
Lega: contro la violenza sessuale castrazione chimica: “intervenendo farmacologicamente agli stupratori potrebbe essere definitivamente impedito di ripetere le loro bestialità. In effetti notizie recenti ma anche vecchiotte, testimoniano che gli umani abusano sessualmente delle bestie: “Commercio sempre più vasto dedicato alla sessualità con animali”.
La mia l’ho detta quì, siamo come gli Appesi in attesa degli Accordi delle Chiare Botteghe. Le finestre aperte ci sono, non c’è nulla di oscuro ed eversivo, possiamo rimanere “utenti fiduciosi” nella giustizia democratica e nella sicurezza partecipata.
In nome della Dottrina della Fede o del Segreto di Stato che fà lo stesso: “Nello svolgere questi processi si deve avere maggior cura e attenzione che si svolgano con la massima riservatezza e, una volta giunti a sentenza e poste in esecuzione le decisioni del tribunale, su di essi si mantenga perpetuo riserbo”.
Si agitano solo in qualche centinaio: nessuna paura e sopratutto alcun rumore per Nulla.
Doriana Goracci

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