La rassegnazione dei cittadini romani

Credo che Roma non si sia mai trovata in uno stato di abbandono come il presente. I cittadini romani dovrebbero scendere tutti i giorni in piazza, ma non scendono in piazza neppure una volta al mese, forse neppure una volta l’anno. Sono buoni, tranquilli, i cittadini romani? No, sono rassegnati. Facciamo l’abitudine a tutto. I cumuli di spazzatura con le cornacchie nere che vi svolazzano sopra, i topi, le blatte che d’estate escono dalle fogne, ci lasciano indifferenti. I marciapiedi dissestati che non ci puoi camminare, con le erbacce alte che ti ostacolano il passaggio, li evitiamo, camminiamo nella strada, pazienza. Siamo rassegnati. La metro funziona male o non funziona per niente, pazienza. Siamo rassegnati. Attese snervanti di un autobus? E’ la vita, che vuoi farci. Pazienza. La puzza nell’aria in certi quartieri dove c’è la graziosa abitudine di bruciare rifiuti tossici per ricavarne rame. Pazienza. Siamo rassegnati. La rassegnazione l’abbiamo nel DNA. Ed è cosa triste, tristissima, che quando la sindaca di Roma si presenta in un quartiere per inaugurare, che so, l’apertura di una villa da anni abbandonata, l’illuminazione di un parco da anni al buio, ai rassegnati sembra una grazia, una manna dal cielo, e battono pure le mani. Magari gliele bacerebbero pure le mani. Ma si può?

Renato Pierri

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