Roma. «Con il passare degli anni si diventa sempre più fastidiosi, ma penso a quei giovani che stanno cercando casa e identità per dargli un contributo alla loro illuminazione».
Lo ha detto Renato Zero alla presentazione del suo nuovo lavoro discografico “Zero il folle” in uscita il prossimo 4 ottobre in formato cd e vinile con 4 folli cover che vanno a comporre ZERO, quattro immagini che, insieme, rappresentano visivamente il disco, con la creatività e la follia che lo contraddistinguono.
«Son una persona che ha voluto uscire dagli schemi e ho mandato a fare in culo la borghesia – ha attaccato – Questa vita nessuna la protegge e gode della sovranità della bomba nucleare o delle nefaste condizioni climatiche si abbattono sull’universo. Inoltre la spazzatura, le buche, il disagio delle sporcizie, soprattutto a Roma dove vivo, sono il panorama che incide sul nostro temperamento, l’ecologia è il nostro nutrimento».
Sono tredici le canzoni che Renato Zero ha scritto per questo album, insieme a Phil Palmer, Alan Clark, D. Madonia, L. Vizzini (di soli 27 anni), V. Incenzo e M. Saggese.
La morte è uno dei temi trattato da Renato Zero in questo disco.
«Sono morto svariate volte in passato e ho stabilito con la morte una specie di accordo – ha sostenuto – Sono andato indietro nel tempo e ricordo Ivan Graziani, Mango, Lucio Dalla, solo per citarne alcuni, che rappresentano un mio capo di abbigliamento, un vestito, che indosso costantemente, un atto dovuto».
Poi Renato ha affrontato il tema demografico che affligge l’Italia.
«Lo spopolamento del nostro Paese è un dato di fatto e i numeri non ci confortano – ha fatto notare – Produrre figli significa garantirsi una continuità con la buona tutela verso di loro: io ho avuto una famiglia straordinaria, mio padre era l’undicesimo figlio e sono nonno per aver adottato due nipoti. I giovani sono una risorsa e a loro dico che viaggiare vale più di un libro, in quanto a incontri, mescolanza, adattabilità ai diversi climi e condizioni del pianeta».
La follia domina questo nuovo lavoro del cantautore romano.
«È essenzialmente un’alleata, un paio d’ali di scorta quando ti senti compresso – ha ammesso – È un modo alternativo di far lavorare la mente. La follia non è semplicemente una via di fuga, anzi è un modo paraculo di fottere gli scettici e certi intellettuali convinti che la “materia” sia solo grigia. Le mie canzoni hanno creato un bel casino da quando esistono, con delle ragioni disparate, ma sono vere perché ispirate dal popolo, non per dare delle risposte ma per scuotere le coscienze: Modugno è stato un antesignano, in tal senso».
Nella canzone “Ufficio reclami”, il cantautore si scopre vulnerabile.
«Sono un peccatore eccellente e non mi aspetto grandi cose dal piano superiore – ha sottolineato – I peccati della carne ci hanno precluso la possibilità di uno scopo».
A Renato Zero sta particolarmente a cuore la solitudine in “Mai più soli”.
«Sono sempre stato disponibile al dialogo e meno ai selfie e ai telefonini – ha confidato – C’è una propaganda alla fisicità di offrirsi in questa competizione insana di superare Sara Ferragni, ops Chiara: ecco, cosa vuol dire non frequentare i social. Amo tanto il contatto umano che, se non avessi scelto la musica, avrei piazzato un bel banco alimentare al mercato. Qualche autografo ma soprattutto chiacchiere. Si parla così poco di questi tempi, che io sono un po’ preoccupato».
A novembre “Zero il folle in tour” arriverà l’1, 3, 4, 6, 8 e 9 al Palazzo dello Sport di Roma, 14 e 15 al Mandela Forum di Firenze, 18 e 19 alla Grana Padano Arena di Mantova, 23 e 24 alla Vitrifrigo Arena di Pesaro, 7 e 8 dicembre al Modigliani Forum di Livorno, 14 e 15 al Pala Alpitour di Torino, 21 e 22 all’Unipol Arena di Bologna, 11 e 12 gennaio al Mediolanum Forum di Milano, 18 e 19 al Palasele di Eboli, 23, 25 e 26 al Palaflorio di Bari.
«In tour porterò sia Renato che Zero: non è facile averli insieme – ha concluso – Non è vero, dormiamo nello stesso letto, mangiamo insieme, convoliamo a festeggiare questi anni di convivenza: c’è un equilibrio naturale, una necessità da parte mia di spendersi ed essere generosi verso se stessi».
Franco Gigante