Dal mio osservatorio di ultra ottuagenario ho il dovere di predicare speranza ed ottimismo soprattutto nell’interesse delle nuove generazioni; tuttavia, e ciò accade molto spesso, questi miei sforzi si scontrano con la realtà delle cose al punto che, per non apparire bugiardo con chi interloquisco, devo chiamare le cose con il loro nome.
Ebbene, oggi l’Italia, malgrado le sue radici culturali che hanno sviluppato propaggini in tal senso in tutto il mondo, presenta una faccia che sembra oscurata dall’ignoranza, dalla cattiveria, dall’interesse e da nessun sentimento umanamente sociale. Ovviamente, esistono le eccezioni, ma esse son così rare da non poter scoprirne la loro esistenza.
La politica ormai è diventata un ricettacolo di mariuoli, come diceva giustamente Indro Montanelli, la società, quella vera, ha preso le distanze da quest’ultima, ritirandosi nel bunker della sfiducia collettiva tanto che, il suo conteggio in termini numerici, potrebbe assemblare un partito vero e proprio di maggioranza e vincere…
Oggi ci sono due personaggi che ancora danno credito al paese: il Papa e, non si abbiano remore nel dirlo, anche il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, il quale, dopo aver fatto un corso accelerato in seno al governo, sembra ridare fiato ad una certa fiducia nazionale che, a mio avviso, sia pur in mezzo a tanti problemi, sembra positiva. Che poi, come si usa dire, il pericolo stia sempre dietro all’angolo, ciò fa parte di un bilancio con poste all’attivo ed al passivo: l’importante sta nel fatto che, come si dice in campo finanziario, si produca reddito. Ed il modo con il quale il nostro primo ministro si sta muovendo, anche oggi in occasione della 74esima Assemblea delle Nazioni Unite a New York, costituisce redditualità, in termini di prestigio nazionale, nell’interesse del Paese che, ormai da alcuni decenni, produce solo povertà, peraltro non solo riconducibile al nostro pesante debito pubblico, ma anche morale.
Si dovrà partire da qui e cioè da questa redditività politica, in attesa che si rassereni il clima italiano per poter programmare ed attuare ciò che un governo, come succede in ogni consesso democratico, possa perseguire quegli obiettivi che si prefigge.
Purtroppo l’ignoranza e la fame di potere renderanno difficile un cambio di rotta tanto da dovermi arrendere alle mie istanze di ottimismo per passare il testimone alle nuove generazioni che, a mio avviso, hanno tutte le risorse per attuarlo, ovviamente se usate con pacatezza, rispetto istituzionale, ordinata determinatezza e lealtà.
Io credo ancora in questo, nella consapevolezza che, prima o poi, come succederà anche allo scrivente, certi marpioni della politica dovranno mettersi finalmente da parte per fisiologica forza maggiore.
Percorso lungo, ma sicuramente portatore di auspicabili novità, sulle quali poggia ancora il mio residuale ottimismo.
Arnaldo De Porti
Belluno-Feltre