Amazzonia, deforestazione e pandemia minacciano i popoli indigeni

Amazzonia, deforestazione e pandemia minacciano i popoli indigeni

COSPE: «Fermiamo la caccia al tesoro»

Al via “AMAzzonia”, la campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi dell’organizzazione umanitaria attiva da anni nei Paesi del bacino amazzonico a fianco dei “custodi” della foresta. Progetti di tutela ambientale in Brasile, Colombia e Bolivia. COP26, intesa sullo stop alla deforestazione: «Un passo in avanti, ma no a operazione di facciata. Chiediamo azioni concrete e impegni vincolanti»

 

Firenze, 10 novembre 2021 – Nel solo mese di settembre l’Amazzonia ha perso ogni giorno un’area pari a oltre 4mila campi da calcio, più di 1.220 km², equivalenti all’intera superficie di Roma. È il dato peggiore degli ultimi dieci anni[1]. A causa di incendi e deforestazione, ogni anno il Pianeta cede un pezzo del proprio «polmone verde» per far posto a coltivazioni di soia e allevamenti di bestiame, ma anche impianti per l’estrazione di metalli preziosi e idrocarburi. Una caccia al tesoro che non si è fermata neanche difronte alla pandemia. E il contagio si è diffuso rapidamente tra le popolazioni indigene e le altre comunità che storicamente abitano e custodiscono il bacino amazzonico, minacciandone la sopravvivenza stessa[2]. Per sostenere i “custodi” della foresta, COSPE lancia la campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi AMAzzonia con l’obiettivo di dare voce a chi non ne ha e realizzare progetti concreti di tutela e difesa ambientale.

 

LA DEFORESTAZIONE  Da gennaio a settembre quasi 9mila km² di foresta sono andati in fumo, il 39% in più rispetto al 2020[3]. In crescita dal 2012, la deforestazione ha trovato nuovo slancio a partire dal 2019 con l’arrivo al governo del presidente Jair Bolsonaro. In una corsa sfrenata all’accaparramento di terre fertili, deforestazione e incendi hanno spianato la strada ai predatori: agrobusiness, industria mineraria, compagnie energetiche, commercio di legnami pregiati[4].

 

LA COP26 DI GLASGOW  C’era anche il Brasile tra gli oltre cento Paesi che, riuniti a Glasgow per la COP26,   hanno siglato l’intesa per lo stop alla deforestazione entro il 2030[5]:

 

«L’accordo rappresenta un passo in avanti rispetto ad analoghe iniziative del passato – come la Dichiarazione di Parigi del 2014 – perché impegna per la prima volta i governi su questo obiettivo, dispone risorse per lo sviluppo di economie sostenibili della foresta viva e per il sostegno ai popoli indigeni. Ma sono come al solito promesse  non vincolanti, che ogni governo può oggi sottoscrivere e  domani aggirare senza  subire sanzioni,  in primo luogo  chi  ha bisogno di rifarsi  un’immagine dopo anni di politiche scellerate – commenta il presidente di COSPE Giorgio Menchini – Il rischio che tutto si riduca a un’operazione di greenwashing  utile per sedare le proteste degli attivisti nelle strade è dunque molto alto, ma deve fare i conti con una opinione pubblica sempre più consapevole, che non si accontenta più delle promesse, ma pretende azioni concrete, impegni vincolanti, obiettivi all’altezza delle sfide che abbiamo di fronte».

 

Riserva inestimabile di biodiversità e carbonio (assorbe fino a 200 miliardi di tonnellate di CO2)[6], l’Amazzonia gioca un ruolo fondamentale nell’equilibrio climatico del Pianeta. Per questo la tutela della foresta pluviale ci riguarda tutti. Per questo non possiamo restare indifferenti. C’è molto che, ognuno di noi, può  fare per invertire la rotta. A cominciare dagli stili di vita.

ALIMENTAZIONE CONSAPEVOLE  Il Brasile – dove si trova il 60% della foresta amazzonica – è il primo esportatore di soia[7] e il secondo produttore di carne bovina al mondo[8]. Dopo la Cina, l’Europa è il principale mercato di destinazione[9] [10], Italia inclusa[11].

Per questo la campagna mira anche a promuovere cambiamenti nei nostri stili di vista. A cominciare dalle abitudini alimentariDiminuire il consumo complessivo di carne, acquistare prodotti da filiere sostenibili, limitare gli sprechi sono solo alcune delle azioni che possiamo intraprendere per contribuire alla riduzione della nostra impronta ecologica, oltreché prenderci cura della nostra salute.

 

LA PANDEMIA  Mentre la campagna di vaccinazione arranca tra le popolazioni più isolate, a cominciare dalle comunità indigene, le più vulnerabili ai contagi[12], il Covid-19 continua a propagarsi senza sosta in tutta la regione Panamazzonica arrivando a sfiorare i 3,8 milioni di casi confermati e le 107mila morti accertate[13].

 

CUSTODI E GUARDIANI DELLA FORESTA Come documenta la FAO, le popolazioni indigene sono i migliori custodi della foresta: il tasso di deforestazione è nettamente inferiore nei territori dove le autorità pubbliche hanno riconosciuto loro il diritto di proprietà[14].

Non solo custodi ma anche guardiani della foresta, in prima linea contro le invasioni dei nuovi colonizzatori. Non a caso ogni anno si moltiplicano le aggressioni nei confronti degli attivisti ambientali. Il 2019 ha registrato 212 omicidi, il numero più alto in assoluto. La Colombia con 64 vittime è in testa alla macabra classifica, seguita da Filippine (43) e Brazile (24)[15].

 

I PROGETTI IN BRASILE, COLOMBIA E BOLIVIA  C’è dunque bisogno, oggi più che mai, di scendere in campo e schierarsi a fianco di chi difende la terra di tutti. COSPE – presente da anni del bacino amazzonico con progetti di tutela e gestione sostenibile del territorio, difesa dei diritti e promozione del ruolo della donna –  oggi rinnova il proprio impegno con la campagna AMAzzonia.

Tre in particolare i Paesi dove realizzerà progetti di tutela ambientale a favore di popolazioni indigene e comunità locali. In Brasile, nella Riserva Estrattivista Chico Mendes, dove circa 3.500 famiglie vivono dell’estrazione tradizionale di castagna, caucciù e açai e lottano contro la deforestazione, la contaminazione da pesticidi e i continui tentativi di riduzione dell’area protetta. In Colombia, nel dipartimento di Putumayo, dove la comunità Ukumari Khanke è proprietaria di una riserva naturale di cui si prende cura. Infine in Bolivia, nel municipio di Riberalta, l’organizzazione umanitaria sosterrà l’Associazione Giovani Riforestatori in Azione (AJORA) in progetti di riforestazione e produzioni locali (miele, noci, cacao).

LA RACCOLTA FONDI E LA LOTTERIA DI NATALE  Per sostenere la campagna si può donare accedendo alla pagina dedicata[16] sul sito di COSPE oppure partecipando alla lotteria di Natale Dreaming of Green Christmass[17]. L’estrazione è in calendario il prossimo 8 gennaio.

 

COSPE è un’associazione senza scopo di lucro nata nel 1983. Oggi lavora in 25 Paesi del mondo con circa 70 progetti a fianco di migliaia di donne e di uomini per un cambiamento che assicuri lo sviluppo equo e sostenibile, il rispetto dei diritti umani, la pace e la giustizia tra i popoli. Da anni è al fianco delle comunità amazzoniche con progetti di tutela e gestione sostenibile dei territori, di promozione di economie rigeneratrici della “foresta viva” basate sull’uso di prodotti non legnosi, di difesa dei diritti delle comunità e di promozione del ruolo delle donne. www.cospe.org

[1] Dati raccolti dall’istituto indipendente di ricerca brasiliano Imazon (Institute of Man and Environment of the Amazon) attraverso le immagine satellitari del SAD (Sistema de Alerta de Desmatamento) Brazilian Amazon lost forest area greater than 4 thousand soccer fields per day in september. I dati diffusi dal governo brasiliano attraverso l’INPE (Instituto Nacional de Pesquisas Espaciais) segnalano un lieve calo nel 2021 rispetto al 2020 After surge, Amazon deforestation slows for second straight month.

[2] The Impact of COVID-19 on Indigenous Peoples, UN Department of Economic and Social Affairs – Indigenous Peoples

[3] Sistema de Alerta de Desmatamento – setembro de 2021, Imazon

[4]  Complicity in Distruction II,  Complicity in Distruction III, Associazione dei popoli indigeni del Brasile (APIB) e Amazon Watch

[5]Glasgow Leaders Declaration on Forests and Land Use, UK COP 26

[6]Amazzonia, WWF

[7]Export volume of soybeans worldwide in 2020/21, by country, Statista

[8]Leading beef and veal producing countries worldwide in 2020 and 2021, Statista

[9]The rotten apples of Brazil’s agribusiness, Science

[10]Exports of beef and veal from Brazil in 2019, by destination, Statista

[11]Greenpeace: Avanza deforestazione in Brasile, Italia terzo importatore di soia dalla Rondonia tra i Paesi Ue, Greenpeace

[12]COVID-19 and Indigenous peoples, UN Department of Economic and Social Affairs – Indigenous Peoples

[13]Brasile, Bolivia, Colombia, Ecuador, Guyana, Guyana Francese, Perù, Suriname, Venezuela. Dati aggiornati al 1° novembre, Covid en  la Panamazonía, REPAM (Red Eclesial Panamazónica)

[14] Forest governance by indigenous and tribal peoples, FAO, FILAC

[15]The climate crisis and threats against land and environmental defenders, Global Wintness

[16]La pagina della campagna: https://www.cospe.org/partecipa/campagne/amazzonia/

[17]La pagina della lotteria: https://lotteria-natale.cospe.org/

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