COVID. SIPPS: “VACCINARE TUTTI I BAMBINI O NON NE USCIREMO, OGGI 1 POSITIVO SU 4 E’ UNDER 11″
Di Mauro: Aumentano casi tra 0 e 19 anni e cresce incidenza tra non vaccinati
Roma, 8 novembre – L’incidenza del virus Sars-Cov-2 nella popolazione è in aumento in tutte le fasce di età, con valori più elevati nella fascia 0-19 anni. Negli ultimi 30 giorni, inoltre, nel nostro Paese si osserva una maggiore incidenza di casi diagnosticati in persone non vaccinate ed è di queste ore la notizia che oltre un ragazzo su quattro al di sopra dei 12 anni ha ricevuto una sola dose di vaccino. Sono i dati che emergono dall’ultimo aggiornamento, al 3 novembre 2021, del rapporto “Epidemia Covid-19 Aggiornamento nazionale”. Numeri che spingono i pediatri della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS) a esprimere il forte auspicio che venga presto autorizzato il vaccino per la fascia d’età 5-11 anni.
“I bambini vanno vaccinati altrimenti non ne usciamo- sottolinea senza mezzi termini il Presidente SIPPS, Giuseppe Di Mauro- Il 20% dei contagiati è al di sotto degli 11 anni. A chi dice di non vaccinare i bambini sani diciamo: il vaccino va fatto a tutti, che siano sani o con patologie pregresse, perché non sempre questa infezione, nei bambini, si manifesta come una banale influenza. Anche i più piccoli- ricorda Di Mauro- vengono ricoverati e alcuni finiscono in terapia intensiva. I paucisintomatici possono poi portare questa infezione nelle famiglie e mettere a rischio persone adulte, anche vaccinate ma con patologie. Per interrompere la catena dei contagi da Covid-19, che si trasmette attraverso le goccioline di saliva, dobbiamo vaccinare tutti i bambini. Dobbiamo farlo per proteggere loro ma anche per mettere in sicurezza i loro coetanei con patologie e i nuclei familiari”.
Estendere la vaccinazione ai bambini tra i 5 e gli 11 anni, tiene a precisare la SIPPS, significherebbe offrire la possibilità di ridurre il rischio di infettarsi di COVID-19 a circa 3.700.000 di minori. Da inizio pandemia ad oggi, sono stati 783.996 i casi tra 0 e 19 anni, di cui circa 190mila tra i 5 e gli 11 anni. È stato calcolato che se questa fascia di età fosse stata già vaccinata, ipotizzando un’efficacia del vaccino all’80%, circa 140mila di quei bambini che hanno contratto il virus non si sarebbero ammalati, “evitando loro- constata Roberto Liguori, pediatra SIPPS- quarantena, ritiro sociale, assenza da scuola, lontananza dalla vita sociale e familiare, oltre al rischio di sviluppare forme gravi della malattia e di contagiare i familiari”. Luciano Pinto, pediatra SIPPS , aggiunge: “Noi pediatri dobbiamo insistere con i genitori facendo capire loro che non bisogna avere paura del vaccino, ma della malattia- chiarisce- Un bambino non vaccinato non solo corre il rischio di ammalarsi, ma anche di rimanere fuori dalla vita sociale, dalla normalità che speriamo si possa presto ritrovare. Inoltre, in molte famiglie succede già che i non vaccinati non siano ben accetti e questo potrebbe nel prossimo futuro coinvolgere anche i bambini. Le famiglie hanno bisogno di normalità, sono due anni che viviamo male e il vaccino è lo strumento che può riavvicinarci alla normalità. Il ruolo del pediatra, anche questa volta, si rivela essenziale nel dialogare con la famiglia”.
Dopo l’approvazione, negli Stati Uniti, da parte dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC) della raccomandazione dell’Advisory Committee on Immunization Practices (ACIP), di far vaccinare i bambini dai 5 agli 11 anni contro il COVID-19 con il vaccino pediatrico Pfizer-BioNTech, anche l’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) ha avviato, la valutazione dei dati disponibili per decidere se raccomandare l’estensione d’uso dello stesso vaccino alla fascia 5-11 anni anche in Europa. L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) è dunque in attesa dell’esito della valutazione dell’EMA, previsto fra un paio di mesi, che sarà trasmesso alla Commissione europea a cui spetta la decisione finale.
La SIPPS auspica dunque che al più presto venga estesa in Italia la vaccinazione alla fascia di età 5-11 anni, aiutando così i minori e le loro famiglie a riprendere al più presto una normale vita di relazioni.