ANGELA MERKEL HA SMESSO IL ROSSO
Bruxelles, ottobre 2021: 217° Summit dell’Ue, 107° per Angela Merkel (è record!), molto probabilmente l’ultimo. Dal 23 novembre 2005 è stata per tre lustri a guida dell’Europa, e i leader dell’Ue si accommiatano da lei con una standing ovation, mentre per le espressioni elogiative del Papa e di Barak Obama sembra la Cancelliera già passata alla storia. Al Summit tanta cordialità con Draghi, con Silvio Berlusconi al pranzo insieme: lontano il cucù del Summit italo-tedesco nel 2008, poi quel piantarlo in asso il 2009 mentre si intratteneva a telefono con il presidente turco Erdogan per risolvere una nomina, così com’è lontano il Consiglio europeo del 2011 con le risatine insieme all’allora presidente francese Nicolas Sarkozy Uguale cordialità alla cena con i leader, sino a quel boccale di birra visto bere a notte fonda in conversazione con il presidente francese Immanuel Macron. Hanno, sul volto della Merkel, notato l’espressione di chi sta per chiudere un capitolo importante della propria vita, per tanti è malinconia. Non pensiamo sia nella Cancelliera malinconia, almeno non solo, c’è altro, può definirsi preoccupazione, e non per sé. Il tempo è andato avanti, ma il mondo non sta meglio rispetto all’ultima parte dello scorso secolo: tutto ciò che è subentrato, talora con osanna, si è poi rivelato problematico proprio per la incapacità, da sempre presente negli esseri umani, di gestire con senno il nuovo. E poi c’è stato e c’è ovunque il virus pandemico che ha stravolto quella che oggi viene definita la normalità della vita, e altre pandemie vengono inoltre preannunciate, quasi storia da portare avanti senza fine, su cui moltissimo si discute da opposti fronti. Affermano che Angela Merkel lascia una Germania coesa: dopo aver fatto i conti col passato, è arrivata a comprendere la necessità di essere solidale con l’Europa. Sembra che Olaf Scholz del Partito socialdemocratico, il più suffragato alle elezioni (sconfitti i partiti centristi –Cristianodemocratico e Cristiano sociale-, poco convincenti i Verdi), voglia confermare la linea della Merkel dichiarando: “Io sarò Cancelliera”. Non può, infatti, il destino dell’Europa che ha visto Londra staccarsi da sé, con problemi anche la Polonia e poi fragilità nei Paesi Bassi, nella Repubblica Ceca e in Austria, essere nelle mani di un solo Stato. L’Europa è sempre più fragile e meno considerata, quindi tre Stati possono forse costituire per essa una forza o, a dire meglio, una minore debolezza nei riferimenti con gli Stati Uniti di Biden, nei rapporti con la Cina, con la Russia e con tutto il mondo orientale asiatico. C’è l’Aukus annunciato lo scorso 15 settembre 2021, patto trilaterale di sicurezza tra Australia, Regno Unito e Stati Uniti, ci sono le ostilità fra Taiwan e Pechino, e poi la sfida ambientale così difficile da gestire, quella demografica, digitale e multiculturale dove a retrocedere è proprio la millenaria cultura occidentale poco sentita dagli stessi occidentali che appaiono rinunciatari, quindi scarsamente difesa. E c’è da gestire la flessibilità delle regole del debito pubblico per evitare certe cadute pericolose. Meno debole una coalizione a tre, così, dopo essere stata la Germania incentrata su di sé, pensa che sia meglio un triangolo dove insieme alla Francia che di problemi non manca, venga accolta altra punta l’Italia di Draghi, anche se pur essa non manca di problemi. No, per Angela Merkel non è la malinconia di quanti, andando, diciamo, in pensione, perdono il proprio ruolo, ma lo sguardo consapevole di chi medita sulla Germania e sull’Europa, sul mondo intero che porta avanti sé con maggiori disarmonie, conflitti e pericoli di sopravvivenza.
Antonietta Benagiano