De Pierro, a Sambuci persa un’occasione storica

De Pierro, a Sambuci persa un’occasione storica

 

Il presidente dell’Italia dei Diritti,superato l’appuntamento elettorale, si sofferma sulla realtà sambuciana e spiega perché la non elezione del regista Rosario Errico ha negato al paese la ribalta nazionale e una crescita economica e occupazionale senza precedenti

Roma, 15 ottobre 2021 – Calato il sipario sulle elezioni amministrative, che hanno visto il movimento politico Italia dei Diritti, guidato a livello nazionale dal noto giornalista romano Antonello De Pierro, consolidare il proprio radicamento sul territorio della Città Metropolitana di Roma Capitale con la conquista di altri 6 seggi, divisi tra i comuni di Cineto Romano e Vallinfreda, è subito tempo di tracciare i prossimi passi da compiere per dare continuità al progetto etico e legalitario partito nel 2018 da Roccagiovine, lo splendido borgo della Valle dell’Aniene dove il leader della formazione politica è capogruppo in consiglio comunale. Riunito subito il direttivo provinciale di Roma il presidente De Pierro si è confrontato con i vari componenti e in particolare con il segretario territoriale Carlo Spinelli, i vice segretari Dantina Salzano e Antonio Steggi e con Giovani Ziantoni, responsabile del Coordinamento Territoriale e Circoli per la Valle dell’Aniene, dettando la linea politica per il futuro, basata su un controllo capillare sull’operato delle amministrazioni locali.

Presto verrà lanciata ufficialmente la modalità d’azione, che vedrà impegnato sul territorio un numero sempre crescente di esponenti e di attivisti, con la  formula, dove l’Idd non è presente sugli scranni consiliari, del controllo esterno, già collaudata in alcuni comuni. De Pierro, noto alle cronache anche per essere vittima di mafia, a seguito dell’aggressione subita a opera del boss di Ostia Armando Spada, il quale ha goduto poi, come denunciato più volte dallo stesso giornalista, di clamorose “distrazioni” istituzionali, dopo essersi congratulato con i nuovi eletti si è soffermato ad analizzare il caso Sambuci, dove Francesco Napoleoni, sfiduciato solo un anno fa anche con i voti dei 3 consiglieri Idd Dantina Salzano, Maria Condrò e Giovanni Ziantoni (quest’ultimo artefice poco dopo di un roboante successo a Percile, dov’è attualmente capogruppo), è stato riconfermato sindaco dal verdetto delle urne.

Il numero uno dell’Italia dei Diritti, ha parlato di “un’occasione clamorosamente mancata per i cittadini di Sambuci“. Così’ ha esplicato la sua convinzione:”Siamo stati in consiglio a Sambuci per oltre un anno e abbiamo assistito a una gestione amministrativa alquanto inerte .Ci siamo proposti inizialmente con un atteggiamento totalmente ad adiuvandum, che ci ha spinti finanche a votare favorevolmente al primo appuntamento consiliare con l’approvazione del bilancio. E questo per dimostrare tutta la nostra disponibilità a contribuire alla crescita di un borgo meraviglioso, che merita certamente molto di più rispetto a quanto l’offerta politica locale abbia messo in atto da sempre. Evidentemente l’opportunità di crescita non è stata colta da un’amministrazione che in oltre un anno, a nostro avviso, è riuscita a fare ancora meno di quelle precedenti, che dal loro canto avevano quantomeno mantenuto degli standard gestionali minimi, indubbiamente ben lontani comunque dalla nostra idea di crescita di una comunità cittadina.

E a quanto pare anche nella stessa maggioranza qualcuno l’ha pensata come noi, prendendo le distanze quasi subito dall’operato del sindaco Napoleoni e formando un gruppo autonomo. Di fronte a una lapalissiana frattura in seno alla squadra che il risultato delle urne aveva designato per la guida del paese avevamo provato, nell’interesse dei corpi collettivi sambuciani, a trovare una soluzione politica alla crisi, offrendo la competenza dei nostri consiglieri per donare a Sambuci i fasti che le competono. La proposta è stata rispedita al mittente. Pertanto al fine di evitare il protrarsi di quella che noi ritenevamo una gestione assolutamente insufficiente, preso atto anche di un’insanabile spaccatura all’interno della maggioranza che non garantiva più una serena azione amministrativa, abbiamo deciso di fare quello che fa un qualsiasi gruppo di opposizione quando non approva l’operato della maggioranza, ossia esprimere un voto contrario in seno all’assemblea consiliare.

Infatti l’assenza di una maggioranza di governo, che si era sgretolata come pastafrolla, non avendo ab origine una litica piattaforma su cui posare saldamente l’attività amministrativa, ha determinato lo scioglimento del consiglio da parte del prefetto di Roma, il quale ha preso atto, suo malgrado, della congiuntura, esautorando di fatto il sindaco Napoleoni e condannando il paese al commissariamento. Un commissariamento che. a nostro avviso, è stato più vantaggioso per la comunità sambuciana di quanto lo fosse stata l’amministrazione sfiduciata. Terminata la gestione commissariale sono state indette le nuove elezioni.

Il nostro movimento, sempre più determinato a regalare ai cittadini di Sambuci un destino politico che purtroppo non hanno mai conosciuto, si è attivato per proiettare il paese sulla ribalta nazionale, se non addirittura internazionale. Io ho chiesto personalmente alla consigliera uscente  e vice segretaria provinciale Dantina Salzano, già candidata a sindaco in occasione delle scorse elezioni e che il direttivo provinciale romano, presieduto dal segretario Carlo Spinelli, aveva designato nuovamente per la stessa candidatura, di fare un passo indietro e candidarsi come consigliera al primo posto in lista. Il grande legame che ho con lo straordinario borgo di Sambuci, con la sua rara magia, che cattura le corde emozionali di qualsiasi visitatore, grazie anche e soprattutto alla maestosità del castello Theodoli, ha fatto maturare in me la convinzione che per la candidatura a sindaco serviva una figura  molto carismatica e nota all’opinione pubblica, capace di svegliare le coscienze e far soffiare forte il vento di un cambiamento epocale. Volevo offrire ai cittadini sambuciani un’occasione unica per dare una svolta storica a un paese che è stritolato dal virus dell’inerzia ed è inesorabilmente affetto dalla diffusa patologia dell’emorragia demografica.

La cura capace di debellare questa condizione morbosa l’ho individuata nel regista Rosario Errico. Il suo curriculum non è certo un mistero. Una percorso professionale speso da sempre all’insegna dell’impegno sociale, coniugando il lavoro in celluloide costantemente con gli spaccati reali più dolorosi, dalla tratta, alla diversità, all’errore giudiziario. I numerosi attestati di stima e i vari riconoscimenti ottenuti, tra cui quello del presidente della Repubblica e addirittura di Papa Francesco, non concedono alcun margine ai dubbi. Ma soprattutto a incidere molto sulla mia scelta è stata la sua straordinaria capacità di attingere in via diretta ai fondi europei, che ho ritenuto un’ulteriore possibilità per donare lustro al territorio sambuciano. Alla popolazione di Sambuci si è presentata una grande opportunità, che avrebbe determinato una crescita senza precedenti in termini economici e occupazionali. E’ non v’è chi non veda, a una disamina reale e genuina, senza scampoli di ipocrisia, la veridicità di tale affermazione.

Un nutrito gruppo di elettori, dotato eventualmente di una capacità valutativa obiettiva e lontana da ogni condizionamento, ha creduto in questa unica e forse irripetibile possibilità di svolta. Altri invece si sono fatti foderare gli occhi col prosciutto dalle note logiche del voto familiare, contro cui è orientata da sempre la nostra battaglia, e forse in alcuni casi anche da percorsi clientelari, che da sempre inquinano la politica italica, e le urne hanno purtroppo decretato una continuità col passato, sgretolando la viva speranza di quegli elettori illuminati, i quali hanno accarezzato per qualche settimana il sogno di vedere cambiare le sorti di Sambuci. Il nostro buon risultato, anche se non ci ha permesso di soddisfare la voglia di voltare pagina di un’ampia fetta di elettorato, anche se molti crediamo si siano poi accodati agli orientamenti decisionali imposti dal legame di sangue, ci ha dato comunque la certezza che sono stati in tanti a superare quelle dannosissime logiche e a bramare il cambio di passo, quel salto di qualità che solo noi avremmo potuto garantire.

Pertanto è nostro preciso dovere rispettare l’impegno assunto con il corpo elettorale sambuciano e continuare, ancorché al di fuori del consesso consiliare, a svolgere la nostra attività politica a Sambuci, a presidio dei diritti dei cittadini, dell’etica e della legalità, fedeli ai principi fondanti del nostro movimento. E’ infatti dagli albori della nostra storia che vigiliamo sull’operato delle gestioni politiche, non solo a livello comunale, ma anche regionale e statuale, come dimostra un’ampia piattaforma documentale, a prescindere dal fatto di sedere o meno sugli scranni assembleari. E negli ultimi tempi stiamo intensificando questo modus operandi, specie con riferimento alle realtà amministrative comunali, nell’attesa di ufficializzare un’azione di vigilanza sistematica con la nomina di una pletora di consiglieri esterni, i quali saranno i cani da guardia dell’operato degli amministratori locali, pronti a censurare ogni distorsione procedurale nell’espletamento dell’attribuzione mandataria promanante dagli elettori, rispetto agli standard imposti dalle norme in vigenza. A Sambuci, borgo a cui, ripeto, teniamo particolarmente, auspichiamo che la maggioranza guidata dal sindaco Napoleoni risponda puntualmente alle esigenze della cittadinanza e fronteggi adeguatamente eventuali problematiche. In questo caso i nostri riflettori, costantemente accesi, registreranno un’azione gestionale virtuosa e pertanto dal nostro movimento giungeranno plausi ed elogi. In caso contrario la nostra critica sarà dura e inflessibile“.

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