Invettiva inopportuna
di Febo Del Zozzo
Prima rappresentazione
DOM la cupola del Pilastro
26 ottobre ore 21.00
Repliche
28 ottobre ore 21.00 | 30 ottobre ore 18.00
3-5 novembre ore 21.00 | 7 novembre ore 19.00
Invettiva inopportuna. Foto Elisa D’Errico
Una nuova produzione di LAMINARIE, ideata, diretta e interpretata da Febo Del Zozzo, con la drammaturgia di Bruna Gambarelli, un testo poetico inedito dello scrittore Matteo Marchesini e la collaborazione di Matteo Braschi, Riccardo Uguzzoni, Perla Degli Esposti e Marcella Loconte, debutta martedì 26 ottobre presso DOM la cupola del Pilastro. Il titolo di questo nuovo lavoro è Invettiva inopportuna.
Prodotto da LAMINARIE e coprodotto da ERT / Teatro Nazionale, Invettiva inopportuna sarà in replica: 28 ottobre ore 21.00; 30 ottobre ore 18.00; 3-5 novembre ore 21.00; 7 novembre ore 19.00. Il lavoro è accompagnato anche da una pubblicazione, il n°9 della rivista Ampio raggio esperienze d’arte e di politica.
Un dispositivo scenico, “prologo” alla rappresentazione, accoglie gli spettatori: è tutto qui.
Si tratta di un’opera installativa costituita da un grande anello di metallo, su cui è collocata la scritta luminosa Il teatro valorizza gli imprevisti. Il dispositivo è azionato da un motore che induce movimento circolare crescente all’anello fino a rendere illeggibile il messaggio.
In scena un uomo solo, al centro di una complessa struttura di carrucole e corde tra le quali cerca di districarsi faticosamente.
L’uomo, in piedi, tiene in mano un foglio consunto, e con una gestualità incerta e nervosa lo apre e lo richiude più volte, cercando di leggere ciò che c’è scritto, senza riuscirvi.
Il suo volto è coperto, inscrutabile allo sguardo.
Mentre le luci a poco a poco chiariscono la complessità del reticolo – due chilometri di corde che si configurano come groviglio di impedimenti, un paesaggio impervio che ostacola ogni movimento – l’uomo tenta più volte, inutilmente, di liberarsi.
Lotta contro il mondo che lo ospita, che lui stesso ha costruito con gli strumenti del teatro.
I suoi gesti provocano suoni netti, a volte assordanti, a volte assonanti.
L’installazione teatrale appare come un unico grande corpo sonoro, in cui le corde, il corpo dell’attore e lo spazio vibrano all’unisono.
L’uomo, muovendosi da un punto all’altro sulla scena, tira, sfila, strattona le corde fino a fare crollare la grandiosa costruzione.
Lo spettacolo si basa sul desiderio di restituire al pubblico un pensiero sulla funzione dell’arte che non si rassegna ad essere uno strumento consolatorio ma si ostina ad essere un dono complesso, disarticolato, improduttivo.
Lo spettacolo rientra nell’ambito di un progetto che coinvolge oltre a LAMINARIE/DOM la cupola del Pilastro e ERT / Teatro Nazionale anche il MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna.
Il dispositivo scenico è tutto qui, precedentemente esposto al MAMbo, dal 5 al 22 ottobre sarà allestito nel foyer del Teatro Arena del Sole. Ingresso libero.
“La suggestione della lentezza con cui Del Zozzo raccoglie metro a metro, tirando giù a strattoni le corde dalle cantinelle, in una luce che non ha più il sapore artificiale dello spettacolo, della selva misteriosa, ma quella disvelatrice della mezza sala, ecco, quella operazione di raccolta dei cocci, se così possiamo definirla, commuove. Addolora, fa pensare davvero alla fatica inutile, all’affanno del vivere quando la speranza è una corda che non risuona.”
(Renzo Francabandera, paneacquaculture.net)
“Febo Del Zozzo ci aveva già sorpreso con altre inquiete messe in scena in cui ha fatto rivivere esistenze oramai sigillate: Šalamov con la sua mela, la gestualità dura di Pollock, il Brancusi costruttore della Colonna dell’infinito. Le accomuna a Invettiva inopportuna (o la preparano?) un modo di fare teatro che si rivela altro da quello in cui seguita a trovare espressione romanticismo e modernismo; mentre egli cerca piuttosto una nuova postura dell’io e una nuova voce in rapporto al presente e al passato. Qui non si tratta né di astrazione né di sentimento, ma dei duri fatti del presente e di come comprendere il passato in rapporto ad esso. Niente «atmosfera dell’Io», niente autocompiacimento per la propria ferita; ma neppure l’arte per l’arte, ovvero il mutismo al posto del deliquio. C’è piuttosto l’esigenza di rompere l’isolamento o l’indifferenza. Il richiamo a figure emblematiche del passato recente serve a comprendere la situazione attuale per aprirla al confronto con la propria angoscia, senza fare sconti sul prezzo della fatica a parlare a sé stessi e riconoscersi comunità in atto.
Invettiva inopportuna è un incipit di cui fare esperienza, su cui riflettere; un’opera di prim’ordine, che molto dice altresì sulle ragioni culturali e sociali del teatro delle Laminarie.”
(Giancarlo Gaeta, testo in Ampioraggio esperienze d’arte e di politica, n°9)
“Nel teatro della compagnia Laminarie, le parole non si limitano a significare, ma, proprio perché significanti, si relazionano, da organismo vivente a organismo vivente, con le persone degli spettatori e dei teatranti. Per non citare che alcuni esempi, le parole di Sofocle (soprattutto Antigone), di Euripide (soprattutto Ecuba), di Simone Weil e di Claudio Meldolesi (guide e compagni di percorsi artistici e di vita) si intrecciano ai percorsi di Gambarelli e Del Zozzo partecipando alla definizione di aspetti che riguardano, al di là della dimensione esclusiva del teatro, la percezione della realtà e la visione del reale, la consapevolezza di sé e la sollecitazione a mutare.”
(Gerardo Guccini, testo in Ampioraggio esperienze d’arte e di politica, n°9)
“Questa seconda scritta contiene “un pensiero molto forte”, per dirla con Nauman: un pensiero molto forte sulla natura del teatro. È vero, non è vero? La domanda è posta: qualunque sia la risposta di Laminarie – risposta che la compagnia affida al suo lavoro -, ogni spettatore è chiamato a dare la propria. È questo il salto che l’opera sollecita, il lancio di coltelli a cui ci sfida.
Mira, concentrazione e fermezza sono comunque richiesti.”
(Simone Menegoi, testo in Ampioraggio esperienze d’arte e di politica, n°9)
“La tensione con cui le corde vengono tese fra pavimento e soffitto si ribalta nella meraviglia prima e nella tragedia della caduta dopo, svelando un combattimento esistenziale che assume i toni della resistenza culturale. […] È tempo di un’opportuna invettiva di una dichiarazione di responsabilità nei confronti del fare arte, qualsiasi strumento si usi.”
(Fabiola Naldi, testo in Ampioraggio esperienze d’arte e di politica, n°9)
“Lo spettacolo Invettiva inopportuna, un corpo a corpo con la materia fisica e sonora di grande impatto visivo, è anche una coproduzione di ERT/Teatro Nazionale, che lo presenterà all’interno della sua programmazione per la stagione 2021 – 2022. Questo a conferma dell’interesse per un percorso artistico, come quello della compagnia Laminarie, che ha saputo amalgamare l’attitudine multidisciplinare del proprio lavoro di ricerca con una pratica teatrale fortemente radicata nella propria realtà. Da oltre un decennio infatti Laminarie è impegnata in un territorio di frontiera, difficile e interessante come il rione Pilastro, valorizzando lo spazio del DOM come luogo di pratiche performative contemporanee e scambi culturali con realtà internazionali, ma soprattutto sviluppando processi di partecipazione e di scambio reciproco con i cittadini, basati sul contatto diretto con la storia del luogo e i vissuti degli abitanti.”
(Valter Malosti, testo in Ampioraggio esperienze d’arte e di politica, n°9)
“In un momento storico come quello che stiamo vivendo, dove la pandemia che ha colpito il mondo si è abbattuta come un flagello sul mondo della cultura e dello spettacolo, l’installazione (“è tutto qui” prologo allo spettacolo “Invettiva inopportuna” n.d.r.) enfatizza proprio quella necessità di far crescere e fiorire le risorse e i valori costruiti e scoperti dalla compagnia LAMINARIE in molti anni di lavoro e impegno sul territorio.”
(Lorenzo Balbi, testo in Ampioraggio esperienze d’arte e di politica, n°9)
CREDITI
Invettiva inopportuna
di e con Febo Del Zozzo
Regia, ideazione scene, luci e audio: Febo Del Zozzo
Drammaturgia: Bruna Gambarelli
Testi: Matteo Marchesini
Consulenza tecnica: Matteo Braschi
Tecnico: Riccardo Uguzzoni
Assistente di produzione: Perla Degli Esposti
Cura e organizzazione: Marcella Loconte
Produzione: LAMINARIE
In Co-produzione: ERT / Teatro Nazionale
Con il contributo di: Regione Emilia-Romagna, Comune di Bologna
Anno 2021
Febo Del Zozzo/LAMINARIE
Si diploma all’Accademia di Belle Arti di Bologna nel 1990.
Dal 1989 al 1996 partecipa in qualità di attore protagonista a diverse produzioni teatrali della Socìetas Raffaello Sanzio quali: Gilgamesh, Iside e Osiride, Haura Mazda, Orestea, Lucifero, Amleto, Masoch. Negli stessi anni collabora alla costruzione di alcune scenografie e alla realizzazione di altri progetti della Socìetas quali il film Brentano e la Festa Plebea.
Dal 1994 è regista e direttore artistico della compagnia Laminarie fondata a Cesena nello stesso anno, che ha sede a Bologna dal 1996. Il principale obiettivo della compagnia verte sull’investigazione di linguaggi originari del teatro contemporaneo, con aperture verso le arti visive, la letteratura e il pensiero critico del Novecento. Nel suo percorso, Laminarie dedica una parte della propria attività alla ricerca teatrale rivolta all’infanzia, che ha sempre avuto, fin dalle origini, un ruolo centrale nella poetica della compagnia. L’approccio multidisciplinare della compagnia si manifesta sia nell’intreccio di modalità espressive, sia nello sviluppo di progetti in grado di incontrare ambiti, contesti, pubblici differenti. Con Laminarie Febo Del Zozzo ha realizzato più di 50 progetti artistici e ha curato la regia di 26 produzioni teatrali. Ha inoltre realizzato progetti internazionali e pluriennali, quali Ne Tako Nego Ovako, Bosnia, 1994-1999; Jackson Pollock, New York, 2006-2008; Lontanovicino, Giappone, 2007-2010; Brancusi, a journey across Europe, 2012-2013; Ecuba, porti e periferie del Mediterraneo, 2015-2017.
LAMINARIE
Fondata nel 1994 da Febo Del Zozzo e Bruna Gambarelli, ha sede a Bologna, dove cura DOM la cupola del Pilastro, contesto teatrale realizzato nel 2009 in convenzione con il Comune di Bologna.
La ricerca di Laminarie si è posta fin dalle sue origini in relazione con linguaggi artistici quali le arti visive, l’architettura, il cinema, la letteratura, approccio che si manifesta sia nell’espressione teatrale – con atti performativi e spettacoli che producono un linguaggio scenico originale, declinato anche in una relazione con l’infanzia – sia nello sviluppo di percorsi in grado di intrecciare pubblici differenti. Impegnata anche nella produzione di opere di videoarte, la compagnia realizza dialoghi culturali con diverse realtà europee sviluppando i propri progetti su un piano internazionale.
DOM la cupola del Pilastro è uno spazio dedicato alle arti contemporanee nel quartiere periferico Pilastro, contesto urbano caratterizzato da una complessa e interessante convivenza interetnica. Dalla sua apertura (2009) ospita attività culturali intrecciando esperienze provenienti da diversi ambiti artistici di valore nazionale, internazionale rivolte a un pubblico eterogeneo. Nel 2012 riceve il premio speciale UBU con la seguente motivazione: “Dom di LAMINARIE, spazio che lavora sui confini tra produzione in residenza e ospitalità, tra città e periferia, tra migrazione e memoria, tra infanzia e età adulta ricerca teatrale e ascolto dell’ambiente circostante al quartiere Pilastro di Bologna.”