Paola Sagona recensisce ‘Sacred Woods’ di Arthuan Rebis, viaggio sonoro nella poetica dell’invisibile

Paola Sagona recensisce ‘Sacred Woods’ di Arthuan Rebis, viaggio sonoro nella poetica dell’invisibile

L’artista sannita ci conduce attraverso le note e le emozioni del terzo album da solista del cantautore del mistero e dell’esoterismo

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Paola Sagona, in arte Lychnapsia Sibilla, è un’artista e sceneggiatrice sannita, originaria di Massa di Faicchio. Diplomatasi come attrice cine-televisiva a Roma in Accademia Artisti, con docenti qualificati e di grande spicco, studentessa di musica per lo Studio Arpa e iscritta al conservatorio di Benevento, in qualità di musicista recensisce l’album ‘Sacred Woods’, di Arthuan Rebis, laureato in Musica, compositore, polistrumentista, arpista, scrittore, operatore sonoro, concertista internazionale, studioso di tradizioni musicali e spirituali d’Oriente e d’Occidente. “Nell’ascolto del magnifico e imprescindibile album ‘Sacred Woods’, frutto prezioso dell’artista Alessandro Arturo Cucurnia, in arte Arthuan Rebis, e dei tanti artisti che con lui hanno collaborato per la magica creazione di questo capolavoro  – dichiara la Sagona – vi sono la meraviglia e la favola che tengono lontani dalla dura e quotidiana realtà. È ciò che fa fluttuare oltre l’infinito, oltre il tempo, oltre ogni dimensione. Così come un aquilone che attaccato al filo, il quale rappresenta la realtà, in balìa del vento si libra nell’aria, che a sua volta incarna la libertà, allo stesso modo i brani di questo album portano lontano nella libertà dell’infinito, del tempo, oltre l’orizzonte e ne emerge l’essenza di ciò che si prova ogni volta che lo si ascolta”.

Arthuan Rebis si esibisce in variegati contesti musicali, quali festival, teatri, piazze, musei, castelli, clubs e siti naturalistici. Ha collezionato più di mille esibizioni in Italia e all’estero, in Germania, Francia, Austria, Danimarca, Svizzera, Croazia, Spagna, Belgio, Olanda, Qatar, Repubblica Ceca, USA. Fra gli svariati festival a cui ha partecipato, vi sono il ‘Napoli Teatro Festival’ al Palazzo Reale partenopeo, il ‘Taormina Film Festival, Mangiamusica’ al Teatro Magnani, e ancora il ‘Summer Solstice Festival’ di Parigi, il ‘College of Charleston’ negli Stati Uniti d’America. Il terzo album solista del poliedrico artista toscano è uscito lo scorso 26 maggio, stampato e distribuito da ‘Black Widow Records’. In esso figurano come ospiti, tra gli altri, Vincenzo Zitello, Mia Guldhammer (Virelai), Glen Velez, Emanuele Milletti, Nicola Caleo, Giada Colagrande, Paolo Tofani.

“La particolarità e la capacità che questo capolavoro riesce a regalare  – prosegue la Sagona – è che l’ascolto e la percezione sensoriale non sono mai uguali alla volta precedente. Tutto varia! È la rappresentazione dell’impermanenza assoluta e rinnovatrice e che fa da padrona, così come accade in tutti i processi delle cose e della vita e del cosmo. C’è infatti, nella percezione, la sensazione della variazione del ritmo, dell’intensità della timbrica della voce, del suono dell’arpa e di tutti gli innumerevoli strumenti utilizzati con magica poesia e maestria, uniti alla sapiente armonizzazione delle composizioni musicali e dei testi scritti con eccellente essenza sapienziale. Talvolta si riesce anche ad avere la percezione di non aver mai ascoltato prima un brano, una determinata frase musicale o l’effetto sonoro di un determinato strumento”.

Un disco considerato qualcosa di indispensabile per darsi la carica giusta di energie, capaci, per dirla come la Sagona “di  portare al centro il nostro essere decentrato e capace di arrivare nei meandri più profondi dell’anima, sia nei momenti di pace mentale che durante giornate di vuota o pesante quotidianità e in questo caso, alleggerendone la gravità, portando guarigione, attraverso la luce che esso emana; attraverso le parole dei brani, ma anche con la melodia e, quando sono solo strumentali, sono proprio le note ad emanare quella luce energetica, mentre percorrono il corpo, le scale musicali, le atmosfere incantate, nei video di Arthuan ambientati in luoghi di ispirazione druidica o anche dal vivo, lasciando il posto alle emozioni espresse sul suo viso attraverso la notazione musicale”.

Il tamburo e gli innumerevoli strumenti musicali utilizzati battono il ritmo mescolandosi con il battito e il respiro delle ambientazioni e del cosmo, suscitando grande emozione e intense suggestioni. L’arpa diventa ciò che incarna luce, sensualità, magia; ciò che crea viaggi interstellari, con il magico potere di riflettere quella luce fiabesca, benefica emanata dagli astri fino al cuore di ognuno, librandosi ed espandendosi nell’aria in tutto il cosmo.

Ancora la Sagona: “Le tante virtù espresse che si colgono nei brani donano un mix di potere energetico di stile sciamanico, druidico con suggestioni di percezione sensoriale, di armoniosa eleganza, fede, sensualità, grazia, nobiltà, fantasia, dolcezza, fino a cogliere il sogno, la fiaba, il mito, con alcuni riferimenti storici; in tutto questo con una nota di fondo di mistero teso a guardare ciò che è oltre quello che le nostre credenze ci fanno vedere, che ne fa avere la certezza di un processo alchemico di trasmutazione molto sottile, di quella noiosa quotidianità in gioia vitale; di trasmutazione delle sofferenze in felicità; della trasmutazione dei dolori altrui e di tutti gli esseri, in felicità, bene e amore; di quel processo di rigenerazione dentro di se che produce e dona amore per emanare la luce nel cosmo per beneficio della natura e di tutto ciò che è inteso come creazione armoniosa di magia e per il beneficio di chi la percepisce sotto qualsiasi forma, musicale o semplicemente pacificatrice, sebbene anche con ritmi incalzanti, grazie a quel tocco Sciamanico che trasmette vitale energia guaritrice. Tutto ciò è mescolato al processo catartico esercitato da ciò che emana quella energia vitale con lo scandire del battere e levare del tempo, coinvolgendo i sensi e incarnando i sensi e gli elementi del cosmo attraverso lo stile e il grande talento di Arthuan Rebis”.

Ogni brano rappresenta l’impermanenza, dunque, anche perché egli passa da uno strumento all’altro, che con abile maestria suona, regalando emozioni diverse, di grande effetto. Nel brano ‘Runar’ si percepisce quell’energia vitale che arriva attraverso il tamburo che batte il tempo del respiro vitale del cosmo, attraverso la bella voce di Arthuan nella lingua norrena, con accenti di sublime bellezza nella voce di Giada Colagrande e del Maestro Vincenzo Zitello con la sua arpa bardica. In ‘Elbereth’, dedicato alla Dea delle Stelle, appare la dolcezza dell’interpretazione nella voce di Arthuan, della musica e del testo unita alla forza creatrice identificata nella vocalità calda dell’artista Paolo Tofani. Così anche nel brano ‘Albero Sacro’, si apre con il morbido calore della voce di Tofani, che poi lascia il posto alla melodiosa e fiabesca timbrica di Arthuan Rebis, mescolata sapientemente con i suoni della natura e del cosmo. Il verso dei corvi rappresenta la via della magica creazione spirituale e il rinnovamento di altri esseri, che porta al magico incanto della vita.

“In ‘Diana’ – prosegue Paola Sagona – prevale la magia dell’universo, nelle musiche e testi di questo imponente capolavoro. Il brano ‘Kernunnos’, invece, incarna le ritualità più antiche in cui spicca il Dio Cernunnos (Dio Cornuto) rappresentato dal cervo e potente divinità celtica. In questo brano troviamo la novità sorprendentemente affascinante nella voce di Mia Guldhammer nella sua lingua originale. Una danza di luce e di armoniosa melodia nella composizione del brano ‘Danzatrice del Cielo’ come guida o come runa che ci indica e ci suggerisce di lasciarsi guidare dalla luce della ragione e dalla conoscenza. Brano di infiniti virtuosismi musicali, sia come composizione musicale che come interpretazione. Nel brano ‘Come foglie sospese’, mette in risalto la differenza di percepire il tempo, in cui nel regno degli uomini sono passati molti anni, invece lì oltre il velo sono passati solo alcuni istanti. È un capolavoro di esclusiva bellezza e virtuosismi di grande effetto. ‘Driade’ comincia col canto del corvo ed evidenzia la magica atmosfera che regna ai piedi della quercia delle streghe dove vengono evocate le ninfe e il Dio dei boschi. Si ha in questo brano la perfetta percezione del bosco”.

Sono fiabe, leggende, testi e musiche di stile e percezione molto sottile, delicato, di nobile significato, capolavori importanti, ispirati o derivanti da ancestrale impronta tracciata. Arthuan Rebis canta in lingua elfica, latino, gaelico, in lingua norrena, in inglese o semplicemente in italiano. Un artista poliedrico con un grande talento e una dote innata. Si esibisce generalmente a occhi chiusi, esprimendo e rappresentando sul suo viso l’intera partitura di ogni sua opera, o di ogni singola figura musicale, mentre passeggia sulla cordiera dell’arpa o sugli elementi dei molteplici strumenti da lui abilmente suonati in modo sublime.

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